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Un concerto per Giulio Cecconi

Un concerto per ricordare il M° Giulio Cecconi. Anzi, un concerto per Giulio; non gli piaceva essere chiamato “Maestro”, un titolo troppo altisonante per la sua anima semplice e generosa. Un concerto, ma anche un momento di raccoglimento, di ricordo, di conforto per una ferita ancora troppo fresca, un momento in cui ogni parola è inutile: bastano gli occhi a cogliere il dolore di chi ha perso un parente, un amico, un collega e un maestro, scomparso ad appena 57 anni.

È difficile spiegare chi sia stato Giulio Cecconi, ogni titolo è riduttivo: eccezionale pianista, musicista dalla finissima sensibilità, “listziano per necessità, chopiniano per vocazione”, come ha detto qualcuno, ottimo organista e direttore di coro, per oltre vent’anni è stato Maestro del coro della Cattedrale di San Francesco di Massa ed è l’ambiente in cui l’ho conosciuto. Ma tutti questi appellativi, titoli e superlativi non riescono ad esprimere l’umanità di Giulio, la sua umiltà, l’intelligenza e l’amore per il proprio mestiere che ha portato avanti fino all’ultimo momento, lo stesso amore che l’ha spinto a proseguire l’attività corale anche quando era allo stremo delle forze, anche quando – indebolito dalla malattia – si trascinava fino all’organo e cantava tanto da farsi sanguinare il naso.

È questo amore e questa dedizione che hanno voluto ricordare l’amico don Luca Franceschini, il M° Francesca Costa, gli allievi e gli amici hanno voluto ricordare con il concerto avvenuto domenica 10 aprile nella chiesa della Madonna del Monte, a Massa, in cui a parlare è stata la musica, brani accuratamente selezionati tra i preferiti di Giulio (o comunque dei suoi autori più amati): dal Pie Jesu di Gabriel Fauré, meravigliosamente interpretato da Silvia Panighini, agli impervi Studi n.2 n.9 op.25 di Chopin. Le Rossignol di Liszt, eseguiti da Giacomo Marchini, quasi per ogni brano posso rintracciare un ricordo legato a Giulio, una sua esecuzione, una sua parola. Persino nei modesti Studi di Beyer suonati dalla giovanissima Giuditta Badiali emergono i suoi insegnamenti, così come negli impegnativi Rondò capriccioso di Mendelssohn e Studio n.3 op.10 di Chopin (stavolta eseguiti da Gianluca Cremona). La musica è l’unico modo di ricordare Giulio e di portare avanti la sua eredità… e soprattutto per sentire meno la sua mancanza, perché la voragine che ha lasciato dentro ognuno di noi ci appaia meno desolante.
Un momento di grande commozione, per tutti, c’è stato alla fine del concerto, con l’esecuzione del religioso Lucien di Vinciguerra per pianoforte a quattro mani. Alcuni, non potendo resistere all’emozione, sono dovuti uscire dalla chiesa.

Non c’è altro che possa dire perché ogni parola la percepisco sempre più vuota e sempre più distante da ciò che è stato e continua ad essere Giulio Cecconi, per tutti coloro che l’hanno conosciuto. L’unica cosa che mi sento ancora di dire è la frase che la madre di Giulio ha detto, citando Sant’Agostino, durante la messa per il settimo della sua morte: «Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolto, ma ti ringraziamo perché ce l’hai dato».

Luca Fialdini
luca.fialdini@uninfonwes.it

Photocredit: Damiano Serra

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