Recensione di X-Men : Apocalisse
Fatto curioso è proprio quello che, in passato, l’ha visto lasciare lo scettro di regista una volta arrivato al terzo film (conclusivo) per quella che potremmo definire come la “trilogia originaria”, mentre ora è proprio là dove molti l’hanno sempre desiderato, a giocare con i fili che animano i suoi personaggi come un sapiente burattinaio dopo ben due nuove pellicole a loro dedicati. Eppure questo progetto sui mutanti soffre troppo, ha troppi momenti poco esaltanti, troppe scene spettacolari e caotiche condensate in un finale concentrato al massimo e personaggi troppoabbozzati.
Insomma, qualora non l’aveste ancora capito, questo nuovo X-Men è decisamente “troppo” e tale aggettivo non è da intendere sotto una sfumatura positiva.
La prima mezz’ora è quella più riuscita e saprà regalare qualche soddisfazione concreta, perché il prologo ambientato nell’antico Egitto, con protagonista la genesi di Apocalisse e l’immediato salto temporale negli anni ’80, da Professor Xavier e compagni, ci offre un ritratto pressoché perfetto che combina atmosfera suggestiva ed un paesaggio, o stato d’animo, idilliaco contrastante i sentimenti interni di paura degli altri e timore di essere accettati e compresi nel mondo delle persone “normali”da parte dei giovani mutanti. Da un lato ci sono gli studenti nel campus, le anime speciali accolte tra le mura della Xavier School, la nuova speranza di integrazione e consapevolezza dei propri poteri, dall’altra vi sono coloro che cercano di sbarcare il lunario appendendo al chiodo le proprie (super) capacità e passato burrascoso. Tuttavia, a coinvolgere tutti sarà il risveglio di Apocalisse il quale è intenzionato a dar vita alla nascita di una nuova temibile minaccia.
Tanti mutanti, e tanti effetti speciali, perché ognuno di essi ha una particolarità ben precisa, ad ogni modo sono poche le occasioni in cui assistiamo realmente a qualcosa di innovativo sul piano del soprannaturale, ed in questo X-Men, al contrario della propria natura barocca, si limita e decide di non eccedere, preferendo abusare di effetti speciali per le scene più cruente e drammatiche. Momenti, questi, che arrivano, dopo quasi due ore, per irrompere sullo schermo come una tempesta improvvisa, spazzando via ogni cosa e giocando con ogni elemento scenico (mediocremente ricreato al computer in alcuni frangenti) quasi il “set” fosse fatto di tanti mattoncini lego. Transformers docet, questo Bay ci ha insegnato, ma Singer stavolta ha voluto metterci del suo e, sebbene sia lontano dai fasti pirotecnici del collega, il suo contributo al genere “fracassone” è destinato a fare storia.
A questo film, tuttavia, la vera pesante mancanza è dovuta al fatto che a venir meno è un vero cuore pulsante, o meglio, lo avrebbe, se non fosse che viene celato a noi spettatori per gran parte del tempo. Non a caso, poi esso ha le sembianze di Mystica, la pupilla di Magneto e l’amica del cuore di Charles Xavier: tutto gira attorno ad essa, divisa tra due mondi e due mentalità e la storia non è altro che un processo di auto affermazione di se stessi e di ciò che si è, senza sentire il bisogno di nascondersi per vergogna o orrore.
Tante note dolenti in una pellicola che, inoltre, muove la storia, molte volte, facendo appello a stratagemmi narrativi e tematiche abusate oltre che a deus ex-machina ormai conosciuti e scontati, come il cammeo di Wolverine e tutta la sequenza a lui legata, utile in futuro, ma non necessaria ora, difficile da capire quanto possa essere importante nell’economia della storia sia proposta che pre-annunciata. In fondo, del resto, cosa vediamo di inedito in questo nuovo cine-comics? Poco o niente, se non il vecchio Magneto che per l’ennesima volta non capisce che a star dalla parte sbagliata finisce sempre per prenderle o pentirsi, seppur ormai, d’altronde appare chiaro, nemmeno vada più in prigione per i reati commessi, ergo non sorprenderebbe un suo ritorno tra le fila nemiche nel prossimo appuntamento futuro, preciso come un orologio d taschino. Fassbender è straordinario ed il suo alter ego riesce a godere costantemente di quelle sottigliezze umane che lo innalzano a personaggio a tutto tondo, ma
X-Men : Apocalisse è un film eccessivo, dove il troppo esacerba ogni aspetto e la tanta carne al fuoco messa da Singer rovina gran parte della godibilità dell’opera. Con una trama più lineare, qualche effetto speciale in meno, o più curato, qualche personaggio in meno e dei dialoghi più brillanti questo nuovo capitolo poteva ambire ad essere un degno erede di “Giorni di un Futuro Passato”, perché le ottime premesse c’erano, bastava solamente sapersi accontentare e non strafare. Invece siamo messi di fronte ad un monumento made in Hollywood, un falso idolo, dove ad emergere, più che la passione e gli sforzi del regista, sembra essere l’arroganza e l’avidità dei produttori, convinti che “più grosso, più lungo e più caotico” sia sinonimo di maggiore qualità. Ironia della sorte? Usciti da un Cinema Ciclope e Jean avranno da ridire su “Il Ritorno dello Jedi” e la giovane Sansa Starkliquiderà la pellicola con una glaciale (auto)critica verso la terza pellicola di Guerre Stellari: “Gli episodi tre sono sempre i peggiori”.