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Roma è sempre più lontana

Non è una frase ad effetto, è davvero così. Roma è sempre più lontana, e il divario tra popolo e politica è ormai ai massimi storici.
Indifferenti alle sensibilità del Paese, con queste manovrine di palazzo rischiamo di far saltare automaticamente numerosi provvedimenti parlamentari di notevole importanza: per citare i più imminenti il Piano Carceri, Destinazione Italia, Salva Roma, finanziamento ai partiti, proroga delle missioni internazionali.

Chi vi parla è un renziano della prima ora, uno dei pochi che notò la primissima uscita di rilevanza nazionale di Matteo Renzi, il quale affermò che Bersani non si sarebbe potuto presentare alle elezioni con la legittimazione ottenuta nell’ormai lontano 2009. Ne ho seguito messaggi, discussioni, manifestazioni, primarie, programmi politici, e quant’altro.
Proprio per questo, la critica sarà dura ed implacabile.

Innanzitutto, le manovre politiche delle ultime ore sono un concentrato di manovre di palazzo, difficilmente contestualizzabili se non tramite un intervento in Parlamento, che Letta avrà tutta la premura di evitare: la sconfitta, soprattutto se maturata in queste condizioni, scotta. Il Governo Letta ha vissuto la propria esperienza in acque alquanto tormentate, ha vissuto spaccature parlamentari di notevole rilievo, è risultato mandatario di una missione troppo grande per le possibilità di un governo soltanto latamente politico. Nonostante questo, sono stati fatti ampi e numerosi sforzi per mantenere “la nave a galla”: chi lo nega è semplicemente uno sprovveduto.

In termini assoluti, questo è vero, il Governo Letta è indubbiamente deficitario. Tuttavia, se si prova a collocare il Governo nel contesto nel quale si è trovato ad operare, è quasi impossibile negare che comunque sia non sarebbe stato possibile ottenere molti risultati (concreti) ulteriori rispetto a quelli effettivamente conseguiti: leader capricciosi fuori dal Parlamento, un Partito Democratico in balia delle onde mentali della gerontocrazia lunatica ormai radicata come una quercia al suolo, una P.A. folta come una giungla e dove le metastasi non si contano più, l’ostruzionismo ontologico del Movimento 5 Stelle, una magistratura che volente o nolente detta i ritmi della politica in estate (Berlusconi.. condanna..).

La sfiducia, notare bene, non è stata sancita dal Parlamento come prevede la prassi costituzionale, ma all’interno della Direzione Generale del PD. Un vero e proprio tradimento, cui Letta ha avuto il garbo di non prendere parte, nella consapevolezza di essere la vittima, e contemporaneamente una punta di diamante del Partito Democratico. In sintesi, massimo rispetto per Letta, come uomo e come politico.

 

Quello che però mi stupisce è che Renzi abbia partecipato a questa manovra. Una manovra indubbiamente populistica. Che senso ha rinnovare la compagine di Governo, puntare sulla novità, se poi mutano soltanto le persone al vertice dei singoli dicasteri?
Il Parlamento rimarrà comunque frammentato, la P.A. sarà comunque folta, l’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle forse si acuirà. Primus inter pares, senza neanche una legge elettorale alle spalle che ti copra e permetta di governare in caso di immobilismo, caro al nostro Bel Paese come il vino d’annata agli ubriachi.

Siamo di fronte ad un suicidio politico: ammesso e non concesso che gli equilibri di Governo saranno i soliti (se Berlusconi si mette di mezzo Alfano salta), al massimo riusciranno ad approvare la maledetta riforma elettorale. Qualsiasi, e dico qualsiasi, riforma costituzionale dovrà comunque incontrare il favore di Berlusconi. Che, se dimostra di essere (a livello politico) furbo la metà di quello che è stato sino ad adesso, farà naufragare ogni progetto di riforma, sempre e comunque.
La possibilità concreta di impallinare Renzi ora esiste: il Partito Democratico ha lanciato Renzi nel ring, a competere contro Berlusconi che, sul piano della promozione di se’ e della capacità di far valere le proprie tesi  in Parlamento e nel Governo, ha (purtroppo, secondo ormai la grande maggioranza degli italiani) ben pochi rivali al mondo. Questo la gerontocrazia lunatica del PD lo sa, e non deve quindi far strano la coesione raggiunta nel dissociarsi da Letta.

Matteo Renzi, la vera sfida inizia ora, ora tocca a te e al tuo Governo, ma parti ancora più svantaggiato di Letta. Ti auguro di cambiare verso, ma il verso si cambia in avanti. Non tornando all’indietro.

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