Episodio VII
Il Risveglio della Forza
Luke Skywalker è sparito.
In sua assenza, il sinistro PRIMO ORDINE è sorto dalle ceneri dell’Impero
e non avrà pace finchè Skywalker,
l’ultimo Jedi, non verrà eliminato.
Con il sostegno della REPUBBLICA,
il generale Leia Organa guida
una coraggiosa RESISTENZA.
Ha un bisogno disperato di trovare suo fratello Luke e ottenere il suo aiuto nel
ristabilire pace e giustizia nella galassia.
Si amino o no La Minaccia Fantasma, L’Attacco dei Cloni o La Vendetta dei Sith, questi restano comunque un intrattenimento necessario ai fini della storia, capaci, nel complesso, di donare un respiro più ampio all’epica fantascientifica cavalleresca che è stata capace di imporsi nell’immaginario collettivo e condizionare non solo un gran numero di persone, ma il Cinema vero e proprio.
E’ stato necessario aspettare un po’ di tempo, quel tanto che è bastato da farci sentire sinceramente la mancanza, se non addirittura la necessità, di rivedere alcuni degli eroi più amati del grande schermo e richiederne a gran voce il ritorno, ma finalmente, sembra proprio il caso di dirlo, possiamo tirare un sospiro di sollievo, poiché, abbassate le luci in sala, ancora una volta, ad entrare trionfanti, sono le straordinarie note di John Williams, capaci di riempire ogni singolo spazio esistente sullo schermo e venire accompagnate da quel titolo a grandezza mastodontica che ha visto, su di esso, posare lo sguardo di ben tre (o quattro) generazioni di uomini e donne, seguito da quell’introduzione a scorrimento sullo sfondo di un cielo stellato ricco di astri lucenti e brillanti come gli occhi di coloro i quali possono godersi ancora una volta il ritorno di
Star Wars : Episodio VII – Il Risveglio della Forza, infatti, ci conduce, ad un primo impatto, in sentieri già esplorarti e riporta lo spettatore in quei luoghi familiari che oggi, dal tocco logicamente vintage, assumono persino un contorno malinconico, riprende le fila dell’epopea creata da Lucas ben trent’anni dopo i fatti accaduti ne Il Ritorno dello Jedi, spianando la strada ad una narrazione che vede una nuova minaccia sorgere dalle ceneri di quello che fu il temibile Impero Galattico, tenuto sotto il pieno controllo da colui che si autoproclamò Imperatore, vale a dire il Sith Palpatine, e dal suo braccio destro: Darth Vader. Tre decenni dopo è il
L’azione si concentra sul pianeta Jakku, dove Rey, una giovane donna costretta a cercare rottami da scambiare con razioni di cibo per ottenere di che vivere, fa casualmente conoscenza con il droide BB8, ove al cui interno si cela un messaggio datogli dal suo precedente padrone, Poe Dameron, ora scomparso. Ai due si aggiunge Finn, un ex assaltatore appartenente alle fila del neo Impero determinato a non combattere più sotto la severa guida del generale Hux, diventando in tutto e per tutto un disertore tra i ranghi del First Order dopo aver assistito ad un massacro di innocenti. I tre dovranno scappare dal pericolo che sembra sempre più stringerglisi attorno, allontanarsi da Jakku e trovare la base della Resistenza, per consegnare al generale Leia il messaggio segreto grazie al quale è possibile rintracciare Luke Skywalker, l’ultimo Jedi rimasto in vita, sparito da anni e cercato sia dalla sorella che da Kylo Ren, un seguace del Lato Oscuro che aspira a diventare come colui che considera pari ad una vera e propria guida e mentore: Darth Vader.
Tornare a parlare di Guerre Stellari non una cosa da prendere alla leggera, poiché è evidente che quel che tocchiamo per molti rappresenta non solo un mero intrattenimento, ma una vera e propria ragione di vita, figlia di un fanatismo tanto estremo da considerare la storia dei Jedi una grande pietra miliare della settima arte assieme a tutto quel che ne consegue. Sebbene, in passato, Star Wars abbia sofferto in alcuni momenti, alcuni dei quali molto di recente se volessimo essere precisi, di numerosi alti e bassi, è innegabile che questa sia una delle poche saghe a rimanere immutata dinnanzi al passare degli anni e, aspetto da non prendere con leggerezza, capace di ottenere un seguito sempre maggiore e costante con l’avanzare delle decadi. Chi, infatti, non si è
Lucas è riuscito ad entrare nel mondo e nella realtà di tutti noi, in parte condizionandola, così come pochi suoi colleghi sono riusciti a fare, e, aspetto ancor più interessante, non ne è mai uscito, quasi come se l’umanità sentisse il bisogno di appropriarsi di una storia come quella narrata in queste pellicole. Eppure, giunti finalmente alla visione di The Force Awakens, non è semplice, vuoi per le altissime aspettative o l’infinito alone di curiosità, porsi davanti al lavoro svolto da J.J. Abrams, da lui co-prodotto e sceneggiato, su cui la Disney ha investito un vero e proprio capitale trasformando il tutto in un’industria in grado di macinare milioni e milioni di dollari e invadendo il mercato globale con numerosissimi gadget di varia natura.
Cos’è, perciò, Star Wars – Il Risveglio della Forza? Un remake, un reboot, o un sequel? Ad un primo impatto sembra tanto il primo, perché situazioni e risvolti narrativi strizzano l’occhio a momenti già visti e con cui è stato possibile familiarizzare fino alla noia, eppure è chiaramente un capitolo inedito e non un becero copia/incolla, il quale si prende persino l’onore e l’onere, data l’occasione, di rilanciare un franchising mai venuto meno nella mente dei fan; ed allora
Non sarebbe stato giusto né tanto meno logico, infatti, aspettarsi un’emulazione di Una Nuova Speranza o degli alti Episodi scritti in passato, sia nello stile che nei contenuti, perché questo non è più il lavoro di George Lucas, ma appartiene ad Abrams ed alla Disney, e per tale motivo, esattamente come ci suggeriscono le prime immagini proposte nei mesi passati, The Force Awakens decide di aprire un nuovo capitolo, una storia inedita che sui fossili ben conservati di quella passata prova coraggiosamente di andare oltre, spingere lo spettatore in luoghi ancora inesplorati, con personaggi mai visti prima e del tutto da scoprire, ricca di paesaggi mozzafiato e scorci spaziali memorabili.
Ovviamente la mitologia legata ad un vero e proprio classico della cinematografia necessità ogni forma di rispetto e per questo, una volta inseriti in quel mondo con cui abbiamo grande dimestichezza, non è poi così banale trovarsi in situazioni o ambienti già vissuti, che vivono al loro interno di echi che piacevolmente risuonano nelle nostre orecchie. Questo Star Wars, non a caso, parte proprio da una premessa semplice, che strizza l’occhio all’originale, Una Nuova Speranza, e nella seconda parte a L’Impero Colpisce Ancora, non tanto per una eccessiva mancanza di idee, bensì per far da collante tra più generazioni, mantenere una coerenza sia visiva che narrativa, e permettere ai giovani, di ieri, ormai adulti, di tornare a vivere determinati
Sarebbe stato sterile e inutile pretendere qualcosa di diverso, perché in fondo la vita ed il grande libro del cinema, così come le grandi storie, ci insegnano che tutto torna sempre sui propri passi, ed ogni cosa non è altro che un ciclo, un lento ripetersi sotto nuove spoglie, ed infatti, se le analogie con l’Episodio IV e V in alcuni frangenti sono palesi, sono altrettanto evidenti numerosi dettagli che fanno di questo Risveglio una parentesi di svolta, un “punto e a capo” capace di amalgamare l’anima di una saga che, se fosse stata stravolta completamente, avrebbe perso ogni motivo di esistere.
Abrams in questa colossale fatica, e scommessa, ha puntato tutto sul fatto di essere lui stesso un grande fan ed un profondo conoscitore delle richieste di coloro che desideravano tanto tornare a vedere un nuovo Guerre Stellari, così, facendo appello all’esperienza ed alle conoscenze di un altro esponente della vecchia guardia, Lawrence Kasdan, ha visto bene di portare a casa un’opera tanto personale, nella regia e nell’impostazione,
L’elemento di maggior interesse, non a caso, che fuori emerge da Il Risveglio della Forza sta nel fatto di essere un capitolo destinato a porre più interrogativi che a servire delle risposte, e laddove nei precedenti episodi si assisteva a pellicole dotate di una conclusione netta, capaci, dunque, di godere di una certa indipendenza, si mostra esplicitamente palese, in questa occasione, l’intento di voler costruire una nuova vicenda strutturata in più fasi, ove ognuna di esse, almeno per il momento, non può vivere per conto proprio, offrendo un finale aperto che spinge lo spettatore ad aspettare l’atto successivo.
In questo modo, J.J. Abrams, dopo due anni e mezzo di lavoro, porta a casa un prodotto complesso, non privo, va detto, di vistosi difetti ed ingenuità, facendosi, ancora una volta, portavoce di quella corrente di personaggi ed autori che, dietro alla macchina da presa, dimostrano di saper avere una consistente dose di talento, sia artistico ed estetico che tecnico.
Il Risveglio della Forza è, di fatto, una gioia visiva per gli occhi, grazie anche ad una fotografia curata a puntino e a delle scenografie suggestive, parte con cinquanta minuti caratterizzati da un ritmo forsennato, costruendo una storia che si concentra principalmente sui nuovi personaggi e ampliando in parte l’universo creato da Lucas, per poi, nel secondo tempo, lasciare spazio a più di una pausa, numerosi momenti rilassati
Riprendendo la storia, parecchio tempo dopo la distruzione dell’Impero, Abrams e gli altri sceneggiatori hanno avuto la possibilità di allestire nuovamente un legendarium capace di alternare dettagli inediti ad altri già visionati, potendo sfruttare la possibilità di riprendere svariati elementi osservati negli appuntamenti precedenti riservandogli un tocco nostalgico, quasi come un bambino che mette mano a vecchi cimeli di famiglia in una stanza segreta scoperta, per puro caso, durante un pomeriggio estivo passato a giocare a nascondino con gli amici.
Così Il Risveglio della Forza apre, con lo scorrere del tempo, uno scrigno di ricordi e frammenti di un passato lontano a cui ricollegarsi e quando cerca di stringersi ad esso decide, con arroganza, di allontanarsene quel tanto che basta per godere di una propria indipendenza, perché quel che è accaduto nella trilogia originale è ormai una pagina di Cinema completamente passata e trascorsa, e nel nuovo secolo, bisogna, innanzi tutto, iniziare una nuova storia, che parli di eroine, e non solo di eroi, che metta da parte l’amore romantico della Hollywood
Quello che, a tutti gli effetti, pare importare, in primis, alla produzione non sembra essere orientato ai risvolti della storia, a volte sbrogliata in maniera fin troppo prevedibile o semplicistica, ma all’empatia che lo spettatore deve provare nei riguardi di chi prende vita in essa. Per questo, dinnanzi alle sviste ed alle lacune, agli scivoloni di sceneggiatura, ed ai soliti interventi a mo’ di deus ex-machina, The Force Awakens riesce comunque a convincere, e lo fa grazie a tutta una serie di piccoli messaggi e punti di vista che J.J. ha volutamente inserito, rendendo il suo film attuale e personale, con forti rimandi al presente, senza far di esso un manifesto politico, ma costruendo pur comunque una critica evidente e servendo al contempo una soluzione dinnanzi a determinate situazioni a cui siamo costretti a vivere tutti i giorni, portate a compimento grazie alla lente dell’obbiettivo ed alla telecamera che, guidata dal suo estro, riesce a far brillare di bellezza ogni inquadratura.
Figlio di una regia più vicina a quella di Steven Spielberg, ove a volte ne diventa palese omaggio, affine persino nel montaggio che nella costruzione delle varie sequenze, che a quella di Lucas (priva di un qualunque pathos degno di nota), Abrams gioca con le inquadrature e fa volare il Millennium Falcon in un vortice di virtuosismi straordinariamente realistici ove il senso di vertigine è possibile avvertirlo persino
Quello che manca, tuttavia, oltre che ad una colonna sonora incisiva, sebbene il tema di Rey sia incredibilmente piacevole e le soundtrack storiche siano comunque presenti, è una voglia di andare veramente oltre, lasciarsi alle spalle quanto già visto, laddove, comunque, ormai rimane palese, fin dalle prime scene, che la produzione Disney e LucasFilm abbia deciso di costruire sulle macerie di quanto aveva costruito Lucas una nuova storia, senza tuttavia prendersi la briga di rischiare eccessivamente, almeno per questo appuntamento, che se da un lato innova, dall’altro si adagia per non pretendere poi troppo dal pubblico a cui è indirizzato, inserendo numerosi elementi e sotto trame a cui, magari repentinamente, non cerca di dare una conclusione precisa.
Al di là degli aspetti puramente tecnici, Abrams è riuscito a tratteggiare le basi di nuovi personaggi che, in un futuro, potranno riservare più di una sorpresa. Kylo Ren non vuole essere un nuovo Darth Vader, non ne possiede né la maturità né il carisma, ma la sua figura resta tanto pericolosa quanto ambigua ed affascinante, caratterizzata da quella debolezza e natura incontrollabile tale da renderlo un antagonista tanto inedito quanto spietato. Rey, così come molte sue “colleghe” in celluloide, nate negli ultimi anni, interpretata dalla brava Daisy Ridley, è un’eroina dotata di carisma e coraggio, vera one-(wo)man-show, molto affine alla corrente delle storiche protagoniste Disney ed i parallelismi, sotto alcuni punti di vista, alla Merida di Brave in più di un’occasione calzano a pennello. Finn rimane, probabilmente, il personaggio più goffo e meno originale della produzione, sebbene possa
Se i giovani attori coinvolti si rivelano come una piacevole sorpresa, purtroppo, lo stesso non si può dire dei volti noti della serie, dato che sia Carrie Fisher che Harrison Ford fanno un’evidente fatica nel tenere sulle spalle non solo il peso degli anni, ma sopratutto le sottili complessità psicologiche e sentimentali dei loro alter ego. Altro comprimario avvolto nel mistero e poco accattivante è il leader Supremo Snoke, che si presenta solo sotto forma di (gigante) ologramma, realizzato interamente in CGI, dietro alle cui sembianze si cela il volto di Andy Serkis, mentre efficace e spietato appare, fin da subito, il generale Hux, incarnazione perfetta di quelli che sono i valori sinistri del Primo Ordine, il cui volto è quello del troppo spesso sottovalutato Domhnall Gleeson.
Arrivati a fare la summa di quanto scritto e nel tirare le somme di questo Episodio VII appare sempre più evidente come Abrams sia riuscito a fare l’impossibile e a dare alla luce una pellicola compatta e ben collaudata, divertente e piena di brio, solida e potente visivamente, rimanendo incagliato in piccole (grandi) sviste di sceneggiatura e buchi nella trama a volte considerevoli, i quali, se non ci fossero stati, avrebbero indubbiamente giovato al tutto, ma talvolta a fare la differenza, in un film come per molte altre occasioni, sono proprio i difetti ed allora siano benedetti i momenti poco riusciti di The Force Awakens, senza i quali non potremmo apprezzare quei bellissimi paesaggi desolati e sabbiosi su Jakku, il lento risorgere di un nuovo Impero dal retrogusto
Per questo motivo e per quel che è già stato detto sopra, il giudizio appare cristallino sull’opera di Abrams, il quale, con coraggio, riscrive la storia, donandole il giusto ritmo e spettacolarità, distrugge in parte il mito per modellarlo, quale demiurgo, a sua immagine, si allinea alla corrente che vede nei blockbuster l’ascesa di eroine femminili particolarmente ben caratterizzate ed affascinanti, piazza qualche (straziante) colpo di scena, pittura un quadro ricco di empatia e estremamente coinvolgente, ove finalmente abbiamo una concreta prova della minaccia dei tanto agognati “cattivi”, e nel far tutto questo cade, consapevole delle proprie scelte e conscio di aver messo le mani su un’opera sacra, tocca terra, per poi, un secondo dopo, innalzarsi con la sua ultima fatica, in un cielo stellato che se non grida a gran voce la parola “miracolo” porge al cinquantenne regista la mano per congratularsi con quanto ha fatto e sia stato capace di fare, perché la “Galassia lontana, lontana…” adesso ha di nuovo motivo di esistere, e di crescere, in modo completamente inedito e originale. Dopo questo “risveglio”, titolo azzeccato in toto, sotto ogni punto di vista, si dovrà aspettare due anni per l’Episodio VIII, e chi può sapere quanto difficile sarà attendere quel 2017, annata in cui, finalmente, ritroveremo i nuovi paladini: Poe, Finn e la bella (e brava) Rey.