Visitabile ancora per pochi giorni l’importante mostra su Renato Spagnoli curata da Antonella Capitanio presso la Fondazione Livorno Arte e Cultura, un’occasione da non perdere!
“Questo posso farlo anche io!”
“E questa sarebbe arte?”
“cosa c’è da capire, è solo un punto!”
Fin troppe volte queste frasi sono risuonate vicino alle opere dei grandi artisti del XX secolo, paladini di un’arte che, ben più di altre, esprime il mondo circostante, ma che, purtroppo per loro, non trovano un pubblico accondiscendente. Nella articolata e intensa vicenda artistica del Novecento, troviamo un secolo che si esplora dal suo interno, alla ricerca di una rinascita dopo i grandi eventi bellici che sembravano aver proibito qualsiasi forma di vita. Dal brio futurista agli anni dell’art informel, dalla visione concettuale alla street art, la vita artistica del XX secolo ha avuto tanto da insegnare e la città di Livorno ha la fortuna di avere un testimone d’eccezione: Renato Spagnoli. Sviluppando il suo senso artistico nell’arco di un secolo impegnato ad evolversi, Spagnoli scoprì il suo modo di fare arte nella continua ricerca grafica, nella scomposizione e ricomposizione del segno, nell’analisi della serie e ripetizione di uno o più elementi volti all’andare oltre, al riconoscersi nel conoscere.
“Sentivo già molto forte l’influenza di alcuni artisti livornesi astratti, come Nigro, Chevrier e Marchegiani (…) li sentivo carichi, preparati, dinamici, attivi e disponibili ad un dialogo costruttivo (…) La vista dei quadri di Klein (…) Il dinamismo gestuale dei lavori di Vedova; e poi Hoffmann, Hartung, Soto, Capogrossi e Fautrier. Mi conquistò la grande mostra storico-riassuntiva del futurismo, che non avevo mai conosciuto così vastamente. (…) lasciai immediatamente la pittura figurativa. Mi ero reso conto che questa non poteva più darmi spazi sufficienti.”
Se è vero che nella società odierna è l’arte ha la funzione di analizzare l’inconscio collettivo (Marie-Hélène Brousse), Spagnoli ci insegna come in realtà questo vada ben oltre l’arte o il proprio talento: ci mostra come il processo artistico sia in continuo divenire e che è questo in realtà il risultato artistico.
Dagli esordi figurativi alle recenti strutture cromatiche, questo artista mostra nel suo percorso la ricerca continua di una verifica dei fenomeni della percezione visiva, un’organizzazione dell’opera nello spazio e dello spazio nell’opera, riuscendo così a coinvolgere un fruitore sempre più allenato, grazie ai media, ai meccanismi visivi: “il segno si sviluppa così da puro fatto di vibrazione cromatica in una allusione di segno alfabetico e, attraverso la dinamica ottico-percettiva, assume la funzione di impressione coloristica pura, in un gioco suggestivo”. In quest’ottica quasi lacaniana, l’alfabeto risulta il protagonista, nel suo essere ripetuto, caratterizzato, dissolto o ricomposto, studiato e decodificato nel perseguimento dello studio dei segni in lettura progressiva, in “una lettura diversa del segno, trasformatosi in quel contesto in ideogramma, così come leggendo una parola (es. LIBRO) non percepiamo le lettere separatamente, ma, fruendo di un fatto culturalmente acquisito, vediamo l’oggetto in questione”.
La fondazione del gruppo ATOMA, il fondamentale incontro con Bruno Munari, la profonda conoscenza dell’arte contemporanea e dei suoi meccanismi sono soltanto alcuni degli ingredienti dell’arte di Spagnoli; ne sono esempio, fra gli altri, le Anamorfosi, che puntano a destabilizzare lo spazio che occupano-o non occupano- in un concetto di distorsione e proiezione del segno, che altro non ci ricorda di essere il vero protagonista di questa ricerca. Non tanto ciò che significa ma quanto riesce a significare nel suo studio, questo è il punto della ricerca: la A, una lettera come un’altra, che assume rilievo in quanto segno e significante.
Oggi siamo circondati di immagini, il mondo odierno ci avvolge nel flusso di spot pubblicitari, schemi inconsci e colori saturi che ci allontanano dalla reale percezione dell’oggetto in sé, plasmando e rimandando la conoscenza del circostante ad un momento successivo, che non è detto che arriverà.
Ma se ciò non fosse? Se ognuno seguisse e sfruttasse la reale percezione che l’occhio umano ha di ciò che vede, cosa si potrebbe fare? Dove si potrebbe arrivare?
Questo sembra ricordarci la sostanziosa e ben articolata mostra antologica di Renato Spagnoli, ora aperta alla Fondazione Livorno, in onore di questo grande artista, concittadino e maestro, che si concentra, più di altri, sul ronzio di questa società che sembra operare nel nulla.
“Comunicare. Registrare. Tradurre questa registrazione.
I segni sono stati elaborati dalle mie idee, dai miei concetti sul mondo, sulla società. (…)
Segni. Idee. Concetti.
L’uomo era già salito sulla luna con l’Ippogrifo ancor prima dell’Apollo. La letteratura ha già scoperto galassie e altri mondi.
La realtà non sarà molto diversa con una umanità privata delle proprie idee, della libertà di fantasticare?”
Le parole dell’artista sono state tratte dalle numerose interviste presenti nel catalogo della Mostra Antologica, visitabile dal 16 dicembre al 12 marzo 2017, Fondazione Livorno ospita una mostra antologica, curata dalla Prof.ssa Antonella Capitanio, che ripercorre l’evoluzione artistica del maestro Spagnoli, uno dei più importanti artisti livornesi, e non solo, con circa 150 opere tra disegni, studi, bozzetti, serigrafie, collage, tele, rilievi e sculture in legno.
La mostra, organizzata da FLAC, con ingresso gratuito, è visitabile su prenotazione dal lunedì al venerdì. (Info e prenotazioni: Diderot servizi alla Cultura 373.7607467; Cooperativa Itinera 0586/894563 per le scuole). Sono previste aperture speciali e visite guidate dalle 16,00 alle 20,00 sabato e domenica 17-18 dicembre 2016; 7-8 gennaio 2017; 28-29 gennaio 2017; 18-19 febbraio 2017; 11-12 marzo 2017.
Comments