21 Novembre 2024

La scorsa settimana è stata finalmente annunciata dalla Nasa la scoperta di un sistema planetario a dir poco eccezionale. Questo sistema di esopianeti orbita intorno ad una stella chiamata Trappist-1, il cui nome deriva dal “Transiting Planets and Planetesimals Small Telescope south” un telescopio istallato in Cile e gestito dall’Università di Liegi. Questo sistema è composto da 7 pianeti che orbitano intorno ad una piccola (in termini astronomici) nana rossa ultra fredda e si trovano a “soli” 39 anni luce di distanza dalla Terra.

L’entusiasmo è ben comprensibile ma questo dilagante eccitamento ha dato il via anche ad una serie di bufale che sono state postate e condivise da molti utenti ignari sui vari social.


La scoperta per carità è eccezionale, questo non si discute, ma deve essere presa con la dovuta cautela. Quindi andiamo innanzitutto a vedere la reale entità di questa scoperta e cerchiamo di spiegare in parole semplici tutto ciò che sappiamo sul sistema Trappist-1.

Questo sistema planetario, come abbiamo detto, ruota attorno a Trappist-1, una stella molto piccola, possiede infatti solo l’8% della massa del nostro Sole ed è poco più grande di Giove. I 7 pianeti dunque orbitano ad una distanza davvero minima dalla stella. Queste circostanze dunque permettono di stabilire una cosiddetta fascia154456191-36b7f844-884b-41f6-808d-18103419e0bc di abitabilità, ovvero una fascia entro la quale ci siano delle condizioni tali da permettere la nascita e lo sviluppo della vita.

Queste condizioni possono variare ma in questo caso però possiamo stimare che ben 3 di questi 7 pianeti si trovino nella suddetta fascia. Quindi, oltre ad essere rocciosi, trovandosi non troppo vicini ne’ troppo lontani dalla loro stella, dovrebbero avere una temperatura che oscilla dagli 0 ai 100 gradi. Ciò significa che qualora vi fosse la presenza di acqua, essa si troverebbe probabilmente allo stato liquido, elemento essenziale per la vita.

Quindi solo 3 di questi 7 pianeti potrebbero eventualmente essere “””abitabili””” al di là della immensa distanza che ci separa da loro. Certo, un sistema che su 7 pianeti ne ha 3 presenti in questa fascia rappresenta sicuramente una scoperta straordinaria, più unica che rara!

Ma “Earth-like” non significa esattamente “come la Terra”, sono pianeti che sì per dimensioni sono simili al nostro pianeta e alcuni di loro potrebbero avere la presenza di acqua liquida ma pensare a questi pianeti come dei gemelli della Terra sarebbe del tutto fuorviante.

Questi pianeti inoltre dovrebbero trovarsi in rotazione sincrona verso la loro stella, il che creerebbe condizioni assai particolari. Ciò significa che, a causa della stretta vicinanza che li lega a Trappist-1, essi orbitano intorno alla loro stella guardandola sempre con la medesima faccia (come ad esempio fa la Luna). Questo significa che la faccia illuminata sarà arida e con temperature proibitive mentre la faccia opposta buia e congelata. Un pianeta inutile quindi? In verità no, in mezzo a questi due climi estremi dovrebbe comunque persistere una fascia intermedia crepuscolare con un clima più “mite” che in teoria potrebbe consentire delle condizioni favorevoli alla vita.


Al di là di questo, per divulgare al meglio la scoperta, sono state realizzate delle immagini raffiguranti questi pianeti. In moltissimi però hanno preso questi disegni per rappresentazioni reali o addirittura delle foto scattate ai pianeti stessi. Niente di più lontano dalla realtà. Non siamo assolutamente in grado di poter fotografare o persino vedere questi pianeti in maniera accurata. E allora come abbiamo fatto a scoprirli, direte voi. Tramite il metodo del transito. I nostri telescopi possono vedere galassie e stelle lontanissime ma questo perché si tratta di oggetti incredibilmente grandi e che emettono quantità di luce ed energia immense, qui invece si tratta di andare a intercettare dei piccolissimi pezzetti di roccia (che appunto per loro natura non emettono luce) sospesi nell’oscurità del cosmo. Dunque essi più che essere stati visti sono stati rilevati grazie ad un metodo piuttosto particolare: questi 7 pianeti orbitando intorno alla loro stella hanno fatto sì che dalla nostra posizione potessimo osservare, ogniqualvolta loro vi passavano davanti, delle piccole eclissi. Da queste eclissi, da questi oscuramenti momentanei della luce prodotta da Trappist-1, gli 16832394_1053406824763285_5954687927122030481_nscienziati hanno potuto stimare la loro presenza e la loro grandezza.

Come potete vedere dal grafico qui presente, potete osservare le variazioni delle curve di luce prodotte dai 7 transiti. E come potete vedere questi transiti non sono tutti uguali, questo dipende dalla grandezza dei pianeti o dalla distanza che li separa dalla stella. Per stimarne la massa servono calcoli ancora più complessi, quindi tutto questo può contribuire a darvi l’idea del fatto che ciò che in realtà sappiamo di questi pianeti è davvero pochissimo e pensare già a civiltà aliene è del tutto fuori luogo.

Ma questi però non sono gli unici elementi da valutare quando ipotizziamo l’esistenza di forme di vita su tali pianeti. Innanzitutto, come abbiamo detto, i pianeti sono marealmente bloccati verso la loro stella di riferimento ciò significa che, nonostante quella zona crepuscolare, il pianeta potrebbe essere colpito da tempeste e uragani a dir poco devastanti. Inoltre l’assenza dell’alternanza giorno – notte potrebbe inevitabilmente influire sullo sviluppo di una possibile forma di vita e, come se non bastasse, la presenza stessa della nana rossa potrebbe rivelarsi alquanto nefasta. Infatti questi tipi di stelle sono assai instabili e turbolenti rispetto alle stelle più grandi come il nostro Sole. Esse non sono solo in grado di ridurre considerevolmente ed in maniera improvvisa la loro luminosità ma sono altresì soggette ad eruzioni solari molto intense che in questo caso potrebbero letteralmente spazzare via un’eventuale atmosfera di questi pianeti rendendoli alquanto inospitali.

Tralasciando un attimo questi freddi ed impietosi dati che inchiodano i nostri sogni alla dura realtà, solo il tempo risponderà ai nostri interrogativi. Secondo gli esperti infatti già tra una decina di anni, grazie ai telescopi di prossima generazione, saremo in grado di scoprire se su quei pianeti esiste o meno un’atmosfera. E potremo scoprirlo usando sempre il principio su cui è basato il metodo dei transiti; attraverso un’eventuale effetto filtro causato dall’atmosfera sulla luce emessa da Trappist-1 saremo in grado di scoprire se essa esiste e un domani magari stabilirne la composizione chimica ed ipotizzare se effettivamente sia in grado di accogliere la vita.

Ma al di là di questo, uno degli aspetti sicuramente più emozionanti della scoperta è che questo tipo di stelle sono comunissime nell’universo e quindi pensate solo a quanti miliardi di pianeti simili alla Terra sono là fuori in attesa di essere scoperti!

Passando invece a qualcosa di più eccitante, sarebbe possibile raggiungere questi pianeti? Cosa sono infondo dei miseri 39 anni luce in confronto ai milioni di anni luce cui siamo abituati a sentir 4-cover-pia21421-png-6a4176b426448b10e505671998daed0e5parlare? Non sono niente ma per noi al momento restano una distanza incolmabile e assolutamente proibitiva. Nel corso degli anni le nostre conoscenze e tecnologie sono aumentate considerevolmente ma per quanto riguarda questo aspetto siamo rimasti un po’ arenati. Non c’è un modo che ci consentirebbe di raggiungere quei pianeti così come neanche il più vicino esopianeta conosciuto che orbita attorno a Proxima Centauri a 4,7 anni luce di distanza. Per noi sono ancora distanze impossibili da coprire considerando quanto breve ed effimera sia la nostra vita. Pensate ad esempio che la New Horizons (la sonda più veloce mai creata) viaggia ad una velocità di 14,31 Km al secondo ciò significa che impiegherebbe più di 810 mila anni per raggiungere Trappist-1.

L’unico modo che permetterebbe dunque di raggiungere pianeti così distanti sarebbe quello di ricorrere al cosiddetto wormhole (o ponte di Einstein-Rosen), ovvero un tunnel in grado di piegare lo spazio-tempo. Tuttavia per le conoscenze fisiche attuali sono impossibili da creare o controllare.

Una via più percorribile sembra il progetto lanciato dal miliardario Yuri Milner e sostenuto da Stephen Hawking delle “vele solari”. Queste vele delle dimensioni di un francobollo, spinte da dei potentissimi laser, potrebbero viaggiare a velocità elevatissime ma per rendere ciò possibile servirebbe una quantità incredibile di energia. Pensate che potrebbero essere in grado di raggiungere il sistema di Trappist-1 in “soli” 200 anni ma al momento si tratta solo di un progetto teorico. Queste potrebbero essere impiegate per ottenere preziosissimi dati di mondi lontani ma se parliamo di esplorazione umana è tutto un altro paio di maniche.

Quel che è certo è che viviamo in un momento meraviglioso per la scienza, pochi mesi fa la dimostrazione dell’esistenza delle onde gravitazionali, oggi la scoperta di ben 3 esopianeti potenzialmente abitabili. Cosa ci aspetta il domani?

Per il momento l’unica cosa che possiamo fare è semplicemente attendere, le risposte arriveranno.

Alessio Nicolosi

[Immagini fonte Nasa / Eso]

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