21 Novembre 2024

L’idea del presente articolo nasce da un romanzo intitolato, appunto, “Dieci donne” scritto dall’autrice sudamericana Marcela Serrano, che ho avuto il piacere di leggere l’estate scorsa.

Suddiviso in dieci capitoli, il romanzo racconta dieci storie di donne (o meglio, nove donne più una) che sono state messe duramente alla prova nella loro vita.


Talune hanno subito gravi abusi, sia fisici che psicologici; altre hanno dovuto lottare per affermarsi in un mondo troppo acerbo per considerare la donna uguale all’uomo.

Ogni storia racchiude in sé un mondo di ombre e soprusi, che riesce a venire alla luce grazie all’incontro con Natasha- la decima donna-  una psicoterapeuta che aiuta le sue nove pazienti a convivere con i traumi del passato.

Che cosa hanno in comune queste storie?

Nonostante la diversità che contraddistingue ogni racconto ma, soprattutto, la diversa estrazione sociale di ogni protagonista, ognuna di loro riesce a sopravvivere al male subito, mostrando una forza sovrumana, di cui neanche loro erano a conoscenza di possedere. In altre parole, “Dieci donne” esalta la bellezza, il coraggio e, soprattutto, la difficoltà di essere una donna che vive in un mondo per certi aspetti tutt’ora ancorato al patriarcato.

Come accennato nell’introduzione, questo romanzo è stato per me oggetto di riflessione nonché di grande ispirazione.

Mi sono chiesta: la resilienza del sesso femminile è un’idea puramente astratta o vi sono, all’interno della società contemporanea testimonianze concrete della voglia di combattere di una donna, nonostante gli abusi subiti?


Non ho dovuto pensarci molto per arrivare ad una risposta affermativa.

Ecco, dunque, l’oggetto del mio articolo: nove donne che sono sopravvissute a gravi traumi, come la violenza o il tentato femminicidio, e che sono riuscite a costruirsi una nuova vita, a discapito delle enormi cicatrici che, purtroppo, porteranno sempre con sè.

Nove guerriere rappresentano un monito nonché il simbolo della battaglia alle violenze di genere.

Purtroppo, devo precisare che la Giornata contro la violenza sulle donne (celebrata lo scorso 25 Novembre 2020) ha evidenziato il numero ancora spaventosamente alto di casi di  violenze di genere perpetrate nel nostro Paese, ben lontano dal breve elenco di sopravvissute sul quale ho inteso porgere la mia attenzione.

Avv. Lucia Annibali

La storia di Lucia Annibali (avvocato) viene messa in risalto quando il suo ex fidanzato, Luca Varani, assolda due uomini affinché si introducano nell’abitazione della donna per gettarle addosso dell’acido al suo rientro a casa.

Secondo il Varani, Lucia doveva essere punita perché aveva rivelato la loro relazione ad Ada, fidanzata con il Varani e dal quale aspettava un bambino.

Da precisare che neanche Lucia era a conoscenza che Luca Varani avesse una relazione con un’altra donna, in quanto egli stesso aveva definito Ada come una sua ex fidanzata.

Così, egli incarica due uomini (Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj) per introdursi nell’abitazione della donna la sera del 16 aprile 2013 per aggredirla con l’acido, sfregiandole il volto.

Con la sentenza emessa il 10 maggio 2016, la Corte di Cassazione ha condannato Luca Varani alla pena detentiva di venti anni per i reati di stalking e tentato omicidio, e a dodici anni di detenzione gli esecutori dell’agguato.

Chi è oggi Lucia Annibali?

Sono passati già sette anni da quella terribile sera del 2013: dopo 17 interventi, le cicatrici sul volto di Lucia sono ancora visibili.

Ciononostante, Lucia è sopravvissuta al suo carnefice e ha ricostruito la sua vita partendo dalle macerie: ormai da anni, lotta in prima linea contro la violenza di genere, invitando le donne a “non cedere al ricatto di chi vi fa soffrire”.

L’8 marzo 2014, l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le ha conferito il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica.

 Gessica Notaro

E’ il 10 gennaio 2017 quando l’ex fidanzato, Edson Tavares, le sfregia il volto con l’acido procurandole diverse lesioni al volto e causandole la perdita dell’occhio sinistro.

La loro relazione era terminata nella primavera del 2016, a causa del comportamento troppo irascibile e connotati da una gelosia patologica da parte del compagno.

Condotta, peraltro, che era già stata segnalata da Gessica alle autorità competenti, una prima volta con una denuncia per minacce ed una seconda per atti persecutori.

A seguito dell’episodio del gennaio 2017, Edson Tavares è stato condannato dalla Corte d’appello di Bologna alla pena detentiva di 15 anni e 5 mesi per il reato di stalking.

Ad oggi, Edson Tavares si dichiara innocente.

Chi è oggi Gessica Notaro?

Oltre ad essere diventata il simbolo della violenza contro le donne, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella le ha conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Non solo: Gessica è riuscita a tornare sul palcoscenico.

Nel 2017, è stata ospite della trasmissione Miss Italia dove ha raccontato la sua terribile storia. Nel 2018 è tornata a calcare le passerelle, sfilando per la “Maison Gattinoni,” diretta da Guillermo Mariotto.

Infine, nel 2020 è stata ospite al Festival di Sanremo dove si è esibita cantando una canzone scritta da Ermal Meta intitolata “La faccia ed il cuore”.

 Avv. Giovanna Fava

Giovanna Fava è un avvocato di Reggio Emilia, iscritta all’albo dal 1981.

Giovanna Fava non è la protagonista di una storia di violenza ma lo diviene poiché assiste la sua cliente, Vjosa, nel procedimento di separazione consensuale.

Il giorno dell’udienza, tenutasi il 17 ottobre 2007, il marito di Vjosa si reca in tribunale, armato di due pistole, e colpisce sia la moglie, ferendola mortalmente, sia il difensore che, fortunatamente, sopravvive nascondendosi nella camera di consiglio.

L’aggressore viene raggiunto da un colpo di pistola di un carabiniere.

Nonostante l’accaduto, l’Avv. Giovanna Fava ha continuato ad esercitare liberamente la professione forense, dando assistenza legale alle donne in difficoltà.

A seguito della sparatoria, il tribunale di Reggio Emilia ha ritenuto opportuno dotarsi di metaldetector all’ingresso affinché simili episodi non potessero più ripetersi.

Lidia Vivoli

La vicenda di cui Lidia è stata purtroppo protagonista è forse una delle più agghiaccianti degli ultimi anni.

La notte fra il 24-25 giugno 2012, Lidia viene aggredita dal compagno, Isidoro Ferrante,  e sottoposta ad un sequestro di tre ore.

In particolare, mentre la donna dorme, lui la aggredisce colpendola sulla testa con una padella. Inizia una colluttazione fra i due, nella quale Lidia viene ferita con delle forbici da cucina, il primo fendente sullo zigomo ed un secondo al coccige.

Dopodiché, l’aggressore tenta di soffocarla con il filo dell’abat-jour, per poi prenderle la testa e sbatterla più volte contro il letto ed il comodino.

La follia omicida culmina con un ulteriore fendente al basso ventre della donna.

Stremata, Lidia riesce a liberarsi dalla morsa del suo carnefice il quale fugge, lasciandola immersa nel suo sangue.

L’uomo viene condannato a 9 anni per tentato omicidio e sequestro di persona, ma sconta solo 5 mesi in carcere. Tornato libero, tenta nuovamente di aggredire Lidia, spaccandole il labbro.

E’ solo con la denuncia per stalking che Isidoro Ferrante fa nuovamente ingresso in carcere.

Chi è oggi Lidia Vivoli?

Non solo Lidia è riuscita a costruirsi una nuova vita sentimentale con un uomo che la ama davvero e dal quale ha avuto due figli, ma ha lottato affinché il problema della violenza sulle donne fosse portato al centro del dibattito politico-istituzionale.

Con una petizione da lei indetta sulla piattaforma change.org– ed alla quale hanno aderito 151 mila persone– è riuscita a far introdurre all’interno del c.d. “Codice Rosso” l’aumento del termine per denunciare i maltrattamenti subiti: una donna può denunciare le violenze subite nel termine di dodici mesi e non di sei, come accadeva nella normativa previgente.

Nel 2018, Lidia ha ricevuto il Premio Coraggio, manifestazione tenutasi a Palermo.

Lucia Panigalli

Nel maggio 2010 Lucia denuncia l’ex compagno, Mauro Fabbri, che tentò di ucciderla, aggredendola con un coltello.

L’uomo viene condannato ad anni otto e mesi sei di reclusione. La pena viene diminuita per la buona condotta del reo il quale, però, dal carcere commissiona l’omicidio della donna ad un sicario il quale denuncia il fatto.

Il processo non riesce a proseguire e nessuna imputazione viene formulata a carico di Mauro Fabbri, tornato in libertà.

Attualmente, Lucia Panigalli continua a condurre la propria vita ma sotto scorta.

La donna, infatti, vive con la paura che il suo carnefice possa nuovamente attentare alla sua vita. Lucia però non tace: racconta a gran voce la sua storia, spesso ospite in trasmissioni televisive affinché il suo caso abbia le attenzioni che merita.

 

Martina Murgile

Il coraggio di Martina l’ha portata a denunciare le violenze subite dal marito, lo scorso febbraio 2018.

Più volte è stata oggetto di violenze fisiche da parte dell’uomo, culminate nel ricovero ospedaliero per gravi lesioni. La donna infatti, oltre ad essere stata picchiata, è stata costretta ad ingerire dell’acido muriatico che le ha causato gravi lesioni al cavo orale.

Durante il ricovero, Martina ha lanciato un appello “Aiutatemi a ricostruire la mia vita!”, che ha dato vita ad un vero e proprio movimento, soprattutto sui social “Martinasiamotutte”. Inoltre, ha richiesto esplicitamente che fossero pubblicate foto che ritraessero il suo volto dopo l’ennesima aggressione.

La sua battaglia è supportata dal centro anti -violenza Onda Rosa di Nuoro.

Nadia Nunzi

Tossica: così Nadia definisce la relazione instaurata all’età di 27 anni con il suo ex compagno.

All’epoca lei fa la barista in un locale, lui la nota e, quotidianamente, si presenta sul luogo di lavoro chiedendole infine di uscire.

Fra i due si instaura una relazione. Sin da subito, Nadia nota una certa insistenza da parte di lui a conoscere tutti i dettagli del suo passato e non tarda a rinfacciarglielo ogni volta che si presenta l’occasione. La gelosia incomincia a farsi strada e Nadia, progressivamente, non ha più alcun potere sulla propria vita.

Ma Nadia reagisce e decide di lasciarlo.

Ma non è così semplice.

Lui la rinchiude in una stanza e la picchia.

A questo punto, Nadia non ha altra scelta che denunciarlo: così facendo, riesce definitivamente a liberarsi dell’uomo che diceva di amarla, non come donna bensì come prigioniera.

Oggi Nadia Nunzi è una donna libera.

 Maria Antonietta Rositani

La triste vicenda di cui Maria Antonietta è stata purtroppo vittima è molto recente, in quanto verificatasi il 12 marzo 2019, quando l’ex marito, Ciro Russo, ha tentato di ucciderla bruciandola viva.

Maria Antonietta è stata ricoverata presso il Centro Ustionati di Bari, dove è stata trattenuta per i successivi venti mesi, durante i quali l’equipe medica ha lavorato duramente per salvarle la vita.

Fortunatamente, Maria Antonietta è riuscita a fare ritorno a casa

dalla sua famiglia, a Reggio Calabria, dove è stata accolta con immenso calore da tutta la città.

Ciro Russo è stato condannato alla reclusione di anni 18 per tentato omicidio.

Maria Antonietta gode del sostegno del comitato istituito in suo onore il quale si è fatto promotore di una legge regionale che istituisca una tutela, anche economica, alle donne vittime di violenza.

Maria Chiara Tonelli

Maria Chiara ha solo 24 anni quando il marito, Youssef Mezark, tenta di ucciderla gettandole dell’acido addosso.

L’uomo era già noto alle autorità competenti come soggetto violento e si trovava in stato di latitanza dopo essere fuggito dagli arresti domiciliari.

Maria Chiara accetta di incontrare il marito, quel sabato sera del 2008, incontro che risulterà fatale per la sua vita:  l’uomo la aggredirà con l’acido.

La donna viene ricoverata all’ospedale di Trento, riportando gravi ustioni alle mani, spalle, schiena e volto.

Youssef Merzak riesce a fuggire dal Paese.

Di lui non si hanno più tracce fino al 2012, anno in cui viene arrestato dalla polizia belga ed estradato nuovamente in Italia, dove gli era stata comminata la pena di anni 27 e mesi 9 di reclusione, tutt’oggi in corso.

E la decima donna?

Natasha, la decima donna del libro, riesce ad aiutare le sue nove pazienti attraverso la terapia.

Per quanto mi riguarda, auspico che questo articolo possa infondere coraggio a chi è vittima di abusi a denunciarlo alle autorità competenti e, allo stesso tempo, possa dare speranza a tutte coloro che hanno avuto la forza di chiedere aiuto allo Stato di poter andare avanti, nonostante il calvario a cui sono state sottoposte.

Concludo con un desiderio: vorrei che il ruolo della decima donna, non fosse unicamente riconducibile nell’emisfero femminile in quanto ciò che essa rappresenta, vale a dire coraggio, empatia, speranza, determinazione non sono caratteristiche riconducibili ad un sesso in particolare bensì nell’intero genere umano.

SOPRAVVISSUTE: STORIE DI DONNE ABUSATE
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SOPRAVVISSUTE: STORIE DI DONNE ABUSATE
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Il presente articolo ricostruisce le storie di nove donne italiane che sono state vittime di atti di violenza o tentato femminicidio da parte dei loro partners e della loro lotta per ricostruire le proprie vite.
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Chiara Maccioni

Laureata in Giurisprudenza presso la Facoltà degli Studi di Pisa.
Praticante Avvocato.

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