Le chiediamo di presentarsi, di raccontare qualcosa della sua esperienza formativa, professionale e politica, spiegando il motivo per cui ha deciso di dedicarsi alla politica e scendere in campo in prima persona.
Ho 32 anni, laureata in Scienze Politiche, lavoro in banca. Ho accettato la candidatura del Parito Democratico per il consiglio comunale perché ritengo un dovere, ed un onore, per un cittadino dare un contribuito di servizio alla propria città.
Perché ha deciso di schierarsi con un partito, il PD, che sembra aver soffocato volontariamente l’economi, la cultura, la vivibilità cittadina? Come Lei sa bene, sono molti gli orientamenti interni al partito. Lei a quale appartiene? Perché?
A livello europeo si confrontano due grandi schieramenti, i socialisti ed i popolari. Vengo da una famiglia socialista, ho tradizioni socialiste, ho aderito all’invito del PD perché è parte dell’Internazionale Socialista.
Sono iscritta ancora da poco, non appartengo ad alcun gruppo o corrente. Credo all’affermazione di Marco Ruggeri, candidato sindaco: “bisogna fare, punto e a capo”. L’ho sentito prendere le distanze dagli errori di questi anni di una giunta grigia; ritengo che serva un cambiamento della classe dirigente della città.
Quali sono le idee che vuole portare avanti per far ripartire questa economia stagnante e recessiva? Quali sono i punti da rafforzare e le pecche da eliminare? Livorno è un sito vicino sia a un aeroporto che a un centro, quello di Collesalvetti, che ha enormi potenzialità. Come possiamo sfruttarlo? E l’interporto? Le sue potenzialità sembrano frenate da altri interessati a danno della collettività.
Livorno ha soprattutto necessità di un rilancio della sua economia, che non sfrutta né la sua posizione strategica né il grande patrimonio ambientale e climatico. Bisogna snellire la burocrazia che spesso ritarda i tempi delle necessità economiche; bisogna avere una visione sovra cittadina, Livorno è è la porta d’ingresso della Toscana, il territorio più ricco al mondo in termini di opere d’arte. La classe politica e amministrativa non si è curata delle necessarie alleanze con Roma e Firenze, e da troppo tempo si parla di scavare i fondali del porto, dei collegamenti ferroviari, della Darsena Europa. C’è la necessità di sottrarre i livornesi dalla rassegnazione ad un declino che può e deve essere arrestato.
Livorno ha un tasso di disoccupazione giovanile da record in Italia, non contrastata da efficaci iniziative sulla formazione. Qualora Lei avesse una rappresentanza in Consiglio Comunale quale battaglia vorrebbe portare principalmente avanti in Consiglio Comunale?
La formazione professionale come è stata realizzata sin qui serve più ai formatori che agli utenti. Ci vuole un collegamento tra programmi, mercato ed opportunità di lavoro. Il primo impegno sarebbe sicuramente quello di individuare sprechi e lentezze della macchina burocratica che deprime ogni buona idea.
La macchina amministrativa è un problema che uccide l’economia e allontana i cittadini, ma anche le imprese, dai palazzi pubblici, lasciati da soli con i loro problemi, spesso non riescono a trovare nessuno che li ascolti. Come è possibile una situazione del genere? Non è giusto un cambiamento? Perché il cittadino dovrebbe fidarsi ancora del Partito Democratico? Qual è la soluzione più immediata?
La nomenclatura amministrativa appare stanca e demotivata; l’impiego pubblico che garantisce la stabilità del posto di lavoro spesso dà luogo ad appiattimento e quieto vivere. È alla loro capacità di ottenere risultati positivi che bisogna legare i compensi di amministratori e dirigenti.
Parlando di posti di lavoro. Perché l’Ikea non ha avuto la possibilità di creare un proprio centro commerciale, ma si è dovuta spostare nelle vicinanze di Pisa? In quella zona è stato però creato un centro commerciale.
Tale centro in oltre va a detrimento della zona dove risiedeva Decathlon visto che si avrà un suo spostamento, questa si svuoterà a danno delle attività e del fragile ecosistema che lì si era venuto a creare.
Perché una strategia del genere? Non si verranno a creare zone abbandonate?
L’Ikea è un caso esemplare: si è persa un’occasione di creare nuovi posti di lavoro in base ad un rifiuto dettato da una visione burocratica che allontana le possibilità di attrarre e sviluppare nuove iniziative. Abbiamo grandi potenzialità che non vengono messe in campo. Non si può continuare a desertificare il centro storico, non si può vivere di sola COOP.
Come certamente Lei sa nel mese di Novembre 2013, Paolo Virzì in un scambio di tweets sull’eventuale organizzazione di un Festival del Cinema a Livorno, disse: << era evidentemente una battuta, a Livorno manca tutto anche il senso di realtà>>. Di fronte a una tale affermazione, Lei crede che il regista livornese abbia ragione o che anch’egli non abbia il senso reale della situazione livornese e quindi si sbagli?
Per quanto riguarda Virzì, ha detto la verità. Non abbiamo avuto alcun riguardo per una politica culturale, eppure Livorno possiede un centro storico, collezioni d’arte e monumenti che valorizzati richiamerebbero l’attenzione sulla nostra storia, quella di una città che nell’Ottocento era tra le più cosmopolite dell’intero Mediterraneo.
Livorno è ormai una città immersa in una specie di conserva dalla quale non riesce a liberarsi. Il degrado culturale, urbano e civile è vistoso, quasi inarrestabile. I musei sono poco valorizzati, sconosciuti ai più, monumenti e palazzi sono spesso inaccessibili al pubblico, abbandonati a loro stessi, alla natura e ai molti animali che ne scempiano la bellezza. Teatri e cinema, ormai sono pochi, sempre in crisi. Le manifestazioni culturali sono poche e non più di ampio respiro talvolta miranti a far solo numero, senza preoccuparsi della qualità,(Effetto Venezia). Qual è il cambiamento che auspica?
La città è sporca e sciatta, ma la colpa è da dividere: l’azienda Pubblici Servizi è un carrozzone governato malamente, ma anche il senso civico dei cittadini ha necessità di comprendere che i beni comuni sono appunto “comuni”, di tutti.
8-Qual è il Suo giudizio sull’operato fin qui portato avanti negli ultimi 5 anni dal sindaco Alessandro Cosimi? Come dice Ingmar Bergman c’è un’ora quella dei lupi, l’ora antelucana, in cui ci troviamo soli e non possiamo mentire a noi stessi. Analizzando con sincerità il lavoro svolto dall’amministrazione Cosimi, quali sono i punti negativi e quali quelli positivi?
Cosimi, premesso che è una persona per bene, non ha mantenuto il suo slogan, quello con cui si era presentato come sindaco: “un nuovo modo di governare”. Lascia una città sfiduciata che guarda con preoccupazione al proprio futuro, isolata da ogni possibile alleanza; non è riuscito ad entrare in sintonia con quelle professionalità comunque presenti, ma messe ai margini delle possibilità di contribuire, a causa di una nomenclatura impermeabile ad altri apporti. Il giudizio negativo di una parte dell’opinione pubblica nei confronti della giunta Cosimi, grava anche sulla candidatura di Ruggeri.
Bisogna aprire l’amministrazione comunale ad una nuova generazione consapevole che l’onesta è necessaria e fondamentale, ma non sufficiente se non viene affiancata da competenza e consapevolezza del proprio ruolo: governare non è un mestiere, è un servizio civile per mandato popolare.
Ringraziamo la candidata consigliere Vittoria Bianchi, Le facciamo i nostri migliori auguri.
Matteo Taccola
matteo.taccola@uninfonews.it
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