Recensione di The Invisible Woman
Seconda prova da regista per Ralph Fiennes, attore di grande talento e indubbia fama, che con il passare degli anni si è sempre più calato in lungometraggi importanti o quanto meno interessanti sul piano politico/sociale! Tutti noi ce lo ricordiamo nei panni della SS tedesca in Schindler’s List o nel drammatico Il Paziente Inglese, mentre quest’oggi è davanti alla macchina da presa con l’ultimo film del geniale Wes Anderson, affiancato da un cast d’eccezione: The Grand Budapest Hotel.
Fiennes, tuttavia, con gli anni ha provato comunque a immedesimarsi anche nel ruolo di regista e di fatto è suo quel Coriolanus del 2011 tratto dall’omonima opera di William Shakespeare. Con The Invisible Woman si torna così ad abbracciare un percorso che l’attore sembra aver intrapreso ormai tre anni addietro e che vede essenzialmente la messa in scena di storie o biografie legate alla cultura di sua Maestà Inghilterra. Questa volta, ad essere preso in considerazione, è niente meno che Charles Dickens!
In base a tutto ciò va detto che la vicenda, abbastanza ben narrata, ogni tanto si lascia andare a qualche eccessivo momento morto e a dialoghi magari troppo artificiosi che potrebbero rappresentare uno dei più forti punti deboli della produzione. E’ bene sottolineare per lo più che The Invisible Woman è inoltre una storia che non punta principalmente nel voler narrare l’epoca o la personalità dell’autore di Oliver Twist, di marcare contorni o problemi politici, ma piuttosto cerca di mettere in luce quel lato oscuro e intimo, nonché biografico, dal quale i testi scolastici molte volte allontano studenti o curiosi poiché lo ritengono poco importante. Gossip? Forse, perché no?!
In effetti, se dovessimo tirare le somme di tutta l’opera c’è da dire che poco importa oggi se Dickens, il genio e l’artista, aveva una relazione segreta con una donna di gran lunga più giovane di lui e la pellicola, troppo a lungo, si sofferma su questo particolare, mentre invece (e stranamente) si dimostra più elegante e capace di suscitare maggior interesse quando rivolge la propria attenzione sulla società inglese vittoriana o su quei fenomeni che hanno dato ispirazione a Dickens facendogli scrivere molti dei suoi romanzi. Fiennes (già attore in Grandi Speranze che ne celebrava il centenario della nascita), tuttavia, non fa di lui un uomo eccessivamente buono o particolarmente cattivo, cerca piuttosto di realizzare un personaggio a tutto tondo, una persona comune separando la sfera privata da quella pubblica e sfornando un opera che, in definitiva, concessa la cura nelle scenografie e nei costumi, si lascia guardare unicamente grazie alla passione e all’impegno con cui quest’ultimo si è calato nelle vesti dello scrittore inglese.
The Invisible Woman in definitiva è un film con tanti alti e bassi, ma rimane comunque un opera per certi aspetti godibile e che rientra al cento per cento nel filone di tutti quei film in costume o di quel genere che
Concludiamo in ultima analisi questa recensione con una domanda magari un po’ schietta, ma sincera: E’ più importante approfondire, dunque, la vita dell’uomo o l’artista? A seconda della risposta che darete saprete già in cuor vostro se guardare o meno The Invisible Woman.