Tetri sussurri sembrano abbattersi come plumbee nubi sulle città degli uomini, mentre cupi messaggeri di catastrofi si abbandonano a macabre danze, consapevoli del proprio orrore. Che siate superstiziosi o scettici, non si può negare che venerdì 17 possegga una tanto sottile quanto ancestrale sfumatura di inquietudine. Nel giorno sfortunato per antonomasia, per sottrarvi a tremende sciagure e strambe apparizioni, quale riparo migliore delle salde e sicure pagine di un buon libro, dove il Male rimane confinato tra un carattere e l’altro? Mettete da parte amuleti e altri stratagemmi e affrontate a viso aperto le letture che vi proponiamo.
Tutti i Racconti, H.P. Lovecraft.
“Meglio lasciare che la chiesa crollasse sotto il peso degli anni… Meglio non disturbare cose che devono rimanere in quiete nei loro neri abissi.”
Se siete convinti che non esista niente di più spaventoso dell’ignoto, lasciatevi artigliare dai visionari racconti dello scrittore americano H.P. Lovecraft. Anch’egli destinato a godere di una fama planetaria, non vanta di certo la più idilliaca delle esistenze: di salute estremamente cagionevole, morì prematuramente e per tutta la vita fu considerato dai colleghi un autore “di serie B”. I suoi racconti, scritti a partire dagli anni ’30 del Novecento, vedono protagonisti tutta una serie di sensazioni e angosce che hanno plasmato le basi del genere horror. Ma è l’horror vacui, elemento su cui lo scrittore insiste ossessivamente, la vera essenza del Credo lovecraftiano, quella paura dell’ignoto che trasuda prepotentemente tanto dai racconti atti ad esplorare l’orrido soprannaturale, quanto da quelli che profetizzano l’orrore alieno. Molti hanno scritto di H.P.L. come di una sorta di erede intellettuale di E. A. Poe. Ma immergendosi in racconti come il celeberrimo “Il dominatore delle tenebre” o “Il colore dallo spazio” si comprende la distanza tra il bostoniano e H.P.L. , una distanza resa incolmabile dalle scoperte scientifiche di inizio secolo, quali la relatività, che per lo scrittore di Providence costituiscono un’ulteriore evidenza dell’esistenza del Caos. Non dimentichiamoci, in ultimo, che l’eredità di Lovecraft ha avuto un grande peso non solo nella letteratura, ma anche nel mondo cinematografico, basti pensare ai continui rimandi che il regista S. Gordon o il messicano Guillermo Del Toro realizza nei suoi film grazie a personaggi o ambientazioni che ricordano molto l’universo creato dallo scrittore americano nelle sue storie.
Tutto è Fatidico, Stephen King.
“ È così buio che per un po’, non saprei dire quanto, credo di essere ancora svenuto. Poi, piano piano, mi sovviene che le persone prive di sensi non hanno sensazioni di movimento nel buio, accompagnate da un rumore fioco, ritmico, che può essere solo il cigolio di una ruota. E avverto anche un contatto, dalla cima della testa fino alla pianta dei piedi. Fiuto qualcosa che può essere gomma o vinile. Questa non è incoscienza e c’è qualcosa di troppo… troppo che cosa? Troppo razionale in queste sensazioni perché siano un sogno”.
Scritto da uno degli autori più acclamati e rivalutati degli ultimi anni, Tutto è fatidico di Stephen King sarà il vostro Virgilio in questa giornata disgraziata.
Ѐ vero, si è un po’ poco originali nel voler proporre il suddetto scrittore dato che casa editrice se non addirittura buona fetta di pubblico ormai vede solo quest’uomo come uno dei maggiori esponenti di letteratura horror della seconda metà del secolo, ad ogni modo il prolifico genio del Maine ha più volte rifiutato etichette assegnategli e si discosta molto da quell’aura di solo autore di genere. Tuttavia, è inutile negare, che molte delle sue storie, oltre a godere di un certo fascino, se non persino di una profonda morale, siano intessute di elementi spaventosi che in ultima analisi non assumono mai un valore puramente estetico, ma per lo più metaforico. Il concretizzarsi “fisico” delle paure dell’uomo è in molti e svariati casi uno specchietto per le allodole, nell’opera Kingiana, per far emergere i veri timori e lati oscuri che albergano nei protagonisti di questi racconti. Non è un caso, infatti che oggi vi proponiamo una delle più celebri raccolte di racconti di Stephen King: Tutto è Fatidico, che altro non è se non un insieme di 14 storie nere che faranno breccia nel lettore grazie al loro fascino oscuro ed esoterico. Accompagnate da una corposa introduzione, una di quelle che chi scrive ama alla follia poiché l’autore sembra quasi volerti accompagnare per mano nelle sue storie o sussurrarti all’orecchio che qualunque cosa accada lui sarà sempre lì al tuo fianco a proteggerti, questi racconti spaziano dal gore, all’horror classico, psicologico e arrivano persino alla commedia nera, ove l’ironia ed il sarcasmo non mancheranno di certo, ma non saranno assolutamente assenti un senso di malinconia e nostalgia. Un altro motivo per cui Tutto è Fatidico ci sembrava una raccolta ottima per il tema del Venerdì 17 risiede anche in un certo valore numerico che lo stesso autore ha tenuto a sottolineare. Vi è infatti la storia intitolata 1408 incentrata, essenzialmente, sulla presenza di una camera stregata all’interno di un albergo di New York, ove uno scrittore alla ricerca del successo e di eventi soprannaturali vi si avventurerà non tenendo fede a gli avvertimenti del proprietario. La stanza si trova al 13° piano, che non viene nemmeno, per superstizione, inserito negli ascensori e il numero della camera stessa rimanda al numero 13 (abbinamento di cifre nefaste), suvvia, fateci caso: 1+4+0+8 =13. Tutto questo non è un poco inquietante? Se così non fosse, sappiate che molti suicidi e morti cruente si sono consumate in questo racconto e in molti altri; ci saranno, infatti, storie dove i morti guideranno macchine nel bel mezzo di una notte di luna piena, ci saranno obitori occupati da gente viva, seppur paralizzata pronta all’autopsia, e poi ci saranno le Sorelle di Eluria ed il ritorno di uno degli eroi più amati dai fan di King: Roland della saga de La Torre Nera. Davvero non volete leggervi un racconto di questa bellissima raccolta?
Racconti del terrore, Edgar Allan Poe.
“ Lo guardai un attimo: era una vanga. Con un urlo allora balzai verso la tavola, e afferrai la scatola posata su di essa. Ma non riuscii ad aprirla; e, come tremavo tutto, mi scivolò dalle mani, e pesantemente cadde a terra rompendosi in pezzi; ed ecco, da essa, con un risonante strepito, rotolarono fuori degli strumenti di chirurgia dentaria, e trentadue piccole bianche cose come d’avorio che si sparpagliarono qua e là per il pavimento.”
Da assumere con moderazione e possibilmente in ambienti ben esposti alla luce, i “Racconti del terrore” vi condurranno in luoghi dall’aria satura di ordinario orrore. Se Lovecraft è il cantore della disgregazione cosmica, Edgar Allan Poe è il cantore della disgregazione psichica e dell’angoscia esistenziale. L’ossessione come vettore privilegiato dell’autodistruzione trionfa beffarda in racconti come “Berenice” o “La rovina della casa degli Usher” , dove le rispettive figure femminili non sono altro che lo schermo delle monomanie e delle fissazioni dei protagonisti. Non a caso Baudelaire scrisse dei suoi racconti: “mostrano l’assurdo che si insedia nell’intelletto e lo governa con logica spietata”. E secondo questa logica spietata, l’Amore non può che essere un morbo totalizzante, un catalizzatore di quell’ineluttabile processo di decomposizione psichica e fisica. Come mosche nella tela di un ragno, finirete per scoprire, con l’impotenza propria delle prede, che non esiste nulla di più agghiacciante di quel Male insabbiato nei neri abissi della mente.
Claudio Fedele e Melissa Aglietti.
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