La conseguente fedeltà delle minoranze ad Assad durante l’attuale guerra civile, ad eccezione dei curdi, tendenzialmente neutrali, si è ripercossa, pertanto, sulla composizione delle forze armate governative. Queste ultime, ripetutamente sconfitte in quasi trent’anni di conflitti contro Israele, contavano all’inizio dell’escalation circa centosettantottomila uomini ed erano state date per spacciate da pressoché tutti i più autorevoli analisti occidentali, poi smentiti dalla loro accanita resistenza opposta in tutto il Paese all’avanzata dei ribelli e dalla capacità che hanno dimostrato di mantenere per quattro anni un controllo relativamente saldo su molte delle principali enclave della Siria. Sostenuto dagli oltre quattrocentocinquanta MiG e Sukhoi dell’aeronautica militare, molti dei quali risalenti agli anni ’60 e responsabili di bombardamenti indiscriminati sui centri abitati, nonché dalle grandi quantità di rifornimenti e di armi che affluiscono ogni giorno dalla Russia nei porti di Tartus e di Latakia, l’esercito regolare ha saputo far fronte alle migliaia di diserzioni delle prime settimane di scontri, riuscendo a ottenere anche notevoli successi sul campo, tra cui la riconquista di Homs nel maggio del 2014 e la perdurante difesa di Deir Ez-Zour, circondata da due anni dai miliziani dell’Isis; i suoi soldati, lontani dagli standard di addestramento occidentali, sono equipaggiati perlopiù con armi di fabbricazione sovietica, spesso antiquate, e possono contare sul supporto tattico di più di quattromila carri armati T-55, T-62 e T-72, oltre che di svariate migliaia di mezzi blindati, anch’essi importati dall’ex URSS, sebbene il numero effettivo di queste macchine sia sensibilmente diminuito dopo anni di lotta senza quartiere. Dall’inizio della guerra ad oggi, l’Esercito Arabo Siriano ha subito fortissime perdite che ne hanno quasi dimezzato la forza numerica, ma le sue unità più potenti, meglio armate e maggiormente fedeli ad Assad sono ancora pressoché integre, ovvero la Guardia Repubblicana, formata da quasi venticinquemila soldati alawiti e guidata sul campo dal druso Issam Zahreddine, i reparti speciali della Forza Tigre e la Quarta Divisione Corazzata del fratello del presidente, Maher, cui sono stati destinati i nuovi T-90 appena arrivati dalla Russia. Queste ultime due formazioni, dopo aver liberato la base aerea di Kweires, sottoposta per due anni ad un assedio, stanno ora avanzando rispettivamente a sud-est e a sud-ovest della città di Aleppo, contesa da trentasei mesi tra lealisti, ribelli islamisti dell’”Esercito della Conquista” e Stato Islamico.
Parteggiano per il raìs, inoltre, numerose milizie di matrice eterogenea, alcune delle quali contraddistinte da un’impostazione prevalentemente religiosa, mentre altre sono essenzialmente laiche. Tra le prime ricordiamo le compagini assiro-cristiane, druse e sciite provenienti da tutto il mondo arabo, su tutte l’Hezbollah libanese e la Brigata Al-Abbas, per non parlare delle diverse centinaia di combattenti afghani; tra le seconde, invece, si distinguono le Brigate Baath, formate da esponenti anche sunniti dell’omonimo partito, la Guardia Nazionalista Araba, il Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, i comunisti di Resistenza Siriana e il Partito Socialista Nazionale Siriano.
Da ricordare, infine, il supporto diretto e indiretto proveniente dalle forze speciali iraniane delle Unità Quds e da diverse migliaia di combattenti delle Guardie della Rivoluzione, così come il massiccio appoggio, prima logistico e poi militare, della Russia.
Dopo circa un anno di difficoltà e di sconfitte, le forze governative, con l’ausilio della campagna russa di bombardamenti iniziata alla fine di settembre, stanno attualmente contrattaccando a nord di Homs, nel settore nord-occidentale del Paese e ad Aleppo, situata poco più a est, con l’obiettivo di stringere in una tenaglia la città di idlib, roccaforte del Fronte Al-Nusra e dell’Esercito della Conquista, e di aprire un terzo fronte contro lo Stato Islamico oltre a quello settentrionale, tenuto dai curdi, e a quello centro-occidentale, attestato intorno a Palmira. Nel sud, invece, dove si registra la maggiore presenza di ribelli moderati, le truppe di Assad non si muovono, in attesa, forse, di una risposta chiara dai colloqui di pace di Vienna, dove sarà verosimilmente negoziato un cessate il fuoco tra regime ed Esercito Siriano Libero.
Marco D’Alonzo