Episodio II
L’Attacco dei Cloni
C’è grande agitazione nel Senato della Galassia.
Molte migliaia di sistemi stellari hanno dichiarato
la loro intenzione di staccarsi dalla Repubblica.
Il movimento separatista, capeggiato dal misterioso conte Dooku,
sta rendendo arduo al limitato numero di Cavalieri Jedi mantenere la pace
e l’ordine nella galassia. La senatrice Amidala, ex regina di Naboo,
fa ritorno al Senato della Galassia per votare su una questione cruciale:
la fondazione di un Esercito della Repubblica in appoggio ai Jedi in difficoltà…
George Lucas non è nuovo nella realizzazione di trilogie, lo aveva fatto proprio nelle vesti di sceneggiatore e produttore per gli episodi V e VI di Star Wars, negli anni ’80, ma è nel 2002 che vede profilarsi dinnanzi ai suoi occhi un monumentale duello con la sua persona, la sua creatività e le sue doti tecniche. Si sarà di certo domandato: “sarò all’altezza di fare un secondo film?”. La Minaccia Fantasma, per quanto non esaltante, aveva convinto critica e pubblico, che a gran voce volevano un secondo episodio della nuova trilogia di Guerre Stellari nell’immediato; volevano un lavoro che li sapesse esaltare, far saltare dalla poltrona del proprio cinema di fiducia, che strappasse loro sorrisi e ricordi, che li stregasse e li proiettasse verso quel terzo atto tanto atteso che per vedere sul grande schermo avrebbero dovuto aspettare ben tre anni.
Star Wars: Episodio II – L’Attacco dei Cloni è stato, dunque, il film più difficile da realizzare, o quanto meno lo è stato concettualmente, perché esso non si mostra a noi come un puro episodio di passaggio, anzi, pone le basi per quel che saranno gli avvenimenti
Lucas torna regista, oltre che nella veste di producer e sceneggiatore, e prende la sfida al meglio, girando un film degno degli altri capitoli, nettamente superiore al precedente, ma al contempo non ancora in grado di rivelare il grande potenziale della saga leggendaria.
La storia prende vita ben 10 anni dopo dalla morte di Qui-Gon Giin, sul pianeta Coruscant, ove la senatrice Padmé Amidala, al termine del suo secondo mandato da Regina di Naboo, decide di presentarsi in Senato per dare il proprio voto di sfiducia alla richiesta della creazione di un esercito della Repubblica, per paura che, proprio la nascita di una massiccia forza bellica, possa definitivamente dare il via alla corsa agli armamenti e accendere il conflitto con i Separatisti, alleati ora con il conte Dooku (Christopher Lee), un ex-Jedi molto potente. L’arrivo sul pianeta però non è dei migliori, Padmé sventa miracolosamente un attentato ed in seguito viene messa sotto scorta di due cavalieri Jedi di sua vecchia conoscenza: Obi-Wan Kenobi e Anakin Skywalker. Di fronte alla tensione accumulatasi ed ai rischi che la ex regina di Naboo corre quotidianamente durante il suo soggiorno a Coruscant, Obi-Wan ed il consiglio Jedi consigliano caldamente a
Attack of the Clones è un film particolarmente elaborato, sebbene ad una prima occhiata possa sembrare quasi noioso, se visto con attenzione ci si rende sempre più conto che i tanti rimandi a gli episodi successivi e le molte, nonché importanti, sfumature psicologiche e narrative svolgono qui un ruolo fondamentale. Lucas ed il suo team non smascherano tutti i pezzi del puzzle, ma ogni tanto rivelano piccoli e succulenti aspetti che hanno un loro peso nell’economia della serie; ove oggi un attacco di ira può simboleggiare solo ed unicamente un momento di tensione, domani sarà concime su cui coltivare la follia che abbraccerà Anakin Skywalker, e dove un’idea, per quanto irrealizzabile e totalitaria, in questo film sia solo accennata, magari in un contorno tutt’altro che drammatico, con la visione dei lungometraggi successivi, ci si renderà concretamente conto che invece era un qualcosa da non sottovalutare, un campanello di allarme, un frammento di personalità che poi, una volta maturato, si allineerà coerentemente con la figura del temibile Darth Fener.
E’ proprio qui che sta la potenza de L’Attacco dei Cloni, perché esso è essenzialmente un lavoro che sa attendere, sa pazientare, anche troppo in alcuni frangenti, senza mai lasciarsi andare a duelli o momenti spettacolari che potrebbero distorcere l’attenzione dello spettatore dando una patinata superficialità all’insieme. E’ un lento declino, l’inizio di una rovina che poi troverà la sua totale realizzazione nell’Episodio successivo, per questo e per ben altri motivi che andremo ad analizzare non si può dire che questa volta George Lucas abbia fatto un lavoro mediocre, anzi, proprio nel suo essere non eccezionale, questo atto rivela il grande potenziale,
Come era logico aspettarsi viene dato maggior risalto al giovane Skywalker, colui che dovrebbe essere il prescelto, l’uomo che riporterà equilibrio nella Forza in un momento di crisi. Grazie alla sua relazione con Padmé, Anakin ha così modo di aprirsi, non solo verso quest’ultima, ma anche verso lo spettatore, che impara a conoscerlo, a capire il suo punto di vista e ad avvistare molti di quei piccoli elementi che già da adesso proiettano su di lui l’ombra del Lato Oscuro. Lucas fin da subito ci spiega che Anakin non sarà destinato a diventare un cavaliere Jedi, ma un signore dei Sith, che la sua sorte è dannata oltre che già segnata, ce lo vuole raccontare con le immagini e con le azioni compiute dal giovane padawan, attraverso lo stanco sguardo del maestro Yoda o nelle conseguenze drammatiche dell’ira del ragazzo di Tatooine.
Tutto avviene sotto lo sguardo vigile del suo maestro, Obi-Wan, che purtroppo non capisce appieno la situazione, non si rende conto della gravità e resta cieco all’amore provato da parte del suo padawan e della senatrice, sottovaluta il pericolo che colpirà la repubblica così come tutto il consiglio. Perché, in fondo, Kenobi ha ben altro da fare e non lo si può biasimare, un esercito ad insaputa del consiglio Jedi, è stato creato, di cui ora si può fare un ottimo utilizzo per sconfiggere le armate dei separatisti, ma su cui è bene meditare. E se la battaglia sul pianeta Geonosis è vinta, la guerra è tutt’altro che all’epilogo, anzi, un ombra cala sul pianeta Coruscant, luogo in cui vive il signore dei Sith. La minaccia del conflitto è ovunque, e riprendendo le parole del maestro
I grandi progressi sono stati fatti non solo dal punto di vista narrativo, ma anche visivo, gli ambienti, al contrario dell’episodio precedente, sebbene ancora realizzati al computer ed in netta collisione quando invece sono set naturali, sono comunque curati, credibili ed in più di una occasione suggestivi. La computer grafica fa un ottimo lavoro, sopratutto nella parte finale della pellicola, ove sullo schermo si anima la bellissima ed esaltante battaglia nell’arena dei Geonosiani, che vede Padmé, Anakin e Obi-Wan rischiare la vita, dopo essere stati catturati da Dooku, e combattere contro aberranti specie aliene in attesa di un fortuito salvataggio. Sempre eccezionali le tracce musicali di John Williams, cariche di brio, dai toni epici e drammatici, allegre nei momenti richiesti e potenti all’occasione, sempre e costantemente originali nonché in linea con quel che viene preannunciato sullo schermo,
Star Wars: Episodio II – L’Attacco dei Cloni è un film nettamente superiore al primo, che va oltre la sua natura di essere un traghettatore, un episodio di passaggio che porta lo spettatore alla conclusione di questa nuova trilogia. Lo si apprezza anche per le sue imperfezioni, per le lungaggini, i (pochi) momenti morti, le sviste tecniche e narrative. E’ un momento importante, questo, un’ora cruciale nella saga di Guerre Stellari poiché se ne La Minaccia Fantasma le premesse erano solo abbozzate, o malamente accennate, qui iniziano a prendere piede ed importanza, si comincia a lavorare sui tratti psicologici dei personaggi, si inizia a scolpire quella che sarà poi la base del grande universo nato dalla mente di George Lucas, senza mai, però, abbondare o lasciarsi andare a scelte facili. Il lungometraggio, inoltre, inizia finalmente a strizzare l’occhio ai passati episodi, chiamando in causa comprimari quali Boba e Jango Fett
Con questo secondo capitolo Lucas inizia, come era giusto aspettarsi, a fare sul serio, si prepara per il gran finale e ci proietta ai confini della galassia, immergendoci in complotti, battaglie, amori e avventure ricche di fascino, che sulla carta non vengono sminuite da quelle di Luke Skywalker ed ogni tanto, sembra strano dirlo, nemmeno sullo schermo. Pur non essendo potente come gli altri, lasciando, proprio per come è stato concepito, molte cose in sospeso, la gioia di scoprire cosa accadrà ne La Vendetta dei Sith rimane una volta giunti ai titoli di coda, ma sopratutto, dopo quasi due ore e mezzo, si resta sempre con la curiosità di apprendere cosa possa svelarci questa storia, questa favola per adulti che ha stregato il mondo intero.