Wozzeck è un’opera fondamentale per la musica del XX secolo e non era pensabile che un teatro come la Scala potesse privarsene per lungo tempo, difatti l’ultima apparizione scaligera del capolavoro di Berg risale al 2007. E compie un ritorno in grande stile, con lo storico allestimento di Jürgen Flimm che ha debuttato al Piermarini nel 1997 con la direzione del grande Giuseppe Sinopoli. Questa volta, a quasi vent’anni di distanza dalla “prima”, sul podio ci sarà Ingo Metzmacher, apprezzatissimo interprete di musica contemporanea. Il direttore tedesco ha saputo aderire perfettamente alla partitura di Berg rispettandola con attenzione quasi maniacale e, soprattutto, è riuscito a rendere l’esecuzione assolutamente pulita.
Wozzeck è un’opera tutt’altro che semplice, la partitura è accidentata da asperità armoniche, impervi incastri ritmici, da uno stile compositivo complesso e macchinoso e dall’uso di un’orchestra di grandi proporzioni combinata a vari complessi sul palcoscenico: un banda militare, un’orchestrina da taverna ed un’orchestra da camera separata dalla grande orchestra. In tutto questo, Metzmacher ha imposto sempre e comunque la maggiore pulizia – a livello esecutivo – che si potesse richiedere. Non c’è stato alcun inconveniente (a parte una trascurabilissima imprecisione all’interno dell’Atto I), né a livello esecutivo, né a livello interpretativo. Il mordente infuso da Metzmacher alla partitura di Berg è godibilissimo e si adatta perfettamente al tormentato spirito del Wozzeck, rendendo ancor più evidenti le sensazioni che il compositore voleva suscitare nello spettatore.
Di altissimo livello è stata anche l’interpretazione dei cantanti che, a parte qualche licenza interpretativa, hanno portato sul palco esattamente ciò che Berg ha indicato in partitura. Questa è la grandezza del Teatro alla Scala: la sicurezza di un metodo nello studio della partitura e della sua interpretazione e il mostrare come si debba lavorare in un teatro d’opera. Come disse il M° Riccardo Muti, “la Scala deve essere il centro di diffusione della tradizione operistica italiana”, ossia di come nel nostro Paese si deve gestire un teatro d’opera, con quali finalità e in che modo bisogna porsi di fronte ad un’opera. In questo senso è stata particolarmente pregevole l’interpretazione di Michael Volle, che ricoprirà il ruolo del protagonista Wozzeck. A prescindere dalla sua straordinaria vocalità che sovrastava tutti gli altri personaggi, Volle è stato particolarmente fedele alle indicazioni di Berg, rendendo la sua interpretazione coinvolgente e sentita. Eccellente anche l’apporto di Ricarda Merbeth nel ruolo di Marie, l’amante di Wozzeck.
Cionondimeno, resta una rappresentazione dall’altissima qualità artistica e consiglio vivamente ai lettori di vederla: la sola performance musicale vale largamente il prezzo del biglietto.
Per informazioni e prenotazioni: www.teatroallascala.org
Photocredit: Brescia e Amisano