Il mondo del cinema non è fatto solamente di storie legate a trasposizioni di romanzi o racconti, oppure a pellicole realizzate per puro scopo di intrattenimento. Ci sono molti lungometraggi che parlano di uomini e donne realmente esistiti che sono entrati nella storia per ciò che hanno fatto o per il periodo in cui sono vissuti.
Si guarda sempre al passato, anche nel cinema, per rispolverare una piccola parte di storia, un personaggio o un determinato avvenimento, che possa essere un affresco per coloro che vivono nel presente; a volte questo lavoro viene bene, riesce a centrare l’obbiettivo ed a volte, con rammarico, quello che si ottiene è una visione distorta o errata. The Iron Lady, del regista di Mamma Mia!, offre uno squarcio di quella che fu uno dei personaggi di maggior spessore della storia dell’Inghilterra della seconda metà del 1900 ed il lavoro che ne esce fuori risulta a tratti interessante, quanto superficiale e per certi aspetti “debole”. Con ordine analizziamo ogni cosa…
La pellicola ruota attorno alla vita di Margaret Thatcher, ex- primo ministro Inglese, nonché prima donna riuscita ad ottenere un ruolo così importante nella politica dell’Inghilterra, in un momento in cui nessuno si sarebbe mai immaginato che al governo di sua Maestà potesse sedersi un leader di sesso femminile. Il storia inizia, tuttavia, nel presente dove siamo messi di fronte ad una anziana signora, ormai malata e affetta da demenza senile con conseguenti allucinazioni. Margaret è ormai partecipe di un mondo in cui lei stessa non solo non riesce a comprendere, ma nemmeno riesce a collocarsi, perdendosi e non riconoscendosi più nella società in cui vive. A mettere in contrasto il presente con il passato ci sono continui flashback che scavano nella vita, arrivando fino alla gioventù ed ai primi fallimenti/ successi politici della Thatcher, soffermandosi in particolar modo sui primi anni del suo governo, in quello che fu il suo primo mandato nel 1979. Il film ripercorre, bene o male, tutta la carriera politica dell’ex- primo ministro britannico portando sul grande schermo i momenti di maggior successo legati alle sue elezioni , così come quelli delle grandi sconfitte fino alla conclusione del suo governo.
Se, dunque, siamo messi di fronte ad un grandissimo talento che non perde mai un colpo, ma che con l’avanzarsi dell’età cresce sempre di più e ne dimostra in ogni produzione la grandezza artistica, ovviamente si parla di Meryl Streep, tuttavia bisogna mettere in risalto quello che è un film, a tratti, interessante e profondo quanto, in determinati momenti, superficiale e poco personale. La storia narrata non aggiunge niente di nuovo, né tanto meno svela retroscena inediti di quella che è stata una delle donne più importanti della storia; anzi, si limita solamente a riportare i fatti avvenuti ed il più delle volte senza sbilanciarsi troppo. Non si ha mai, infatti, la sensazione di denuncia per quanto riguarda l’operato della Lady di Ferro, né tanto meno è possibile trarre una chiara posizione politico/critica che il regista vuole adottare nel film. Questo non solo è dovuto al fatto che gli avvenimenti narrati sono visti attraverso gli occhi del primo ministro stesso e di conseguenza ne ricaviamo una non – oggettività dell’accaduto, ma soprattutto perché tutta la pellicola vuole mettere in risalto non tanto la figura politica di questo personaggio, quanto la figura umana, la donna che si celava dietro a Margaret Thatcher, chi era nella vita privata e che rapporto aveva con la propria famiglia.
Da una parte quel che si ricava dal film è un affresco di un certo interesse, tuttavia, si rimane delusi dalla poca cura che è rivolta alla carriera politica di questa donna. Perché se è vero che questo è un film incentrato sulla storia di una signora che ha passato la propria vita tra le mura del parlamento inglese, che credeva di cambiare le cose e di guidare il suo paese attraverso le sue decisioni ed il suo governo, tanto valeva realizzare un prodotto che parlasse sia di lei, ma soprattutto mettesse in primo piano (o evidenziasse almeno) la politica operata da quest’ultima. Ci lascia un po’ l’amaro in bocca, per certi aspetti, l’ultima fatica di Phyllida Lloyd che spinge l’accelleratore sulla vita intima della Lady di ferro, costringendo lo spettatore a volte a provare persino un po’ pena per quello che è adesso, rispetto a quello che era un tempo Margaret Thatcher.
Ci sono momenti, ad ogni modo, di rilevante importanza, che mettono a nudo la forza, la tenacia di questo leader, che vive in un ambiente politico dominato dagli uomini, ma che con forza riesce a gestire e farsi rispettare. Manca per di più un approfondimento che poteva essere di un certo spessore tra il ministro inglese con il popolo inglese, che viene sempre e solo chiamato in causa nei momenti di rivolta o ribellione, rendendo tutto troppo schematico e già visto.
The Iron Lady, appellativo attribuito alla Thatcher dai sovietici, è un film spezzato a metà, così come lo è la sua realizzazione. Questo non solo perché la pellicola ci offre uno squarcio di quella che fu la vita di uno dei più famosi primi ministri inglesi, ma soprattutto perché, proprio come l’alternanza tra passato e presente, la pellicola soffre della mancanza di una sua personalità e non va oltre a ciò che mette sul grande schermo. Non ci sono infatti momenti in cui si è portati a pensare e riflettere sull’operato politico adottato da quest’ultima, né ci si sofferma più di tanto sulle scelte di governo prese durante i suoi mandati. Si assiste, quasi impassibili, a quello che ci viene mostrato e vuoi per l’estrema bravura della Streep, vuoi per la poca aggressiva sceneggiatura di Abi Morgan, il film che ne esce fuori risulta essere senza troppa personalità, mettendo a nudo la realtà e la carriera politica della Thacher, con estrema superficialità e poco pathos, incentrandosi piuttosto sulla fragilità e sulla forza di questa donna. Poteva essere un film forte, un film d’autore e coraggioso, ma il prodotto finale non si avvicina nemmeno lontanamente a quanto detto sopra; tuttavia, ci regala, cinematograficamente, una grandissima prova legata al Make Up ed ancora una volta ci mostra il talento di una grande attrice quale Meryl Streep che riesce a calarsi in un ruolo complesso, quanto affascinante assieme ad un altrettanto attore di talento quale Jim Broadbent. La Lady era di Ferro, il film della Lloyd lo è un po’ meno.
Claudio Fedele