E’ successo ieri a Roma in Piazza San Pietro: l’attivista ucraina Inna Shevchenko si è spogliata mostrando il seno nudo, mostrando le scritte rosse “Christmas is cancelled” sul torace e “abortion” sul braccio sinistro, che ha alzato più volte gridando slogan come “Abortion for Jesus” mentre le forze dell’ordine provvedevano a coprirla e a portarla negli uffici per lo stato di fermo. Subito dei fotografi hanno dato sfogo alle proprie macchine fotografiche, anche mentre la ragazza si divincolava, ferendo lievemente un agente; l’attivista fa parte del movimento ucraino Femen fondavo a Kiev nel 2008 per riaffermare i diritti della donna senza l’ausilio di cartelloni (ritenuti inutili perché di poco effetto), molto famoso per questo tipo di proteste eseguite a seno nudo, ormai diffuse almeno in tutta Europa: il motivo? Dimostrare di avere solo un’arma: il proprio corpo.
Il mese scorso altre 5 attiviste si sono presentate in topless in Spagna, nel centro di Madrid, per lo stesso motivo, durante la “Marcha por la vida”, ovvero una manifestazione antiabortista che appoggia la proposta di legge elaborata dal governo di Mariano Rajoy pro alle restrizioni sull’interruzione di gravidanza: le ragazze hanno scritto in rosso sui loro petti “Aborto es sagrado” (L’aborto è sacro), “Fuera de mi cono” (Fuori dalla mia vagina) e “Aborto vade retro”.
La prima frase elencata era già stata scritta sul petto di altre attiviste che a Ottobre si erano introdotte nel Parlamento spagnolo per la stessa legge (che vorrebbe impedire l’aborto escludendo due eventualità: il primo è dato dal caso in cui la gravidanza sia causata da uno stupro, il secondo riguarda il caso in cui la madre sia in pericolo di vita).
Lo stesso caso si è verificato proprio sulla cattedrale di Santa Sofia a Kiev: le attiviste si sono fatte vedere a torso nudo sul campanile con dei cartelli (“Figli nostri – scelta nostra”, “Figli, chiesa, cucina” e “Non partorisco per te”) e delle corone di fiori colorati sulla testa per protestare contro un disegno di legge antiaborto (l’aborto in Ucraina è permesso entro 12 settimane dall’inizio della gravidanza, in certi casi si arriva 22), che proclamerebbe la “concessione” di abortire solo nel caso in cui la madre sia in pericolo di vita.