A chi non è mai capitato di perdere? A poche persone capita di vincere molto, ma anche a queste capita di perdere. Succede nella vita come succede nello sport, in ogni ambito, in ogni epoca.
E l’attenzione, come spesso accade, si concentra molto sul vincitore, poco sugli sconfitti, gli stessi che con una dose di fortuna in più avrebbero potuto vincere. Accade nel Tennis, in modo talvolta ancora più accentuato, soprattutto se si pensa alle partite importanti, come una finale Slam, in cui la differenza tra una vittoria e una sconfitta viene sancita da un singolo game, o addirittura da un singolo punto.
E nel mondo nel Tennis c’è un personaggio, amato ed odiato come pochi, che più volte si è trovato nella spiacevole situazione di perdere una partita giocata bene, se non benissimo, per un semplice episodio, purtroppo fondamentale.
Quest’uomo è Andy Murray, vincitore sì di 2 Slam, US Open 2012 e Wimbledon 2013, ma anche finalista perdente di altri 5 tornei dello stesso genere. È ancora giovane (26 anni per lo scozzese), ma a causa della sorte e della debolezza mentale, espressa in più occasioni, non è mai riuscito a prevalere del tutto sui suoi avversari, tra cui le tre leggende viventi Federer, Nadal e Djokovic.
Eppure il talento a Murray non manca, essendo dotato di ottime qualità tecniche e potendo vantare nei giorni migliori un gioco ostico per tutti i membri del circuito ATP. Se si presta un minimo di attenzione alle innumerevoli finali perse, di cui la maggior parte in tornei di gran prestigio, è possibile notare come il povero Andy sia ostaggio di numerosi e destabilizzanti attacchi di panico nei momenti in cui serve dare il massimo, a prescindere dalla qualità del gioco espresso fino ad allora.
E nonostante siano comunque arrivate per lui grosse soddisfazioni nel corso della sua carriera, l’impressione è che lo scozzese, anche dopo vittorie che risuonavano come affermazioni definitive, non sia mai riuscito a convincersi della possibilità di divenire numero 1 del ranking, un risultato già raggiunto dai suoi maggiori antagonisti.
Ed è forse proprio questa convinzione che rende Murray in qualche modo inferiore agli altri tre fab, giocatori da anni ai vertici della classifica, proprio come lui, ma tutti in grado, a turno, di raggiungere la vetta del ranking ATP, tranne lui. Attualmente infortunato, sta lavorando sodo per tornare al top della condizione fisica e mentale nel 2014, l’ennesimo anno che inizierà con un eco, appena udibile e di scarso peso mediatico: “e se fosse l’anno di Andy Murray?”