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Referendum trivelle, un buco nell’acqua

Il referendum abrogativo tenutosi nella giornata di ieri, 17 aprile, non ha raggiunto il quorum e ha visto fermarsi la partecipazione al 32,18% degli elettori. I , che volevano l’abrogazione della legge, si sono attestati all’85,8 % dei votanti, mentre i NO al 14,1%. Però chi sono i veri sconfitti da questo esito? Per Matteo Renzi non ci sono dubbi, i vinti sono rappresentati da quei governatori regionali, da cui il referendum è stato richiesto, dai talk show, e dalle opposizioni che si erano apertamente e demagogicamente schierati per il Sì.

Essendo stato molto politicizzato, da entrambi i fronti, l’esito del referendum non si arresta con la mancata abrogazione della legge. Infatti il fronte dell’astensione ha avuto dei sostenitori eccellenti, tra cui il primo partito, il PD, la cui linea ufficiale era disertare le urne, il Presidente del Consiglio e il Presidente emerito Giorgio Napolitano. Tuttavia questo invito a non recarsi ai seggi non é stato solamente pregno di puro tatticismo, in modo che la soglia della metà più uno non venisse raggiunta, ma anche un’intenzione a non voler legittimare un referendum ritenuto evitabile e molto criptico, lontano dai veri bisogni dei cittadini. Dall’altro lato però, in risposta, non sono mancati illustri appelli al voto, tra cui quelli della Presidente della Camera, e del Presidente della Corte Costituzionale, che non entrando nel merito della consultazione, hanno ribadito l’importanza della partecipazione al voto, la quale non è solamente un diritto ma pure un dovere civico, ricordando come la Costituzione delinei l’astensione ai referendum abrogativi, non una terza via tra il e Il NO, ma uno strumento di validità formale.

Già col dato della partecipazione, rilasciato alle 12 dell’8,35%, si è intuito che non sarebbe stato raggiunto il quorum, eppure facendo un paragone col referendum del ’99, in cui lo stesso dato era al 6,7%, la speranza era ancora tanta. Ad ogni modo alle 19 con la diffusione dell’affluenza ferma al 23,5% , il fronte filo-governativo cantava già vittoria, tanto da far twittare al deputato PD Carbone “ ciaone quorum”.

L’unica zona in cui il quorum è stato raggiunto è la Basilicata, in cui lo scandalo “Tempa Rossa”, che ha recentemente investito il governo, ha avuto un peso rilevante. Anche in Puglia si è registrato un dato abbastanza buono, con un’affluenza al 41,7%, eppure il suo Presidente Michele Emiliano, promotore del referendum e forte sostenitore del Sì, ne è uscito sconfitto, tanto da meritarsi la maggior parte degli attacchi sferzati dal Premier ieri sera. Ciò nonostante il governatore pugliese non si è rassegnato, promettendo una legge di iniziativa regionale volta a potenziare la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali in materia ambientale.

Tra i Presidenti regionali schierati col Sì vi era pure Enrico Rossi, governatore della Toscana, dove la presenza degli elettori alle urne è stata, poco al di sotto della media nazionale, del 30,8% degli aventi diritto.

Ebbene l’aver politicizzato questa consultazione è stata sicuramente una ritorsione per coloro che volevano indebolire l’esecutivo, tra cui il M5S e la Lega Nord. Tuttavia può trasformarsi in un’arma a doppio taglio, perché chi legge un trionfo del Premier nel 68% dei cittadini rimasti a casa, dimentica l’astensione cronica che si manifesta ad ogni votazione. Senza contare che molti di essi non sono andati a votare a causa di numerose ombre e poche chiarezze, che hanno accompagnato l’intero dibattito precedente al voto. Per di più non sono mancate letture che interpretano la mobilitazione di quasi 14 milioni di persone come la nascita di un’alleanza trasversale anti-Renzi, superiore agli 11 milioni raccolti da Renzi stesso nelle scorse elezioni europee. Perciò essendoci in vista degli appuntamenti importanti, quali le elezioni amministrative  e il referendum costituzionale ad autunno, verrebbe da dire “Matteo stai sereno”!

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