Lo spettacolo del “Giulio Cesare” di Rigola, con Rondino nei panni di Marco Antonio, rappresentato al Teatro Guglielmi di Massa, si è aperto con una domanda agghiacciante “Voi avreste ammazzato?”. La domanda spuntava, proiettata, dopo aver mostrato una foto di Barack Obama, premio Nobel per la Pace, intendo ad osservare la morte di Bin Laden.
Questo fatto è apparso molto ironico dal momento in cui loro non si sono fermati nell’ “uccidere” il povero Bardo.
Quello che è andato in scena, infatti, seppure con una espressa e molto apprezzata attinenza al testo, è stato un vero e proprio scempio del “Giulio Cesare”, l’attualità si è insinuata senza filtri in un testo che di attuale, già di per sé, avrebbe anche troppo.
Il conflitto fra libertà e tirannia è sempre un argomento scottante, più che mai ai nostri giorni, dato che numerosi dittatori si sono affacciati nella nostra epoca: Saddam, Yahya Jammeh, Gheddafi e lo stesso Erdogan. Se il regista, Alex Rigola, si fosse fermato a questi parallelismi, leciti, sebbene forse un po’ forzati, avremmo assistito a uno spettacolo antico in chiave moderna che si sarebbe potuto apprezzare. Ma il problema è stato lo scadere nella lacrima facile, nel patetismo da social network, nel qualunquismo che possiamo trovare al tavolo di un bar, ma che dovrebbe essere lontano dal palcoscenico.
Un plauso è sicuramente da fare invece agli scenografi di questo “Giulio Cesare”, che hanno fatto scelte innovative e ardue, come riprendere alcuni attori durante lo spettacolo. Infatti ciò che si perde sempre a teatro, a meno che non ci si trovi nelle primissime file, sono le mimiche facciali più leggere, che qui invece sono state sottolineate grazie all’uso della tecnologia.
Ugualmente interessante è stato, durante la pausa, mostrare il lavoro degli addetti al lavoro, in un teatro nel teatro portato all’ennesima potenza. Si mostrano sulla scena infatti i “tecnici”, che solitamente cadono nell’oblio, se non per brevi e sporadici ringraziamenti.
Qui invece sono apparsi e hanno compiuto i gesti vivi di un teatro che ha molto da insegnare. Stupendo, affascinante, hanno superato anche ciò che aveva fatto Pirandello nel ’29 con “Stasera si recita a soggetto” portando in scena le prove di una compagnia.
Sono arrivati a mostrare addirittura quello che sta dietro gli attori, dietro la scenografia, dietro le quinte, il mondo dei tecnici, che rendono possibile “la meraviglia” che ci si presenta davanti quando si apre il sipario.
Se perciò la visione di attualità, nel suo patetismo spicciolo, si è forse mostrata traballante e incerta, rovinando ciò che di bello era stato fatto (come non intaccare il testo), sicuramente la visione scenografica e la genialità di sceneggiatura si è espressa nel momento di minor attenzione del pubblico: nella pausa fra gli atti.