Il lupo di Wall Street è il nuovo film diretto da Martin Scorsese e interpretato da uno scatenato Leonardo DiCaprio che veste i panni del famoso broker Jordan Belfort. Quest’ultima fatica di
“Mi chiamo Jordan Belfort. L’anno in cui ho compiuto 26 anni, ho guadagnato 49 milioni di dollari, cosa che mi ha fatto incazzare, perché ne mancavano solo tre e avrei ottenuto una media di un milione a settimana”.
Possiamo ben dire che questa frase sia il ritratto del personaggio, siamo nel 1987 e Jordan si dedica alla professione di broker recandosi a New York ma non appena comincia la sua carriera, la borsa crolla e si ritrova senza lavoro. Così grazie alla sua fame e alla sua ambizione cerca di ritornare alla ribalta creando dal nulla una nuova società, la Stratton Oakmont, arruolando perlopiù spacciatori e malviventi e istruendoli sulle tecniche di vendita. Il piano riscuote successo e tramite vari illeciti finanziari e truffe ai danni degli investitori diventa in poco tempo ricchissimo. La sua società crescerà sempre più e la sua avidità pure ma tra alcol, orgie e festini a base di droghe ne combinerà di cotte e di crude finché la sua megalomania attirerà un po’ troppe attenzioni, in particolar modo quelle ”indesiderate” dell’FBI che gli darà la caccia.
Vendendo alle considerazioni sul film, la coppia Scorsese – DiCaprio colpisce ancora e fa il botto, in tutti i sensi! Il regista si reinventa e crea una sorta di ibrido a metà tra il grottesco e la commedia nera; ci sono numerose gag, talvolta ai limiti del demenziale, benché l’argomento come facilmente si intuisce non è dei più leggeri. In esso non c’è spazio per la morale e la redenzione, non ci sono filtri e il regista ci sbatte tutto prepotentemente in faccia. È sicuramente uno dei suoi film più sfrontati e irriverenti, probabilmente chi non ha un particolare senso dello humor od è particolarmente sensibile a
Molti lo hanno criticato ritenendolo eccessivo soprattutto per il fatto che facendo impersonare Belfort da un divo quale DiCaprio si voglia in qualche modo mistificarlo o magari celebrarlo. Questa idea sarebbe frutto di un’interpretazione piuttosto superficiale poiché ad un’analisi più attenta è evidente che il regista, come già accennato in precedenza, non intenda fare paternali o rimproveri. Prende e butta dentro nel pentolone, mostra tutto per come è, rivelandoci il lato oscuro di Wall Street anche se a molti, il risultato finale, una volta assaggiato resta indigesto.
Alessio Nicolosi