Questa settimana “Sounds from the Future” vi parla di uno di quegli artisti poliedrici e ricchi di sfumature. Uno di quegli artisti che ha le idee chiare sul concetto di arte e creatività, soprattutto perché ha avuto forti basi, fornitegli proprio dalla sua splendida famiglia, ricca di ingegno e di tanta cultura. Il padre gli regalò un Commodore 64 (un home computer commercializzato dall’82 al 93) e la madre gli ha trasmesso l’amore per la musica e il ritmo. Chiaramente il nostro ospite non poteva che diventare un producer e un artista di musica elettronica e non solo. Possiede appunto diversi pseudonimi: Fricat, il progetto che lo vede solista con il quale fa una miscela di suoni abstract hip hop uniti alla trap e il beat; gli Apes on Tapes dove suona con gli “agili e scattanti” Shapka e Dyami, un terzetto che passa dal beat fino ad arrivare a sonorità dal sapore amazzonico di bass music. Le “furiose scimmie” sono già molto note e hanno conquistato il panorama elettronico italiano, fino ad esportare il loro sound selvaggio e groove nei festival internazionali che più contano come: il Dancity e l’Elettrowave! Oggi lo si può trovare pure con gli alias di “the MighthJoeYoung” e il “Wasbidge-Council”, progetti che segue quotidianamente e in cui la passione per la musica, il video e il design sono tangibili, a tal punto da non poter non coinvolgere il fan lontano da questi mondi, che riesce subito a percepire professionalità e grande amore per la musica! Oggi vi presentiamo l’intervista fatta a Joe Antani, un musicista, producer e regista che ha scelto le vie prodigiose del sound elettronico! Uni Info News e sopratutto il sottoscritto vi invitano a fare più di un salto sulle sue pagine social e a scoprire le sue sonorità. Quando un artista come Joe ti fa ballare con i suoi ritmi esplosivi e coinvolgenti, allora vuol dire che sta toccando le giuste corde della tua anima. Vi lascio all’intervista e vi do appuntamento alla prossima con la rubrica Sounds from the Future, offerta solo dal vostro Uni Info News.
Joe è un piacere conoscerti, parlaci un po‘ di te e della tua vita da artista.
Piacere mio! Iniziai a giocare con i programmi di sequencing da piccolo, intorno ai 12 anni nel garage di un mio amico che possedeva un Amiga500, dopo qualche anno mi comprai un vecchio campionatore a tastiera con il quale proseguii l’avventura costruendo un piccolo homestudio a casa mia. In seguito arrivarono i pc e passai a quelli. Iniziai ad interessarmi anche al montaggio video. I software mi sembravano funzionare tutti in maniera simile e ciò soddisfaceva la mia curiosità. Andai a studiare cinema a Bologna e conobbi un sacco di gente curiosa come me da cui imparai un sacco di cose nuove.
Parlaci degli albori della tua carriera e dell’incontro con Shapka e Dyami Young, come siete diventati gli Apes on Tapes?
Sempre a Bologna conobbi la Homework, una associazione che organizzava un piccolo festival per musicisti elettronici “casalinghi“. Partecipai alla seconda edizione con il mio piccolo live, poco dopo di me si esibì Shapka, rimasi colpito dal suo live e andai a proporgli di collaborare. Pochi giorni dopo fondammo gli Apes on Tapes. Facemmo uscire un primo EP, su Homeworkrecords, poi un album chiamato ”You open” sempre su Homeworkrecords. Durante il tour di You open, all’Elettrowave a Livorno, nel 2009, arrivò Dyami a farci un’intervista per una radio locale. Io stavo festeggiando la mia laurea e quindi la dipartita da Bologna. Poco dopo tornai in Toscana e mi misi in contatto con Dyami, che conoscevo di vista e fama già da tempo e gli proposi se voleva scratchare su qualche nostro pezzo. Lui accettò e da lì siamo sempre rimasti in tre.
Quanto ha influito nella tua vita musicale la figura di tuo padre? Abbiamo letto nella tua biografia che è un ingegnere…
Mio padre mi ha influenzato dal punto di vista tecnico-strutturale. A sei anni mi regalò un commodore 64 e mi insegnò a programmarlo autonomamente. Da piccolo imparare i linguaggi è facilissimo, ti sembra di giocare. Da lì inizia la mia attenzione verso le macchine digitali: computers, campionatori, sequencers, softwares e videogiochi. Se mi avesse regalato una chitarra penso che la mia storia sarebbe stata diversa (ride). È però mia madre che mi ha passato la passione per il ritmo e la musica. Ha sempre ascoltato musica e comprato dischi, i primi vinili da cui ho iniziato a campionare erano i suoi. Aveva una bella collezione di musica: rhythm and blues, soul, funk, pop anni 60 e 70 francese, italiano e internazionale.
Quando hai deciso di diventare Fricat? E soprattutto perché Fricat? (domanda Marzulliana perdonami)
Decisi di iniziare un progetto solista nel 2013. Volevo provare a prendermi meno sul serio in maniera seria. Decisi Fricat perché nel mio studio ho un dipinto di un mio amico che raffigura il muso di un asino frontalmente. Ogni volta che lo guardavo mi faceva venire in mente una vignetta di un fumetto di Andrea Pazienza dove un personaggio pronuncia la locuzione latina “asinus cum asinum fricat“. Mi piaceva il suono della parola e la sua radice e poi non volevo pensare troppo ad un nome e decisi subito che andava bene. Spesso mi parafrasano con “gatto libero” poiché suona come ”free cat” slangato, alla fine mi piace anche questa evoluzione.
Cosa pensi della musica nazionale e della figura del musicista in Italia, pensi che venga tutelata abbastanza?
Io conosco un sacco di colleghi talentuosi. C’è qualità e voglia di fare ma non mi intendo di figure. Più che tutela ci vorrebbe supporto e aggregazione in maniera ciclica, non tanto dalle istituzioni (ben venga quando aiutano) ma da chi ha voglia di aggregarsi, scambiare, ballare e condividere.
Sappiamo che sei inoltre un motion designer, ci spieghi in cosa consiste?
Mi son sempre piaciuti i video e le animazioni quindi durante l’università imparai a usare i software prima per il montaggio video, poi per la post produzione e poi quelli per motion graphic e animazione. Dopo l’università ho lavorato come videomaker e motion designer presso un’agenzia di zona. Ora lo faccio da freelancer, a volte anche per me. Al momento sono docente di visual design presso lo IED di Firenze.
Che tipo di rapporto hai col cinema? Sappiamo che hai diretto dei video per gli Apes on Tapes…
Verso i 18 anni iniziai ad interessarmi al cinema, vivevo una passione smodata per le tecniche di ripresa, per il montaggio, per gli autori e le storie. Iniziai a provare a fare le mie prime riprese e montarle in premiere. Conclusa la maturità mia madre mi consigliò di andare a studiare cinema al Dams di Bologna. Lo feci e mi laureai. Purtroppo durante quegli anni ho perso gradualmente l’attrazione verso il cinema, probabilmente perché capii che fare cinema costa troppo e i miei interessi erano cambiati. Oggi ho i miei autori e film preferiti, ma guardo i film con difficoltà, non vado al cinema da anni e sotto sotto penso che il mezzo cinema sia un po’ vecchio ed abbia detto tutto quello che aveva da dire. Invidio chi ancora guarda i film in maniera spontanea, io no ci riesco più, li analizzo troppo e preferisco i video e il fatto che oggi chiunque possa essere un regista. Con Cattlestar volevo fare la sigla del mio cartone animato personale, è stato molto bello.
‘Asinum cum Asinum’ prodotto dalla label Sostanze Records, ci parli di questo tuo album e soprattutto del valore che ha per te?
Asinum cum Asinum è il primo EP di Fricat, mi è servito per fare un punto della situazione e mi serviva un punto d’inizio. I ragazzi di Sostanze sono stati gentilissimi e hanno accettato subito l’EP. Poi hanno avuto la ”genialata” di fare le cassette e coinvolgere Grillo e Ra(HellomyNameIsRa). Ora le sonorità di Fricat si sono evolute, ”asinum” è stato necessario per vedere le strade che volevo intraprendere.
Pensi che la Toscana si stia evolvendo dal punto di vista musicale?
In Toscana ci sono un sacco di colleghi talentuosi e infaticabili. In più la regione da quest’anno ha messo a disposizione un bando per supportare le band. Penso sia una cosa molto buona, in ogni caso è sempre consigliabile per tutti (dagli artisti ai fruitori passando per i supporters) una buona dose di coraggio e voglia effettiva di divertirsi, non paventata. Per divertirsi spesso tocca prendere mezzi di trasporto, arrivare in luoghi nuovi e poi ballare e socializzare per ore, pare che non sia da tutti.
Artisti preferiti e a cui ti ispiri?
Sono tantissimi. Da giovane mi ispiravo direttamente ad artisti che ascoltavo, tipo: Prefuse 73, Dabrye, Mf doom, Madlib, Amon tobin, Kruder&Dorfmeister, dj Gruff, Flying lotus, Portishead, Massive Attack, ecc. Oggi cerco di ispirarmi attraverso quello che vorrei far passare, quindi cerco di fare una ricerca personale che spesso è più visiva che sonora. Oggi come oggi ascolto i miei autori preferiti più che altro per rilassarmi e ricordarmi stati d’animo o esperienze vissute.
Che rapporto hai col vinile? Quanti ne hai più o meno a casa?
Non sono mai stato un collezionista, i vinili che ho in casa sono per la maggior parte quelli prodotti dai miei amici e colleghi, la maggior parte mi sono stati regalati. Sono sempre stato molto pirata, da quel punto di vista, non provo molto affetto verso gli oggetti, anche perché spesso li uso talmente tanto che li rovino. Ne ho comunque una decina, forse quindici.
Progetti futuri a cui stai lavorando?
Al momento sto lavorando su un nuovo album degli Apes, un EP e un album di Fricat!! Vi terrò aggiornati!!
Little playlist of Joe:
CreMa- Burbero prod. Apes on Tapes
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