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Veronica Pivetti in “Viktor und Viktoria” la commedia musicale degli equivoci

Non solo una commedia musicale ma anche una riflessione verso l’eterno dilemma tra l’essere e l’apparire in una società dove i pregiudizi non sembrano ancora del tutto superati.

Lo spettacolo Viktor und Viktoria, andato in scena con successo per due giorni consecutivi il 21 e 22 dicembre al Teatro Verdi di Pisa, per la regia di Emanuele Gamba e testo originale di Giovanna Gra, è un canto per la libertà d’espressione e d’amore.

Liberamente ispirato all’omonimo film di Reinhold Schünzel del 1933, l’istrionica attrice Veronica Pivetti, conosciuta e apprezzata anche dal pubblico televisivo e cinematografico, ha interpretato un insolito triplo ruolo: l’attrice squattrinata Susanne Weber, l’attore Viktor e l’en travesti Viktoria.

La storia

Gli anni Trenta a Berlino hanno visto il primo trapianto di sesso, la lascivia dei locali notturni e l’amore libero. Un momento storico di grande libertà ma nel quale incombeva inquietante l’ombra del nazionalsocialismo, un po’ beffeggiato all’interno dello spettacolo, tanto che Hitler viene deriso più che temuto, in una «commedia degli equivoci per eccellenza», come l’ha definita la Pivetti.

Sullo sfondo di questo clima dal sapore agrodolce e dalle note malinconiche, Susanne Weber, una talentuosa cantante e attrice di provincia, arriva in città in cerca di una scrittura per sbarcare il lunario. Qui incontra un collega attore, Vito Esposito (Yari Gugliucci) immigrato napoletano, innamorato del teatro quanto delle sue “bionde” ballerine, come Lilli Shultz (Roberta Cartocci) che le suggerisce di assecondare il gusto del tempo: fingersi un uomo, Viktor e travestirsi da donna, Viktoria. Insieme s’immergono negli eccessi della vita notturna weimeriana condividendo tutto, dalla fame in una stanza fredda e povera, fino al successo.

Grazie al suo fascino androgino, Susanne riuscirà a convincere la donna più influente di Berlino nel campo dello spettacolo, la Baronessa Elinor Von Punkertin (Sergio Mancinelli), ottenendo fin da subito numerosi consensi e nuove scritture, sempre equipaggiata da un buffo e stravagante fallo di cotone oggetto di numerose gag. Tra sketch comici e prove di travestimento, Susanne accetta lo scambio d’identità fino a quando però i suoi sentimenti saranno messi a dura prova dalle attenzioni del conte Frederich Von Stein (Giorgio Borghetti).

Tra le note delle musiche originali di Maurizio Abeni, gli attori danzano e cantano sulla scena esaltata da un intenso disegno luci di Alessandro Verazzi che punta su colori saturi del verde, del blu e del viola, decantati anche nei testi.

Personaggio interamente nuovo rispetto alla versione cinematografica è quello interpretato da Nicola Sorrenti, sulla scena Gerhartd l’attrezzista esaltato, prima dalla vita notturna libertina, poi dall’ideologia nazista e dall’odio nei confronti degli “invertiti” per i quali inneggia a cesure e roghi. Il suo è un personaggio chiave che incarna il passaggio da un momento di grande libertà, a uno di estrema intolleranza.

Il cast brillante e affiatato ha, con maestria, reso la commedia frizzante e mai scontata grazie a un equilibrato mix tra il recitato e le canzoni non prive di rimandi all’amore in un’epoca di grande tensione politica e sociale. Applausi.

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