“Nigeria, vai su Wikipedia: 60% del territorio è in mano ai fondamentalisti islamici di Boko Haram, la restante parte Ebola“.
Fu con questa gaffe che il deputato 5stelle Di Battista finì addirittura sul New York Times, in una raccolta delle peggiori bufale dell’anno. Il più popoloso stato africano, lungi dall’essere in mano agli Islamisti, è stato dichiarato Ebola Free dall’ OMS ed oggi, sorprende il mondo con l’elezione – la prima davvero democratica – dell’unico uomo in grado di sconfiggere Boko Haram.
Completato lo spoglio dei voti, la commissione elettorale indipendente ha dichiarato il candidato dell’opposizione musulmano Muhammud Buhari, vincitore delle elezioni. Il presidente della commissione ha specificato che Buhari ha ricevuto 15.424.921 voti, contro i 12.853.162 del presidente uscente Goodluck Jonathan. Quest’ultimo ha riconosciuto la sconfitta e si è congratulato con Buhari.
Sessanta milioni di elettori si erano recati alle urne il 28 e il 29 marzo per le elezioni presidenziali e parlamentari, forse le più importanti della storia recente del Paese. I candidati favoriti rappresentanvano eloquentemente i problemi e le contraddizioni della società Nigeriana. Goodluck Jonathan – cristano, presidente in carica e in cerca della rielezione – incarna la metà più ricca della popolazione, concentrata nel sud del paese. Lo sfidante, Muhammud Buhari – musulmano, dittatore negli anni ’80 ed ex generale di stato maggiore dell’esercito – rappresenta l’altra metà della popolazione, quella di confessione islamica, più povera e residente per lo più nel nord della Nigeria.
È in questo contesto sociale e politico che vanno inquadrati i risultati elettorali ed anche la nascita, nell’ormai 2002, di Boko Haram, l’organizzazione terroristica che semina il terrore nel nord del Paese.
Sotto l’amministrazione Jonathan, lo sfruttamento da parte dei cristiani delle risorse situate nel nord del paese e la mancata ridistribuzione della ricchezza, hanno acuito le contraddizioni di una nazione in rapida, quanto diseguale, crescita. Il fenomeno Boko Haram si sviluppa, degenerando, proprio sull’onda del dissenso contro i soprusi e la corruzione dell’amministrazione nelle aree a maggioranza islamica ed esplode nel 2009/2010. Gli Islamisti, oramai “alleati” di Daesh sono responsabili dei crudeli attacchi nei giorni del voto, assassinando 43 persone, di cui 21 per decapitazione. In virtù del pericolo di attacchi dei fondametalisti, Jonathan ha tentato di rimandare le elezioni il più a lungo possibile (sei settimane), temendo anche, a ragione, di non essere riconfermato.
Jonathan non ha saputo far fronte né al terrore, né alla corruzione affligge il Pease. Per queste, e per altre ragioni, il popolo l’ha punito, eleggendo, per la prima volta nella storia democratica del paese, un candidato dell’opposizione.
È questo, ciò che soprende. Tra attacchi degli islamisti nel nord del paese e brogli elettorali, tra teste mozzate e minacce, sorprende osservare milioni di persone che si accalcano ai seggi per decidere il futuro della propria nazione. Sorprende che, nelle avversità, non abbiano avuto paura e che si affidino alla politica e alla democrazia per tentare di risolvere i proplemi che attanagliano il Paese. Sorprende questo entusiasmo democratico, al quale noi, non siamo più abituati.
Lamberto Frontera
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