Il fischio finale, poi il gelo e la gioia dei tifosi portoghesi.
Le lacrime a Torino, quelle di chi è arrivato a un passo dal realizzare un sogno, non il più grande, ma nemmeno il più insignificante, per poi vederlo sfumare nella rassegnazione generale.
Una finale europea in casa, non di Champions, ma di Europa League, un trofeo che in questo periodo vale molto di più di quello che sembra. Intanto è un titolo, sarebbe stato il secondo di un’ottima annata per i bianconeri, con lo scudetto già in tasca (il terzo consecutivo dell’era Conte), poi erano le stesse circostanze ad aumentarne il valore, visto che la finale si giocherà a torino, nello JUVENTUS STADIUM, un luogo caro a chi ha nel petto un cuore juventino che batte.
Però nulla, la festa la fa il Benfica, squadra sottovalutata e ben organizzata nel gestire il vantaggio del Da Luz, che ha avuto il merito di prefiggersi un obiettivo e di raggiungerlo nella trincea nemica, davanti ai supporters avversari, ora più che mai ammutoliti e rammaricati. Bisognerebbe fare un accenno al ranking, al sempre più vicino sorpasso del Portogallo all’Italia in Europa, ma non lo facciamo per ora, poiché questi discorsi andrebbero fatti in un paese dove il tifo nelle competizioni europee è omogeneo, nazionale e solidale.
Purtroppo per ora non è così. Quindi consoliamoci con un’annata mediocre in europa per le squadre italiane, con il nostro sempre più basso ranking europeo e con la nostra cultura sportiva, la peggiore di sempre. Del resto è noto che in Italia tira più un pelo di Benfica che un carro di zebre…