Recensione di Watchmen
Era da anni che aspettavo questo momento, l’attimo in cui avrei capito, nel mio piccolo, si intende, di essere pronto a scrivere di un film come di un opera d’arte, un capolavoro inestimabile capace di farmi essere orgoglioso di questo mondo e di questo cinema. Ci voleva Snyder, ci volano i super eroi, una trama articolata quanto banale per mettere nero su bianco una pellicola tanto elettrizzante quanto letale.
Ecco dunque che mi appresto a parlare di Watchmen, film che consacra Zachy Snyder come uno dei registi miglior sulla piazza, un autore che sa mescolare il piccolo cinema indipendente con quello popolare, ove qui si appresta a usare la macchina da presa con tanta passione e intelligenza da regalare a noi spettatori, fan e non, la sua opera più matura, adrenalinica, filosofica e complessa. Il ritratto di un mondo ai limiti dell’umano, una guerra nucleare pronta a scoppiare, un conflitto che mai si era visto sul piccolo e grande schermo: quello tra Stati Uniti e Unione Sovietica! Qui preso e ben analizzato nei minimi dettagli senza ricorrere ai cliché del genere!
Una rivisitazione dell’opera di Moore fatta in modo raffinato e senza una sbavatura tecnica, dove le tante scene a rallentatore servono sia a farci apprezzare i tanti bicipiti degli attori che son sempre ricoperti di armature in plastica scadente, che a permettere agli spettatori di: andare in bagno, fare uno spuntino, chiamare il fidanzato o la ragazza, passare a cena dalla nonna e portare a spasso il cane, senza perdere nemmeno un secondo della pellicola.
Quanti personaggi poi, tutti ben descritti, niente affatto stereotipati con una storia ricca di analessi* dietro che riempie tanto il lungometraggio da farci credere che Watchmen sia più una puntata di Chi l’ha Visto? che un film d’azione; tra eroi travestiti da puffi giganti, semi disperati con una busta di plastica in testa, ecco che in tutto questo ben di Dio il regista vede bene di mettere sul podio l’onore della nazione Americana paragonando uno dei protagonisti a Dio stesso! Una scelta che non stucca, ma che fa capire a noi poveri abitanti del mondo che oggigiorno è l’America il paese che conta perché L’uomo Perfetto o Super Uomo è senza dubbio made in U.S.A.!
Questo capolavoro della settima arte merita di essere visto da tutti gli appassionati di cine-fumetti e non perché al suo interno ristagna una poetica profonda e marxista che sa cogliere lo spettatore nel suo piccolo, aiutandolo a comprendere il significato che egli ha in questo mondo. Un lavoro che per lo più che scorre in modo egregio, fluido come pochi altri e caratterizzato da un ottima fusione tra musica e contenuti (voglio farvi notare l’importanza e la coerenza nel mettere una canzone di Bob Dylan in film come questo, che ha l’onore, la canzone è ovvio, di far da colonna sonora ai titoli di testa) . Con una regia…. di gran….Snyde…..si rive… un maestr……e sigl…un capolav…..
Buon Primo Aprile!
Claudio Fedele
P.S. Il voto non è uno scherzo ed è fin troppo generoso!