Nonostante l’Agenzia di salute sessuale e riproduttiva delle Nazioni Unite riconosca l’educazione sessuale nel novero dei diritti umani e abbia stilato delle linee guida per le scuole, che includono anche educazione all’affettività, alle relazioni e alle differenze di genere, l’educazione sessuale nelle scuole italiane non viene affrontata, se non in malo modo oppure con un certo scetticismo a riguardo.
Là dove non arriva la scuola arriva la pornografia: il 70% dei quattordicenni infatti è già entrato in contatto con materiale pornografico online, spesso senza avere alcuna conoscenza in materia di sessualità. Secondo un’indagine dell’Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza, il 19% degli adolescenti ha rapporti sessuali prima dei 14 anni, anche se il 73% non conosce le principali malattie a trasmissione sessuale. Come uscire da questo impasse?
La proposta di molti attivisti è di educare i ragazzi con strumenti alternativi.
In tutto questo il colosso di video-streaming americano Netflix, affermatosi a partire dal 2013 e ormai diventato uno dei capisaldi dell’intrattenimento giovanile sta utilizzando le proprie risorse e il proprio potenziale per trasmettere dei messaggi educativi e culturali al suo pubblico.
Una serie Tv tra quelle che desta particolare curiosità ed interesse è una delle ultime arrivate: Sex Education, la prima stagione di Sex Education è andata in onda nel 2019, mentre la seconda stagione nel gennaio del 2020. La serie parla di un comune adolescente, Otis, che è figlio di, Jean, una scrittrice e terapista sessuale di fama nazionale. Jean è una madre molto invadente e questo rende Otis particolarmente sensibile ai problemi altrui, specialmente se di natura sessuale.
Ecco perché Sex Education è una novità e perché, a mio avviso, è importante: perché offre una panoramica sull’educazione sessuale in ambito emotivo, psicologico ed informativo. È una serie adatta sia per adolescenti che per adulti, perché nessuno in ambito sessuale smette mai di imparare e di conoscersi, come, d’altronde, in ogni processo di crescita.
Dopo una prima stagione in cui vengono svelati i personaggi, le ambientazioni e i drammi, creando un terreno fertile per successivi risvolti, ecco che arriva la seconda stagione, ancora più avvincente, piena di colpi di scena e di chicche interessanti.
Sex Education irrompe nella scoperta, nel non-sapere, nelle preoccupazioni di chi è ancora inesperto (e non solo) ed abbatte con una facilità disarmante i muri dell’imbarazzo, della vergogna, dell’insicurezza e della disinformazione. Parla dell’importanza della fiducia e dell’ascolto, fondamentali per poter vivere un rapporto sessuale sano, felice e in generale una relazione, che ne costituisce la base. Quindi, offre una cartina torna-sole per capire qual è l’intimità necessaria se si è pronti ad avere un rapporto sessuale o meno. Sicuramente, come suggerisce la serie, occorre avere un dialogo aperto con il partner, non vergognandosi della propria sessualità, della propria intimità, dei propri piaceri o dei propri limiti. Capita in più scene, infatti, che i personaggi si trovino a dover affrontare numerose scelte per arrivare ad essere felici con il proprio partner, la cui condizione essenziale, nello svolgimento dei fatti, si rivela sempre stare nel riuscire a dare fiducia all’altro e trovare il coraggio di dire chi sono e cosa desiderano.
In Sex Education si ritrovano molti caratteri diversi: da chi è più orgoglioso a chi è più timido. La serie dà tempi diversi per il processo decisionale di ogni personaggio, ma stabilisce sempre un lieto fine, dove ognuno riesce a trovare quel coraggio, o quella voglia, di fare un passo in più. L’emotività dunque gioca un ruolo importante nelle scelte che i personaggi fanno e se ne vedono di ogni tipo: dal rivelare a se stesso e agli altri le proprie emozioni, al ricercare con spontaneità le proprie passioni, oppure dal mettere da parte l’orgoglio per farsi amare, a trovare coraggio e solidarietà per denunciare e superare una molestia sessuale.
Ma il bello non è ancora finito, perché Sex Education è pieno di spunti, di riflessioni e di informazioni. Non si limita all’aspetto emotivo-motivazionale, ma anche a quello informativo e senza esclusione di colpi. Si parla da come mettere un preservativo a come fare la masturbazione, oppure da come è possibile contrarre la Clamidia a come fare un lavaggio anale o, ancora, a come riconoscere e denunciare una molestia sessuale. Queste informazioni ci vengono trasmesse in perfetto stile Netflix, cioè attraverso una serie tv divertente, nella quale ti affezioni ai personaggi, ai loro drammi e alle loro storie d’amore, ai loro successi e insuccessi, e quasi senza nemmeno accorgetene ti viene posto l’accento su importanti dettagli dell’ambito sessuale. Talvolta la serie tende a ridicolizzare i temi della sessualità o le necessità di parlare di questo argomento, ma d’altronde si sa, è anche più facile e, talvolta, efficace parlare di argomenti seri scherzandoci su.
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Ultimo, ma non meno importante è l’aspetto psicologico. Sembra particolarmente voluto questo continuo effetto di paziente-psicologo dove “noi spettatori” ci sentiamo come i numerosi studenti (e talvolta professori) dubbiosi che ricercano consigli utili, mentre Otis e la madre sono gli psicologi di cui avremmo bisogno. Il passaggio interessante è che nella prima stagione solamente Otis dispensa consigli agli studenti, dalla seconda stagione anche la madre (terapeuta di professione) verrà inserita in un programma scolastico. Questo è, a mio avviso, un altro importante intento educativo di abbattere il pregiudizio che si ha nei confronti degli psicologi, della psico-analisi e, generalizzando, della relazione di aiuto. È ovvio che chiedere un consiglio sessuale per un adolescente è molto più semplice se si confronta con un coetaneo, anziché con un adulto ma un terapeuta di professione da risposte molto più esaustive e corrette che un inesperto.
Quindi sembra sia proprio la sensibilizzazione di Otis a parlare di sesso (vedendola come una vera e propria necessità, che di fatto è) a dare spazio alla madre, che non trova difficoltà ad inserirsi se non per cause esterne. L’abbattimento di questo muro di preconcetti e pregiudizi, un colpo alla volta, è aiutato anche dai molteplici consigli che vengono dati in risposta ai dubbi degli studenti preoccupati, i quali alla fin fine possono essere riassunti con la massima per la quale: “ognuno è sano e normale nelle sue particolarità, l’importante è affrontare le questioni insieme imparandosi a conoscere”. Una massima troppo spesso data per scontato nell’educazione sessuale, soprattutto nel modo superficiale in cui è affrontata oggi, che può invece rappresentare per i ragazzi un modo per aprirsi e vivere la sessualità in un percorso di crescita e di scoperta.