Non succede, ma se succede… e alla fine è successo. Nessuno ci avrebbe creduto martedì mattina, né in Europa né in America, che Trump avrebbe vinto.
ANN ARBOR, MI – Dopotutto, i sondaggi davano da mesi Hillary Clinton avanti in tutti gli Stati tipicamente democratici, e in leggero vantaggio negli swing states, quelli che spesso cambiano fra Democratici e Repubblicani. Inoltre, tutti sapevamo con certezza che le donne, gli ispanici, gli afroamericani, la comunità LGBT, i più educati, insomma chiunque non fosse un uomo bianco senza diploma di liceo era “with her”. È così che per mesi, fino a martedì, praticamente tutti discutevano di come il Partito Repubblicano avesse ormai perso la sfida demografica, tanto che riportano alcuni che l’ex Presidente Bush scherzasse dicendo di essere preoccupato di poter essere l’ultimo Presidente repubblicano della storia americana.
Lo sconcertante risultato che abbiamo visto martedì notte è, prima di tutto, frutto del sistema politico americano: Clinton ha ricevuto più voti di Trump in totale, ma ha perso perché ha riportato vittorie schiaccianti negli Stati che già erano indubbiamente suoi – California, New York, Illinois etc. – mentre ha perso per una manciata di voti in tutti gli Stati chiave, ovvero Florida, Ohio e Pennsylvania. A rincarare la dose per i Democratici, due risultati assolutamente inaspettati hanno dato a Trump i numeri di una vittoria con ampio margine. Michigan e Wisconsin, dati da tutti i sondaggi fedeli a Clinton (il Michigan ha votato candidati democratici dal 1992 ad oggi) l’hanno tradita per The Donald.
Com’è stato possibile? Il motivo principale sta nella fedeltà dei distinti gruppi di razza, genere ed educazione.
Considerando la Florida, ad esempio, i due maggiori gruppi demografici sono i bianchi e gli ispanici; i primi tipicamente più anziani, di frequente conservatori, i secondi tipicamente giovani e liberali. Entrambi i gruppi hanno riportato un’affluenza elevata ed assolutamente inaspettata, ma il primo si è dimostrato fedele a Trump con un margine estremamente più alto rispetto alla fedeltà ispanica per Hillary (ben il 25% degli ispanici ha votato Trump).
Nel caso di Michigan, Ohio, Wisconsin e Pennsylvania, il dramma per i democratici sono stati i lavoratori della classe media, i quali, pur essendo socialmente più liberali e democratici, si sono sentiti abbandonati e persino attaccati dalla sinistra americana. Negli ultimi vent’anni i salari di queste persone sono scesi costantemente, i prezzi delle loro assicurazioni sanitarie sono cresciuti a dismisura dall’introduzione di Obamacare, e la stessa figura dell’uomo bianco lavoratore è stata attaccata frequentemente su molti media come personaggio poco educato, sessista, razzista, omofobo e privilegiato solo per essere nato tale. Insieme a loro, le rispettive famiglie non sono state certo aiutate dalla crescente disoccupazione negli Stati del Midwest, causata dalla morte del tessuto industriale, che ha preferito andare a produrre in Messico, Cina e la solita
lista di nazioni che sentiamo “rubare” i lavori anche agli europei. A queste persone Trump ha promesso di riportare lavori ben pagati senza dover competere con le ore di lavoro cinesi, prezzi più bassi per le assicurazioni mediche, e in generale la prospettiva di rendere l’America – o meglio quella che loro percepiscono come America – di nuovo grande. Dall’altra parte, la campagna della Clinton chiedeva di schierarsi con lei per continuare quella serie di politiche che avevano impoverito proprio quegli stessi elettori. E il continuo ritrattare sui trattati commerciali negli ultimi mesi non è stato sufficiente. Molti si sono domandati, c’era qualcuno nel Partito Democratico che poteva avere lo stesso successo di Trump fra queste persone? Non pochi sono tornati a rivedere la mappa delle primarie, dove una cosa appariva chiara: Sanders aveva vinto in tutti gli Stati più tipicamente bianchi ed economicamente in difficoltà, ad esempio Michigan e Wisconsin, che hanno mantenuto la promessa di non votare Clinton.
In definitiva, i gruppi “di Trump”, in primis gli evangelici, hanno votato in massa per lui, mentre la maggioranza nei ‘gruppi clintoniani’ è stata molto meno accentuata; in poche parole, Hillary non è piaciuta tanto come tutti si aspettavano alle famose minoranze.
Inoltre, tutti i media si erano scordati che comunque, fra gli aventi diritto di voto negli USA, il 70% è bianco.
Francesco Cenerini
cenefran@umich.edu
[Foto di copetina da huffingtonpost.com]
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