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Oggi pubblichiamo il secondo capitolo di una storia in sei puntate al confine tra sogno e realtà, firmate Alice Rugai. Buona lettura!
SUNSET
I dolori della giovane Beatrice
di Alice Rugai
“Pronto chi parla?” “Sono Beatrice, c’è Anna?” “Si, te la passo subito…Annaaaaaaaaaaaaa il teleeeefono” “Pronto?” “Bea? Non mi chiami mai sul fisso…è successo qualcosa?” “Sono sconvolta, ho bisogno di essere tirata su di morale, se ti faccio copia e incolla con la conversazione di me e Thomas entri su face a leggerla? Devo capire se sono stata troppo esplicita e…” “Tu esplicita? Non ci credo. Ora il pc ce l’ha mio fratello, mi dispiace, e dopo esco con Giacomo…Ne parliamo domani a scuola?” “Ma potrebbe essere troppo tardi” “Ma lui ci stava?” “È andato offline” “Magari gli è saltata la connessione, che ne so io, non credo tu lo possa spaventare… Ora devo andare… Senti… Ne parliamo domani” “Ma è tardissimo, dove vai?” “A casa sua, di Giacomo, i miei non ci sono. Hai fatto francese?” “Sì” “Brava, domani te lo copio. Baci” “Anna?”
La mattina era particolarmente tetra e buia come le prospettive della giornata: scuola e full immersion inutile nella chimica. Ma almeno avrebbe rivisto Thomas, i suoi capelli corvini ribelli e i suoi occhi azzurri. La campanella suonò con un minuto di anticipo, Beatrice spense l’i-pod ed entrò in classe. E lo vide. Seduto al suo posto immerso nella lettura di un piccolo Moleskine nero. Beatrice non fece in tempo a posare la cartella che lui le si avvicinò. “Scusa per ieri, mi è saltata la connessione, comunque bella maglia” “Gr… grazie” arrossì Beatrice “ti ho portato il quaderno” “Ah, grazie mille”. Sembrava più pallido delle altre volte e aveva gli occhi spenti. Beatrice si sentì un po’ stupida nell’ipotizzare che forse non aveva più sete, ma continuò con la sua idea stupida mentre cercava il quaderno. “Tieni” Aveva una ferita alla mano, molto piccola, sembrava quasi un buco. Ommioddio. A Beatrice cadde di mano il quaderno e lui si chinò a raccoglierlo. “Buongiorno miei cari, aprite il libro a pag 222, oggi facciamo “Il vampiro” di Baudelaire”
Caro diario, sono sconvolta. Sono sempre più propensa a credere che sia un vampiro. Sarò idiota ma oggi era più pallido, occhi diversi e ferite alle mani. Ti giuro che mentre la prof leggeva la poesia di Baudelaire mi immaginavo lui che mi azzannava il collo. Io in abito bianco, corpetto scandaloso e lui in nero mantello lussurioso. Sono pazza di lui e non so se sia una cosa buona. Ha il mio quaderno di chimica adesso, ma non abbiamo parlato molto. Devo aspettare di trovarlo online.
“Grazie”. Thomas stava riconsegnando il quaderno a Beatrice, la campanella aveva appena annunciato un’ora di buco per coloro che non facevano religione. “Ti è piaciu..Nel senso ti sono serviti a qualcosa i miei appunti?” “Detto sinceramente?” Beatrice annuì con la testa. “No”. Entrambi risero. “Fai religione?” “No, tu?” “No”. La prof entrò nella stanza e i due sgattaiolarono fuori alla svelta seguiti da altre tre persone. “Che fai di solito?” chiese Thomas scompigliandosi i capelli sulla nuca con una mano timida. “Vado con Anna al bar” “Oggi non c’è” “Già”. Beatrice non voleva essere quella che fa la prima mossa. Stava morendo, però. “Posso venire al bar con te? Sono solo” “Certo”
“E quindi?” “Quindi che?” “Vi siete baciati?” “Anna, secondo te mi bacio con Thomas nel bar davanti a scuola, davanti a tutti?” “Io l’avrei fatto” “E non mi avrebbe stupito. Come mai non eri a scuola oggi? Mi mancavano i tuoi insulsi “eh eh” mentre parlo con lui” “Avevo il raffreddore” “Già, infatti ti sentivo raffreddata” “Davvero?” “No, dimmi la verità” “C’era francese e poi Giacomo aveva la macchina dei suoi. Non sai sulla spiaggia cosa..” “E NEANCHE LO VOGLIO SAPERE…” “Domenica fa un’altra festa a casa sua ma stavolta non è il compleanno di nessuno…è tipo per Halloween, vieni? Potresti invitare Thomas..” “Non so, ti faccio sapere, ora devo tornare a studiare, a domani” “Ciao figa”
Caro diario, dovrei tornare a studiare, ma non posso. Devo assillarti con le mie seghe mentali da diciottenne innamorata persa. La biblioteca è silenziosissima, i miei pensieri scorrono indisturbati. Allora, oggi siamo usciti. Cioè in realtà era solo il buco dell’ora di religione, ma abbiamo preso un caffè assieme ed è stata una vera e propria uscita nella mia mente. Thomas è tedesco, abitava in un paesino di montagna, non ha voluto aggiungere altro riguardo il suo passato, e ci piacciono le stesse cose: dalla Radcliffe alle pozzanghere, passando per Halloween e i Dr.Martens. Si sapeva già che è il mio uomo ideale. Ma i vampiri prendono il caffè? È strano come ci siamo capiti subito. Nel senso, poteva essere uno vestito ganzo e tenebroso ma antipatico e atteggione. Devo mettere a lavare la maglia con la scritta, ma il fatto che lui l’abbia toccata mi tenta a tenermela addosso per sempre. Ma arriverei a puzzare e poi mi starebbe lontano. Ai vampiri dà fastidio il puzzo? Sono certa sia un vampiro, un essere umano così perfetto non può esistere. Ah, dipinge, come se non bastasse. Ma la cosa più incredibile di tutte non è la sua immortalità, quando me la rivelerà fingerò una faccia sorpresa, ma il fatto che sembra che io gli piaccia. Mi ha offerto il caffè ed è stato molto gentile e carino. Oddio. Domani ho compito e devo studiare. Studiare. Studiare. Appena arrivo a casa accendo facebook per vedere se è in linea. Baci. Che spero di ricevere dalle sue labbra agganciata disperatamente a quel dannatamente meraviglioso giubbetto di pelle.
“Mamma..che succede?” “Oh, Bea sei già qui? Ma nulla, non ti preoccupare tesoro..Come sei carina con quella maglia”. Beatrice gettò a terra l’Eastpak nero e corse da sua madre che sedeva sul divano in lacrime. “Grazie, mamma..Ma cosa è successo?” “Nulla, Bea, davvero, sto bene. Chiamiamo TelePizza stasera?” “Certo, ma papà dov’è?” “Non credo che tornerà per cena” disse la donna aumentando il volume dei singhiozzi. Beatrice capì che avevano litigato, di nuovo, ordinò la pizza e, mentre sua madre si dava una ripulita, accese il pc trepidante di speranza. Online! Online! Online! Vai online! E il pallino verde si accese come per magia. Ne approfittò subito.
“Buonasera” “Hey ciao cm va? Fatta chimica?” “Secondo te?” “Hai ragione.. scusa. Io ho deciso che prenderò il debito” “In effetti è una scelta meno utopica della mia: cercare di prendere 6 senza aver riaperto il libro dall’interrogazione” “Ma se sei appena stata interrogata!” “Dettagli..senti Anna ha detto che c’è una festa per Halloween domenica a casa del suo ragazzo. Mi ha invitata” Beatrice era mezza paralizzata. Stava veramente per farlo? Da dove le veniva fuori tutta quella audacia? Erano i suoi occhi, azzurri come il milkshake gusto Puffo, era tutta colpa dei suoi occhi. “Sono contento per te, ti mescolerai fra i comuni mortali?”. A Beatrice venne un colpo. “Non saprei se posso sopportarlo. Mi hanno concesso di portare un altro essere immortale con me” “E chi sarebbe questo principe delle tenebre?” “Tipo te?” Passarono 7 minuti senza una risposta. Sua madre si stava asciugando i capelli, sentiva il rumore del phon nell’altra stanza. Poi finalmente “ 😀 ok. Sarò il tuo principe delle tenebre”. Thomas non era a conoscenza dell’entità della cosa, dell’importanza esistenziale di quella sua affermazione, molto probabilmente. “Grazie. E io la tua vittima dal collo bianco” “XD no, sei la principessa delle tenebre, l’ho capito subito” “Attenderò la trasformazione con ansia. Anche io l’ho capito subito che eri il mio principe delle tenebre” “:3” “:3” “Beaaaaaaaaa il campanellooooooo” “È arrivata la pizza, ti devo salutare, a domani” “Buonanotte” “Arrivoooooooooooooooo”
Anna stava ciancicando una gomma mentre armeggiava con l’i-phone davanti all’entrata di scuola. “Ma poi te l’ha detto perché piangeva?”. Anna aveva la capacità di concentrarsi su tremila cose nello stesso momento. “Oh, Giacomo ha salato anche oggi. Ha scritto sullo status che si trova in pasticceria” “Anna, mi stai ascoltando?” “Sì, ti ho chiesto se poi tua madre ti aveva detto perché piangeva” “No, ma ha litigato con mio padre e sono sicura che abbia ragione lei” Suonò la prima campanella. “Io non entro” “Cosa?” “Chimica non la so e voglio stare con Giacomo… vieni anche tu?”. Beatrice rifletté un attimo ma i suoi pensieri furono interrotti dall’improvviso arrivo di Thomas. “Ciao Bea! E tu sei Anna, vero? Grazie per l’invito” disse il ragazzo porgendo la mano ad Anna. Lei, sfoderando uno dei suoi sorrisi da oca, lo fisso negli occhi: “Figurati”. Beatrice si sentì avvampare dalla gelosia. “Stavamo bucando, vieni con noi?” “In realtà io stavo pensando….” cercò di spiegare Bea. “Io vado. Allora chi viene?” “Io resto” disse Beatrice. “Io sono nuovo in questa scuola e preferisco non avere guai, temo che la professoressa Sforza ci stia osservando dal bar”. Thomas aveva ragione, ma ad Anna non importò molto. “Secchioni” commentò la ragazza e se ne andò.
Durante il compito Beatrice fu di nuovo visitata dai MI, ovvero i monologhi interiori o anche i momenti incontrollabili o anche le malvage illusioni o anche un mondo di altre cose….
Il compito di chimica è arabo. Nel senso, se volevo studiare arabo andavo in Arabia, non facevo questo liceo. Poi un sacco di cose lei non le ha mai dette, sono sicura. Maledetta vecchia. Che poi la chiamo vecchia ma chissà quanti anni ha. Potrebbe avere anche meno anni di mia madre. Ma ha studiato chimica nella vita: è una vecchia dentro. Ora io che ne so come si forma il cloruro di potassio? Addirittura pretenderebbe cinque metodi diversi. Thomas è dietro di me, sento i suoi sospiri sconsolati. Prima dalla tasca gli è uscita una strana boccetta con del liquido rosso. Penso di sapere cosa sia. Non posso essermi immaginata tutto: gli occhi, il pallore, il buco sulla mano, molto probabilmente un impronta di canino in un momento di tentazione repressa, e adesso la boccetta. Sono sicura sia sangue, di qualcosa dovrà pur nutrirsi, non l’ho mai visto mangiare, al bar non ha preso nulla mentre io divoravo la mia cioccolatina. E domenica verrà. O ma cosa faccio qui? Lascio in bianco? Ma sì, alziamoci insieme, mandiamo a fare in culo la prof e scappiamo in Transilvania o nel tuo piccolo paesino di montagna tedesco. Ha riso. Non è possibile. Percepisce i miei pensieri, non può aver riso dal nulla. Ora mi giro e lo guardo.
“Bevilacqua! Dammi il compito, è la seconda volta che ti becco a copiare dal tuo compagno” urlò l’arpia. “Professoressa in realtà sono io che cercavo di copiare da Beatrice” cercò di salvarla Thomas. “Bene, il nuovo arrivato già nei guai. Dal preside entrambi, subito!”
Alla cortese attenzione dei genitori di Beatrice Bevilacqua: vostra figlia è stata ripetutamente richiamata dall’insegnante di chimica, la professoressa Sforza, ma nonostante gli avvertimenti ha continuato a copiare il suo compagno. La professoressa si riserva di aggiungere che oltre all’atteggiamento, anche il vestiario di vostra figlia non è adatto ad un ambiente scolastico. Se la situazione dovesse continuare, saremo costretti a sospenderla e ciò potrebbe mettere a rischio l’ammissione all’Esame di Stato.
Cordiali Saluti
Il dirigente scolastico
Gianluigi Sforza
“Avresti fatto meglio a bucare, io me lo sentivo” “Sarebbe andata peggio, Anna..poi non stavo copiando, dannata vecchia arpia!” “Sull’abbigliamento hanno ragione, però” “Io mi vesto come mi pare” commentò Beatrice, osservando il suo smalto nero e i suoi manicotti di pizzo in tinta con il corpetto “siamo o non siamo in una democrazia?” “Anche a Thomas hanno scritto uguale?” “Più o meno… Ma poi, dico io, sono una fra quelle con la media più alta in classe, cosa vogliono?” “Che tu la smetta di vestirti come ad Halloween” “No, no, quella arpia ce l’ha con me in particolare per qualche oscura ragione, e suo fratello fa tutto quello che vuole” “Secondo me sei paranoica con le manie di persecuzione, ma sull’ultima cosa non ti do torto” “Poi ti pare di farmi una specie di nota a quattro mesi dalla maturità? Non ho mica più dieci anni” “Bah..” “Anna ti riporto io?” si intromise Giacomo, appena uscito dal bar davanti scuola. “Si, grazie amore. Bea ci vediamo oggi pomeriggio?” “Sono in biblioteca” “Uffa, ma studi sempre!” “No, stavolta ho un appuntamento..” “Oh oh oh oh oh, allora mi devi chiamare appena arrivi a casa” “Perché non vieni a cena da me? Mio padre è ad una cena di lavoro e mia madre è fuori con le amiche per riprendersi da ieri” “Va bene. Otto da te?” “Perfetto”. Beatrice si avviò verso la fermata dell’autobus con l’ipod a palla e Anna montò sulla mercedes del suo ragazzo.
Caro diario, sono seduta come al solito vicino alla finestra, in biblioteca. Fra un quarto d’ora abbiamo appuntamento qui davanti. Non sarò mai abbastanza per lui. Troppo bello, troppo dolce. E poi è un vampiro. Però me lo deve dire! Voglio sapere tutto sul suo passato. Meno dieci. Ho studiato Baudelaire, perché la scuola non è fatta solo di poesie e letteratura? Perché i vampiri si devono nascondere dalla società? Momento di sclero filosofico.
“Beatrice fermati, finiscila” continuava a ripetere Anna all’amica che volteggiava per la stanza facendo ruotare la sua gonnellina di velluto nero. “Sono feliiiiiiiice” “Ma insomma vi siete baciati?” “Si! Si!” “Ommioddioommioddio” anche Anna si alzò ed iniziò a saltare sul divano. “Tutto, tutto, tutto, dimmi tutto… Certo avresti potuto invitarlo qui stasera, io avrei capito” “Ora non esageriamo, ero in coma ti dico!” “Ma state assieme?” “Per sempre e oltre” “Hey Bella Swan fly down e narrami i dettagli” “Oh è stato così meraviglioso, un’estasi mistica, e aveva quella sua giacca di pelle e i capelli spettinati..eh..ohhhhhh” si accasciò sul divano. Anna cercò di soffocarla con un cuscino, ma l’omicidio fu interrotto da una strana vibrazione sotto al sedere di Beatrice. “Cos’è?” disse, mettendo una mano fra i cuscini del divano. “Mi pare un palmare” commentò Anna. “Mio padre si è dimenticato il cellulare a casa… Gli è arrivato un messaggio” “Leggilo, magari è importante” “Hai ragione” rispose impulsivamente Beatrice e aprì il messaggio. “Amore sono un attimo in ritardo. Ele” lesse a voce alta. Anna prese il cellulare, lo posò sul tavolo di cucina e abbracciò l’amica: “Prima o poi ti ci abituerai”. L’estasi mistica era scomparsa tutta d’un colpo.
Caro diario, sono quattro giorni che non vedo Thomas. Da Domenica per essere precisi. Quattro giorni che anelo la sua essenza. Inutile dire che domenica è stato magnifico. Non credevo che una festa potesse piacermi così tanto. Prima di tutto c’è stata quella cosa dei vestiti, eravamo gli unici mascherati. Sembravamo i coniugi Addams senza neanche esserci messi d’accordo. Insomma arriva, con quel suo incarnato pallido, e vedo che nella tasca ha di nuovo la boccettina rossa. Ma la cosa non mi ha spaventato affatto. Anzi. So che sono un po’ strana, ma la cosa mi ha eccitata tremendamente. Non abbiamo bevuto quasi nulla per tutta la sera eppure eravamo ebbri di noi, ballavamo saltando sul divano come dei matti anche se la musica ci faceva schifo. Ci rincorrevamo per la casa sotto gli sguardi increduli di Giacomo ed Anna e quegli altri tre scemi che c’erano lì e si stavano facendo una canna. Poi lui ha avuto quella idea geniale di uscire. Mi ha presa fra le sue braccia e ha fatto tutte le scale ridendo fino al portone. Siamo usciti e faceva abbastanza freddo. Ti giuro è stata una scena da film.
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Alice Rugai è una giovane scrittrice fallita della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Pisa. Grafomane da sempre, ha pubblicato Romanticite con la casa editrice Aletti. Responsabile della sezione Arte e Cultura del quotidiano di moda online MIME, adesso è alla disperata ricerca delle parole giuste, se mai ce ne sono, in prosa. Appassionata di letteratura e di arti in genere, scaricatrice pirata compulsiva di film mezzi sconosciuti e period drama della BBC, spera di poter fuggire presto in erasmus nella patria dei teinomani. Come ogni Alice che si rispetti passa, ma non perde, la maggior parte del tempo fantasticando curiouser and curiouser. Convinta che recitare sia sinonimo di vivere, si intrufola nei palcoscenici da più di dieci anni e non sembra intenzionata a smettere.
Fracesca Croci, soprannominata Skellington per ovvie passioni, attualmente si dedica alla Grafica D’arte all’Accademia di Belle Arti di Carrara, è appassionata di cinema ed arte, di ogni tipo, i suoi miti sono Kafka, Bosch e Giger. Il suo principale difetto è la sua nevrosi e la sua compulsività; non si separa mai da penna e fogli.