Tenet rappresenta di fatto la prima grande produzione che ha puntato a riportare le persone al cinema nel post lockdown. Una scommessa audace ma che sta riscuotendo grande successo visto che gli incassi hanno da poco superato i 250 milioni di dollari. Certo non sono le cifre da capogiro a cui eravamo abituati ma considerato che molti cinema nel mondo sono rimasti chiusi e che i nostri sono luoghi perlopiù ancora semi deserti, anche questo dato va letto interpretando la realtà attuale. Ciò non di meno la scelta della Warner Bros. rappresenta un segnale forte, di speranza e di normalità di cui tutti avevamo bisogno.
Ma partiamo dal principio, anzi ad essere precisi partiamo dal titolo “Tenet”. L’ultima fatica di Nolan trae origine dal Quadrato del Sator; si tratta di una serie di reperti che contengono una frase latina che si presenta come il palindromo perfetto, infatti può essere letto in ogni senso. Una frase criptica e sulla quale ancora non si è fatta completamente luce.
“SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS”
E se già il titolo ha avuto bisogno di una spiegazione, conoscendo Nolan, sappiamo già che dovremo prepararci ad assistere a qualcosa di davvero unico. Anche perché, non a caso, ho usato il termine fatica. Sì perché il regista londinese lavorava a questa pellicola già da un decennio e, con un budget di 205 milioni di dollari, è sicuramente il suo film più costoso.
Ma venendo al film cominciamo col dire che Tenet è un’organizzazione segreta che cerca di sventare una minaccia di proporzioni apocalittiche proveniente dal futuro. Dunque Tenet può esser definito come una sorta di spy story fantascientifica. Un film di spionaggio sui generis dove oltre alle spie ed al cattivone di turno si uniscono paradossi e salti temporali in pieno stile Nolan.
Dunque ancora una volta, dopo Inception ed Interstellar, il tempo torna nuovamente ad essere il vero protagonista. E così grazie ad una misteriosa tecnologia che renderà possibile invertire l’entropia della materia, gli eventi del film si svolgeranno su piani temporali differenti. Tecnologia che, come citato nel film, si ispira alla teoria della causalità inversa di Feynman. Ma non preoccupatevi, per seguire ed apprezzare il film non servirà un master in fisica teorica. Anzi l’unico consiglio che mi sento di darvi è una frase tratta proprio da uno degli spiegoni del film:
“Non cercare di capire, sentilo”
Per quanto riguarda il cast troviamo John David Washinghton (figlio d’arte di Denzel), Robert Pattinson, Elizabeth Debicki e Kenneth Branagh. La coppia Washington – Pattinson funziona molto bene ma mentre il primo, da brava spia, è perlopiù freddo e impassibile, il secondo si dimostra molto più coinvolgente e carismatico. Anzi, aggiungerei che Pattinson è forse una delle sorprese più belle di questo film.
Tenet, come avrete capito, è un film rompicapo, visivamente spettacolare ma nel quale forse manca la sfera emozionale legata ai protagonisti. I personaggi si ritrovano coinvolti in un gioco più grande di loro e non c’è tempo per approfondire chi siano o cosa provino. L’unica a lasciar trapelare le proprie emozioni è il personaggio di Elizabeth Debicki ma tra tutti è anche probabilmente il meno riuscito. Ed è vero che infondo i protagonisti sono agenti segreti intenti a salvare il mondo e che non ci sia modo di indagare sul loro background o tempo per aprire parentesi amorose in pieno stile James Bond. Ma forse questa mancanza potrebbe anche essere dovuta al fatto che nella sceneggiatura sia assente la mano del fratello Jhonatan Nolan. Mancanza che secondo me ha reso Tenet più debole dal punto di vista emozionale rispetto ai suoi predecessori.
Emozioni che invece erano state uno dei punti di forza di Inception, l’amore che legava DiCaprio alla defunta moglie e ai figli, e di Interstellar, quando McConaughey vede la figlia ormai divenuta adulta. Scene che restano indelebili nel cuore dello spettatore. Ecco, in questo film manca quell’empatia che i fratelli Nolan erano riusciti sapientemente ad incastrare tra i complessi ingranaggi delle due precedenti pellicole.
Per questo motivo per me nonostante Tenet sia probabilmente il film più Nolaniano tra tutti e sicuramente uno dei più complessi, forse non è il più bello della trilogia legata al tempo. Anche se, come ovvio, una sola visione non è sufficiente ad emettere un verdetto simile ed anzi sarà un film del quale sentiremo ancora molto parlare.
Anche la colonna sonora merita un discorso a parte. In passato ad accompagnare i film di Nolan c’era il solito Hans Zimmer che ci aveva fatto sognare con alcuni dei suoi brani più celebri. Stavolta il regista non si è potuto affidare al compositore tedesco già impegnato con la colonna sonora di Dune e così si è rivolto Ludwig Göransson. Già Premio Oscar per la colonna sonora di Black Panther e fresco di Emmy anche per le musiche di The Mandalorian.
Le musiche stavolta non vogliono però cullare lo spettatore o essere semplicemente di accompagnamento. E’ come se la complessità del film, la confusione degli eventi si riflettesse anche sul comparto musicale che tende a creare una tensione sempre più crescente. Le musiche a dir poco immersive trascinano lo spettatore nell’azione e diventano un martello incessante come gli eventi adrenalinici a cui stiamo assistendo.
Non so se in futuro uno di questi brani entrerà nella mia playlist insieme a Time o a S.T.A.Y. ma si tratta di una soundtrack decisamente potente.
Tenet non è altro che una corsa contro il tempo, parte fortissimo e di rado concede un attimo di respiro ma nonostante le due ore e mezza fila come un treno. Dunque salite a bordo, e allacciatevi le cinture perché ci sarà da ballare parecchio.
Alessio Nicolosi