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Recensione di The Witch

Recensione di The Witch 

Robert Eggers si presenta al grande pubblico con un biglietto da visita non di poco conto e spessore, il suo esordio ufficiale alla regia, dopo un paio di cortometraggi, è un trionfo di puro cinema e orrore. The Witch è un horror, in tutto e per tutto, ma nel suo rispettare ogni canone del genere cinematografico di appartenenza, sia esteticamente che tecnicamente, è chiaro fin da subito che quel che abbiamo tra le mani riesce contaminare con genialità vari generi senza mai gettarsi alle spalle la propria oscura natura.

Le vicende di una famiglia come tante nel New England del XVIII secolo, la quale, allontanata da una piccola comunità religiosa, si trova coinvolta a dover fare i conti con un’oscura presenza che alberga nella foresta limitrofa alla fattoria di quest’ultima non è che il trampolino di lancio di una storia che condensa in novanta minuti scarsi una tensione capace di sprigionarsi in tutta la sua brutale bellezza nei momenti finali.

The Witch, infatti, complice un cast ben affiatato su cui primeggia la giovane Anya Taylor-Joy, fa parte di quella corrente di pensiero ove la paura non è intesa come  sinonimo di effetto scenico fine a se stesso creato per far saltare il pubblico dalla poltrona o farlo urlare di terrore, egli appartiene a quel mondo affascinante e complesso della settima arte che porta nel cuore dello spettatore uno stato d’animo capace di creare in questi angoscia e inquietudine.

Ad emergere, perciò, non sono tanto le atmosfere sovrannaturali, sebbene macchina da presa e fotografia regalino scorci di paesaggi tanto straordinari da sembrar usciti fuori da un dipinto o una cartolina, ma la lenta distruzione di un nucleo familiare contaminato da agenti esterni, che si rappresentano sempre con maggior forza una volta che la fede in Dio in ognuno dei suoi componenti inizia sempre più a vacillare.

Poche parole, molti silenzi e inquadrature studiate a puntino, efficaci e adeguatamente disturbanti, un finale simbolico potente e devastante, incentrato sulla nascita delle streghe ed il fascino del male, privo di retorica morale o crudo cinismo, che ritrae il miglior sabba mai realizzato al cinema negli ultimi anni e che ha ricordato, con gioia, quel famoso dipinto di Falero.

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