Sherlock : La nostra intervista a Natasha O’Keeffe, “L’Abominevole Sposa”
Dopo aver visionato lo Speciale Sherlock, passato in un primo momento dalla BBC il 1° di Gennaio sui piccoli schermi del noto canale inglese, al cinema, la scorsa settimana, abbiamo avuto l’occasione di intervistare uno dei personaggi cardine di questo appuntamento dalle tinte vittoriane che è riuscito a conquistare i favori della critica e del pubblico. Abbiamo scambiato due parole, infatti, con Natasha O’Keeffe, colei che nel lungometraggio “The Abominable Bride” interpreta proprio la Sposa, la signora Ricoletti, di cui ancora tanto si parla nel web e tra i fans più sfegatati dello show, l’emblematica figura che sta al centro dell’indagine e rappresenta il cuore pulsante della puntata. Emelia Ricoletti, che in un primo momento viene data per morta, suicida, torna in vita per mietere altre vittime e seminare il panico tra le strade di Londra, starà a Sherlock Holmes ed al suo assistente John Watson fare luce su questi drammatici eventi. Di seguito troverete l’intera intervista rilasciata sulle nostre pagine da Natasha O’Keeffe, prima tradotta interamente in Italiano e poi riportata in Inglese. Per concludere, abbiamo deciso di riportare un frammento della recensione legato all’episodio Sherlock – L’Abominevole Sposa, che potrete leggere e consultare per intero nei nostri archivi e nella sezione Cinema e Cultura.
Intervista a Natasha O’Keeffe
Salve Natasha, come prima domanda vorrei chiederle cosa ha provato una volta saputo che avrebbe recitato in una serie tv famosa come quella di “Sherlock”, (sebbene sia già stata coinvolta in “Misfits”)?
Ero molto felice. Sherlock e’ una serie fantastica. Per la mia audizione dovevo interpretare un pezzo lungo neanche una pagina, e non avevo idea che fosse la parte dell’Abominevole Sposa stessa! Una bella sorpresa davvero.
Ha incontrato Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, o altri colleghi durante la registrazione dello “Speciale di Natale”? Cosa si prova a prendere parte ad un set famoso come quello di Sherlock?
Si, li ho conosciuti. Sono tutti molto gentili e amichevoli e mi hanno fatto sentire a casa anche mentre ci preparavamo nell’area del makeup al mattino! Non ero mai stata su un set con tanti fans che aspettavano fuori per cosi tante ore per vedere Benedict Cumberbatch anche solo per un attimo. Le “Cumberbitches”, no? E’ cosi che si chiamano, giusto? Quella e’ stata davvero una cosa nuova a cui assistere.
Mark Gatiss e Steven Moffatt, i creatori di questo telefilm, le hanno dato qualche indicazione precisa per l’interpretazione del suo ruolo? Oppure ha caratterizzato lei “La Sposa” in ogni suo aspetto?
Il direttore Douglas Mackinnon mi aveva consigliato di guardare qualche horror della Hammer Film Productions… Ricordo di aver visto “Dracula”! In sostanza, mi disse che piu’ grandi erano i personaggi, piu dovevo ispirarmi nella recitazione. Cosa, a pensarci, davvero divertente da interpretare
Anche se il suo personaggio appare per poco tempo rappresenta il cuore dell’episodio. E’ stata affascinata dalla figura di Emelia Ricoletti?
Come ho detto prima, non avevo idea che in effetti stavo facendo l’audizione per la parte dell’Abominevole Sposa, perché la produzione di Sherlock tiene tutto molto top secret. Quindi e’ stata una bella sorpresa quando ho ricevuto la sceneggiatura e ho letto il titolo “L’Abominevole Sposa” sulla copertina! Mi e’ piaciuto il modo in cui il mio personaggio si e’ “rivelato” nel corso dell’episodio e come, passo dopo passo, gli spettatori si sono resi conto che le sue azioni erano frutto dei suoi ideali.
“L’Abominevole Sposa” parla alle donne e di una “guerra” (citando Gatiss) che l’uomo è destinato a perdere nei confronti del sesso femminile. A distanza di duecento anni dal racconto, secondo lei, come è considerata, oggi, la donna nel mondo dello spettacolo?
Le parole “show-business” mi rimandano subito a “Hollywood”, ma non penso di far parte di quella scena. Nella scena hollywoodiana, pero’, recentemente e’ stata posta sotto i riflettori la questione dell’uguaglianza della paga di attori e attrici, che alla fine e’ stata riconosciuta. Ora mi sembra un momento interessante per vedere se la cosa avra’ un seguito. Dubito, pero’ che una cosa del genere possa cadere nel dimenticatoio.
Oltre alla trama thriller, la storia dello Speciale Natale sembra contenere una grande morale, un insegnamento che i primi a impararlo sono proprio Sherlock Holmes e Watson. Secondo lei, questo aspetto “ribelle” e femminista è arrivato anche al pubblico?
La sposa e’ stata teatrale nella sua natura ribelle, direi, insieme alle altre “spose” che hanno preso parte. I tempi vittoriani erano molto diversi per la donna, rispetto a quelli di adesso. La performance che questi personaggi hanno fatto nello show puo’ certamente essere considerata di natura ribelle e femminista.
Cosa pensa della decisione di voler ambientare la storia nell’epoca Vittoriana? Periodo in cui sono ambientati i romanzi di Conan Doyle. Ha, questa atmosfera, contribuito a enfatizzare alcune sequenze drammatiche?
Penso che sia stata una gran bella decisione. In fin dei conti, era un episodio speciale. La sua trama era legata allo Sherlock moderno e la sua “mente” e’ stata ovviamente quella di Gatiss e Moffat. Insomma, e’ cambiato qualcosa! Mi e’ anche piaciuto il modo in cui l’episodio si e’ differenziato da molte serie ambientate in quel periodo. Non era pieno di gente che sorseggiva te’ e si lanciava sguardi timidi!
In base alla sua esperienza, avendo partecipato anche a lungometraggi, che differenza c’è tra una serie tv e un film? C’è un lavoro diverso o una diversa preparazione?
Il tempo e’ la grande differenza tra cinema e tv. Sicuramente c’e’ piu’ tempo quando si gira un film. Detto questo, dipende davvero dal budget riservato ad ogni film. Ma in definitiva si, in un giorno di televisione si gira di piu e il tempo e’ meno. Do comunque lo stesso valore alla preparazione per entrambi. C’e’ sempre una certa preparazione da fare per un personaggio, anche se e’ qualcosa di molto semplice, come leggere le tue battute.
Lei ha recitato in “Sherlock”, “Misfits”, “Dottor Jekyll and Mr Hyde”, produzioni molto diverse tra loro. Le piace questa diversità nel suo lavoro? Andare da una storia completamente diversa da un altra, da un set ad un altro set?
Amo cambiare. La mia idea e’ di avere una carriera piu varia possibile. E’ il mio obiettivo.
Ultima domanda: La sua interpretazione ne “L’Abominevole Sposa” è particolarmente ispirata e affascinante. Il suo personaggio sembra tanto bello quanto dannato. Ha la grinta di Uma Thurman in Kill Bill di Tarantino. Se Moffatt e Gatiss le chiedessero di tornare a interpretarne un altro co-protagonista, sempre per la serie tv Sherlock, a lei accetterebbe?
SI.
E grazie per aver messo la Sposa di Uma Thurman e me nella stessa frase. Uma e’ una eroina per me, cosi come il suo personaggio in Kill Bill.
Two Words with Natasha O’Keeffe, “The Bride” of the Special Sherlock
Hello Natasha. Thanks for your kindness and consideration. The first thing I would like to ask you is: how did you feel when you knew about your role in such a famous tv-show as “Sherlock”? I know you also took part in “Misfits”, but finding out you got the part in “Sherlok” must have been exciting, right?
L’Abominevole Sposa, di fatto, è un thriller che, nella sua veste più estetica, potrebbe realmente essere stato scritto da Conan Doyle, poiché ne ricalca, sotto molti aspetti, le dinamiche ed i processi, sia quando si tratta di prendere in considerazione determinati passaggi narrativi, sia quando siamo messi di fronte a tutta una serie di passaggi logici importanti per la soluzione del caso al qualeSherlock e Watson sono messi di fronte.
Come ogni racconto vittoriano che si rispetti, Gatisse Moffatt sono stati incredibilmente furbi nel dare una sfumatura di mistero e sovrannaturale rispetto alle altre puntate, giocando sapientemente con le scenografie e lo sfondo storico a loro disposizione. Il fantasma della Sposa, morta suicida dopo un raptus di follia, appare e miete vittime tra le fila dell’alta società inglese, Scotland Yard sprofonda nel caos eLestrade è costretto a chiedere aiuto allo scaltro detective privato ed al suo instancabile aiutante. Holmes, da prima scettico, con il complicarsi delle dinamiche, decide di accettare il caso, convinto che qualcosa di oscuro, ma al contempo concreto e reale, stia lentamente venendo alla luce, dando vita ad una guerra che vede coinvolta l’umanità intera.
Dimenticati i taxi neri con la targa luminosa, e messi da parte il London Eye sullo sfondo con le sue luci pirotecniche o il gran chiasso del cuore di Londra, così come le luci di Piccadilly Circus o i grattaceli nel cuore della City, The Abominable Bride è un tuffo nel passato dal sapore puramente retrò e nostalgico che riesce, tuttavia, a rimanere impresso e colpire sotto ogni suo punto di vista. Il 221 B di Baker Street, che non vede, dinnanzi a se, passare macchine o autobus, ma carrozze trainate da cavalli, trova, nel suo ritorno alle origini, una sfumatura inedita ed al contempo originale a cui si fa l’abitudine istantaneamente. Coloro, infatti, che hanno amatoSherlock e che restano suoi fedeli appassionati, non avranno a disposizione che un lauto banchetto con cui festeggiare il ritorno di un anti-eroe reso celebre dalle annotazioni di Watson ed idolatrato fino all’inverosimile.
Questo episodio in costume rivela fin da subito un forte senso dell’ironia, avvertibile attraverso brillanti battute e dialoghi meta-letterari, con cui sa inscenare siparietti di vita londinese che dimostrano la dimestichezza, con il materiale di partenza, dei suoi creatori e sceneggiatori. Sherlock è un eroe, il popolo ha bisogno di lui, ma è proprio lui, in primis, a dover fare i conti con la figura che il suo assistenteWatson a creato e che, sulle pagine dello Strand Magazine, raccoglie centinaia di consensi e plausi; i casi, ormai scritti in nero su bianco su i diari del dottore, affascinano la gente, la convincono a credere in una persona risoluta, ma pur comunque generosa verso i problemi che attanagliano il prossimo. In tutto questo c’è solo un piccolo intralcio: Sherlock non è esattamente come viene descritto (o illustrato) nei celebri reportage dei giornali o nelle illustrazioni relegate ad essi e ciò crea una profonda dualità che analizzerà affondo il distacco tra reale e fittizio, o per dirla come lo stesso protagonista: “tra immaginazione e realtà”.
L’Abominevole Sposa, nome dato al caso nei diari del Dottor Watson, resta un appuntamento immancabile e appassionante, leggero, ma tutt’altro che frivolo, colto ed al contempo (auto) ironico, che non ha paura di prendere in analisi alcuni elementi caratteristici dei tempi in cui è ambientato ed allo stesso modo non si scomoda a far divertire lo spettatore con sequenze riuscite grazie a dei dialoghi brillanti e ben strutturati. La figura della sposa, che appare brevemente durante l’intera indagine, ma rimane impressa nella mente dello spettatore grazie ai costumi ed al suo sorriso slabbrato, gode di un fascino particolare ed immortale, degna compagna di tante altre donne sposate condannate ad una vita miserabile e desiderose di reclamare la propria vendetta nei confronti di uomini senza scrupoli, e qui i rimandi a Kill Bill ed al cinema di Tarantino si fanno senza dubbio pesanti, ormai portate, dal tempo e dai costumi, a immolare la propria esistenza per una giusta causa, per un futuro migliore, per coloro che verranno e continueranno a combattere affinché possano ottenere il posto che meritano nel mondo.
[Articolo a cura di Claudio Fedele e Rachele Salvini.]
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