Submarine : la strana vita di Oliver Tate e la voce di Alex Turner
Non si sottovalutino mai i film indipendenti, perché sono quelli che sanno regalare le più grandi soddisfazioni agli spettatori. Una frase un po’ azzardata, non c’è che dire, ma anche autentica e sincera, che trova le sue fondamenta in un numero illimitato di produzioni a cui Submarine non
Tratto dall’omonimo romanzo di Joe Dunthorne, il lungometraggio si colloca perfettamente in quella tradizione cinematografico letteraria in cui è possibile trovare da un lato pellicole come About a Boy, e dall’altro romanzi di formazione come Il Giovane Holden. Ispirandosi, per atmosfera e impostazione, proprio al noto romanzo di Salinger, Submarine è una ballata romantica che vede protagonista un tipico adolescente con problemi a relazionarsi con chi ha accanto, la sua famiglia e soprattutto con se stesso.
Submarine offre un protagonista affascinante ed originale, pur nel suo essere un tipico adolescente come tanti altri con diversi problemi, dotato di un grande carisma ed una tangibile sensibilità. La voce fuori campo di Craig Roberts permette di empatizzare con il suo alter ego su schermo con naturalezza, non apparendo mai artificiosa o invadente.
E’ proprio grazie a questo equilibrio interno che la prima fatica del regista inglese riesce nell’ardua impresa di confezionare una pellicola così affine ai canoni che l’accomunano ad altre quanto impossibile da lasciarsela sfuggire. I dialoghi, il montaggio e la sceneggiatura sono tutti elementi curati fin nei minimi dettagli e coerenti con un dramma di formazione che non nutre grandi ambizioni se non quelle di voler narrare per il semplice gusto di farlo e, nel dimostrarlo con un’autenticità di ferro, non si dimentica di cospargere al suo interno piccolezze che lo rendono un unicum nel panorama indie cinematografico recente.
La regione del Galles compone un quadro sullo sfondo perfetto ed in alcune inquadrature tremendamente suggestivo. Sa stupire ed al contempo donare un tocco decadente e malinconico marcato che si rispecchia nei sentimenti del giovane protagonista. Le scenografie sono perciò di grande importanza, perché oltre ad essere manifesti nitidi del luogo e del tempo, sono anche un riflesso del mondo immaginario in cui Oliver vive. Esse rappresentano il fondale adatto di quell’universo in cui cerca di esserne il demiurgo, ma che invece scoprirà, a sue spese, di esserne una semplice marionetta.
Submarine sapientemente cerca di non dipingere un affresco piatto e scanzonato dell’adolescenza del suo protagonista, anzi, fa di tutto per avvicinarsi alle problematiche ed ai sogni infranti di quella particolare età in cui ogni cosa sembra essere alla nostra portata, ma che invece si rivela lontana. Per questo motivo la storia d’amore, i problemi dei genitori di Oliver e il dolore a cui siamo costantemente messi di fronte, non sono che prove a cui siamo chiamati a partecipare e invitati a superare. Ogni cosa ha uno scopo preciso, anche se a noi ignoto, che può essere anche solo per andare avanti, per imparare dai nostri errori o per cercare di ottenere il meglio dal momento che viviamo. Gli atti di bullismo, ribellione e disagio, altro non attestano che per Oliver il mondo ha bisogno di essere cambiato, secondo il suo punto di vista. Eppure non ci vorrà poi molto a capire che è la vita a cambiarti, a renderti diverso, a farti diventare grande.
A supporto di un lavoro tecnico di lodevole fattura, vi sono poi le tracce musicali scritte dal frontman degli Arctic Monkeys, Alex Turner. Sono sei le canzoni buttate giù di suo pugno, inserite nei momenti più importanti della pellicola e che fanno da colonna sonora all’intera opera. Ironicamente simile nell’aspetto a Craig Roberts ed al suo giovane ragazzo inglese che gira per tutto il film con una valigetta ed divisa scolastica, Turner mette da parte il sound che caratterizza la sua band e la collaborazione con l’amico Miles Kane, per prediligere un’acustico dolce e malinconico, che accarezza le immagini senza mai prenderne il posto o lasciare che queste perdano di incisività.
C’è, anche sul lato dell’abbinamento tra ciò che si vede e ciò che si sente, un grande rispetto reciproco e una grande armonia, che assume un valore ancora più marcato quando ci si rende conto che i testi sembrano usciti fuori direttamente dalla testa di Oliver Tate.
Submarine è un esordio d’impatto e d’assoluta qualità, un film tanto umile quanto coraggioso, ribelle e mansueto a seconda del punto di vista con cui ci si approccia ad esso. Estremamente delicato, capace di fare dell’introspezione psicologica del suo protagonista il proprio punto di forza, il lavoro svolto da Ayoade pur non brillando nella sceneggiatura, raccontando una delle tante storie di giovani e tra i giovani, è un’opera imperdibile, dalla quale si fa fatica a staccare gli occhi o annoiarsi.