[schema type=”book” name=”Il deserto dei Tartari” author=”Dino Buzzati” publisher=”Mondadori ” paperback=”yes” ]
Il sergente Drogo è il protagonista di questo romanzo di Dino Buzzati, che ci mostra con un abile trasposizione la vita che molti avranno: senza troppi orpelli, senza slanci eroici e che finisce nella mediocrità proprio nel momento in cui potrebbe ottenere la fama.
Chiunque si avvicini a “Il Deserto dei Tartari” di Buzzati si può rispecchiare nel protagonista: un uomo comune, che probabilmente avrebbe vissuto nell’anonimato anche se non fosse finito alla Fortezza Bastiani, perché il suo destino è quello di non essere.
La trama è semplice e il libro si muove lungo le stagioni insieme al protagonista, Drogo, risucchiandoci in una storia lineare senza grandi colpi di scena riesce comunque a infonderci un senso di ansia e di continua attesa. Questo perché ci mette davanti a una realtà che tendiamo a nascondere a noi stessi: non tutti sono destinati a passare alla storia.
Quando il giovane tenente arriva alla fortezza sembra quasi volerne fuggire subito, come se capisse che lì dentro lo aspetta una misera esistenza, ma alla fine come molti altri cede alla tentazione della fama e così entrerà a far parte di un universo da cui non riuscirà più a separarsi, tant’è che quando potrà tornare a casa in licenza non troverà più nessun appiglio nella realtà di tutti i giorni e tornerà alla Fortezza quasi sollevato.
L’uomo per natura ha bisogno di regole e di quotidianità e, allo stesso tempo, si ha bisogno di speranza: speranza rappresentata dall’attacco dei Tartari, che non si vedono da millenni ma della cui esistenza, ovviamente, nessuno dubita. Per questo tutti i personaggi attendono il loro momento glorioso (senza far nulla per procacciarselo) facendo passare i giorni e consumando così la propria esistenza.
Così la morte di Drogo arriva nello stesso istante in cui la gloria bussa alla porta: divenuto Maggiore e vicecomandante della Fortezza è vecchio e malato e così all’arrivo dei Tartari tanto atteso viene fatto trasferire in un anonima locanda per far posto a nuove e più forti forze armate.
E qui capisce che se nella vita non ha potuto avere la gloria almeno nella morte deve avere la dignità e per la prima volta sembra realmente scegliere.
Buzzati con questo libro mette su carta le sensazioni e i destini di milioni di persone, che continuando a bruciare nell’attesa di un evento, di una novità che non sembra mai presentarsi e rimane dietro l’angolo a dirci che basterebbe allungare un braccio per raggiungerla. E la sua ombra proiettata ci rimanda al sogno, all’irrealtà mentre l’esistenza passa e noi sembriamo non accorgercene
E Buzzati sembra volerci dire che così come Drogo noi dovremmo scegliere la dignità per superare l’esistenza, senza abbassarci moralmente per avere il nostro “quarto d’ora di celebrità” come sosteneva Andy Warhol. Sembra dirci che è meglio rimanere anonimi e preservare la nostra figura, così come il protagonista che mai sembra cedere al rancore, alla rabbia o alla frustrazione, nemmeno quando si rende conto che la sua esistenza non ha avuto senso.
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