Questa mattina alle 11, nel foyer del Teatro Verdi, si è tenuta la presentazione del ciclo delle Opere da Camera, che quest’anno conta ben cinque titoli. Trovo che l’idea delle Opere da Camera sia ottima, poiché consente di rappresentare in un teatro di prestigio opere nuove, di recente composizione o semplicemente dimenticate, senza occupare lo spazio della Stagione Lirica in senso stretto, quella più nazional-popolare. Questo consente anche di stimolare l’interesse del pubblico per un repertorio che difficilmente trova seguito nei teatri, e la ristretta platea della Sala “Titta Ruffo” dove ha sede l’esecuzione delle Opere da Camera, risulta essere l’humus perfetto per questi esperimenti: poiché di esperimenti si tratta, trovo sia più indicato che siano rivolti ad un pubblico “ridotto”, una sorta di laboratorio di prova molto interessante soprattutto nel caso della presentazione di nuove opere, dimodoché anche gli stessi compositori possano rendersi conto se lo spettacolo funziona, quali sono gli aspetti migliorabili, ed analizzare più da vicino le reazioni del pubblico.
È stato il direttore artistico e moderatore dell’incontro Marcello Lippi ad esporre il breve ma interessante ciclo operistico da Camera, esponendo la propria soddisfazione per i titoli proposti in cartellone: “Quest’anno abbiamo ben cinque titoli, tutti di alta qualità” ha esordito il direttore, fornendo poi una breve panoramica delle cinque opere.
La prima è il raro Trionfo dell’Onore (16 ottobre) di Alessandro Scarlatti . “Tengo particolarmente a quest’opera di Scarlatti, non solo perché è bellissima” ha proseguito Lippi “ma soprattutto perché non potevamo certo lasciarci sfuggire l’unico Don Giovanni interamente ambientato a Pisa! Inoltre si tratta di un’opera fondamentale per la storia della lirica, poiché viene da molti considerata la prima opera buffa vera e propria: prima di questa, a Napoli venivano proposte le farse, Intermezzi comici in dialetto napoletano di qualità piuttosto bassa, mentre Il Trionfo dell’Onore è stato scritto interamente in italiano ed è un’opera di altissimo valore artistico”. Ha poi passato la parola al M° Federico Bardazzi, che dirigerà l’opera scarlattiana: “Si tratta di un’opera complessa, difficile sia dal punto di vista musicale, sia da quello interpretativo. È senza dubbio un’opera buffa, anzi direi comica, e questo si vede da come Scarlatti si pone di fronte alla partitura. Tanto per cominciare, il ruolo di Riccardo (che sarebbe Don Giovanni) è stato scritto per castrato. Niente di particolare, dato che a quei tempi era uso comune, ma il fatto che la zia di Riccardo, Cornelia, debba essere interpretata da un uomo fa chiaramente intendere che Scarlatti si è divertito a fare un po’ di confusione, scambiando i ruoli, insomma si respira una tipica atmosfera da commedia. Tuttavia si tratta di un’opera, come dicevo poco fa, difficile e densa, dato che è composta da ben quaranta numeri musicali, tra cui passi estremamente lirici e concertati piuttosto difficili. Si tratta senza dubbio di un’opera importante, non è affatto un banale Intermezzo“.
Il secondo appuntamento è costituito da Don Giovanni e Faust (18 novembre) di Christian Dietrich Grabbe . Questa sarebbe un’opera lirica a tutti gli effetti, tuttavia, come ha spiegato il direttore artistico, viene presentata al pubblico in una veste totalmente nuova: difatti verrà allestito come tragedia teatrale con musiche. Le due registe Vittoria Lai e Elena Marcelli sono riuscite a condensare in circa un’ora e venti minuti un’opera di oltre due ore e mezzo, incorporando nel testo teatrale musiche tratte dai più famosi Don Giovanni e Faust della storia dell’opera, pertanto si sentiranno musiche di Mozart, Gounod, Gazzaniga, Boito, Busoni. Il soggetto è molto interessante, poiché Grabbe è andato a fondere la trama del Don Giovanni con quella del Faust, pertanto da una parte avremo Don Giovanni, Leporello, Don Ottavio, il Commendatore e dall’altra Faust e Mefistofele, mentre l’anello di congiunzione tra i due universi è l’unica donna presente nello spettacolo: Donna Elvira, che da Faust viene vista come se fosse Margherita. Oltre alla donna, Faust e Don Giovanni sono uniti anche da un altro punto, ossia la ricerca della verità, ricerca che i due perseguono in modi totalmente diversi.
Molto interessante si prospetta anche l’appuntamento successivo con l’opera in prima mondiale assoluta The Lyric Puppet Show (21 gennaio 2016) del compositore pisano Marco Simoni. Di quest’opera ha parlato lo stesso compositore, tratteggiandone brevemente la trama: “L’idea di quest’opera mi è venuta quasi per caso, assistendo a degli spettacoli della Compagnia Marionette Carlo Colla. Mi sono chiesto cosa sarebbe successo se una marionetta avesse scoperto la libertà. Da questa domanda è nato The Lyric Puppet Show. Usando il trucco del metateatro ho immaginato che tre marionette recitassero delle scene tipizzate, dove abbiamo Orlando, il cavaliere senza Macchia, la bella Adelaide e l’imbroglione Astolfo. Queste scene vengono ripetute sempre uguali, esattamente come negli spettacoli di marionette, ma noi assistiamo anche al dopo-spettacolo, quando le marionette, come persone normali, si lamentano, commentano i fatti della giornata. Tutto prosegue tranquillamente finché non accade un incidente: il marionettista lascia involontariamente cadere Orlando durante lo spettacolo. Più tardi, le altre due marionette commentano l’accaduto dando la colpa al marionettista, ma Orlando ha fatto una scoperta importante: lui è manovrato. Prima non se ne era mai accorto, ma ora lo sa, non vuole più essere manovrato e tenta – inutilmente – di modificare gli spettacoli. Un giorno accade che una spettatrice (nella finzione, nella realtà una cantante) si avvicina al piccolo teatrino dove si esibiscono le tre marionette ed Orlando si innamora di lei. Non voglio raccontarvi il finale perché spero che questo vi incuriosisca e vi spinga a venire alla rappresentazione. L’opera è molto leggera perché volevo che fosse così, anche se tratta di argomenti piuttosto impegnativi, primo fra tutti la libertà.”
Il quarto appuntamento è costituito da un dittico, The Tell-Tale Heart e The Angel of the Odd (25 febbraio 2016) di Bruno Coli. Questo dittico è composto da due brevi opere in atto unico, ispirate ai due omonimi racconti di Edgar Allan Poe. La prima, tratta dal celeberrimo Cuore rivelatore, è un monologo per baritono solo, interpretato eccezionalmente da Marcello Lippi, mentre nell’opera ispirata all’Angelo del bizzarro ci saranno tre interpreti. Lorenzo Maria Mucci, regista del dittico, ha spiegato che si tratta di un lavoro complesso da rendere, registicamente parlando, soprattutto The Tell-Tale Heart, dove è vitale per la buona riuscita della rappresentazione mantenere sempre viva la tensione, in una climax di angoscia e follia che non deve lasciar tregua allo spettatore.
Ultimo appuntamento, il 9 marzo 2016, Salvo D’Acquisto di Antonio Fortunato, ispirata dalla vicenda del carabiniere che nel 1943 decise di sacrificarsi per la salvezza degli abitanti di Torre di Palidoro, attribuendosi la colpa di un presunto attentato ai danni delle milizie naziste.
Il ciclo delle Opere da Camera si presenta assai interessante, sia per la varietà degli argomenti delle opere sia per il fatto che verranno presentate tre opere contemporanee, pratica che, soprattutto negli ultimi anni, ha visto calare preoccupantemente il numero dei suoi sostenitori. Motivo per cui la direzione artistica del Verdi merita un ulteriore elogio, dimostrando una sincera attenzione al panorama musicale, soprattutto locale. Speriamo che altre Fondazioni seguano questo esempio.
Comments