Il più noto investigatore della storia della letteratura inglese è sempre stato al centro di trasposizioni cinematografiche o televisive; se da una parte, abbiamo ancora oggi, telefilm che ripercorrono le gesta del famoso Sherlock Holmes, a volte ambientandole nel presente, rimanendo fedeli (o quasi) ai romanzi di Conan Doyle, dall’altra possiamo assistere ad una nuova rivisitazione del prode detective anglosassone e del suo compare Watson in salsa (leggermente) steampunk. Con la regia di Guy Ritchie, già dietro alla macchina da presa per Revolver e RocknRolla e con Robert Downey Jr. (Iron Man; Zodiac) nei panni di Holmes, questo personaggio immortale sembra essere stato ripreso ancora una volta da una major cinematografica e (ri)proposto al grande pubblico. Se volete sapere il nostro parere su questo caso (ops! Scusate!)…volevamo dire pellicola, non vi resta che continuare la lettura!
Sherlock Holmes ed il suo compare John Watson sono sulle tracce del diabolico Lord Blackwood, un omicida che da mesi semina morte e terrore per le strade di Londra. Giunti, dopo innumerevoli tentativi, alla cattura i due si preparano ad assistere alla sua condanna a morte. Eppure, proprio sotto avvertimento del crudele assassino, questa non sarà solo che l’inizio e la paura, così come i più orrendi crimini, colpirà ancora una volta l’Inghilterra. Holmes è così costretto a riaprire il caso e per giungere alla conclusione del mistero dovrà usare tutta la sua logica, intelligenza e scaltrezza… in ballo non c’è solo la sua reputazione e quella del suo compare.
Questa nuova trasposizione non si preoccupa di descrivere agli spettatori la genesi o il primo incontro (e perché no? Il primo caso investigativo) tra Watson e Holmes, ma l’immerge nel pieno degli avvenimenti fin da subito; così nessuno può porre (né pensare di voler fare) alcuna domanda sulle origini del personaggio di Doyle e segue senza troppe pretese la storia che è stata portata in scena. Ritchie è, dunque, bravo nel saper gestire una pellicola che mette la prima pietra di quello che potrebbe essere un futuro brand cinematografico partendo dalla fine della collaborazione tra i due investigatori ed in questo modo donando a noi tutti un Holmes più carismatico e scatenato di quanto sarebbe potuto essere se fosse partito dall’inizio della vicenda. La regia è al completo servizio del protagonista, seguendo i suoi ragionamenti logici nelle deduzioni o nelle scene d’azione; proprio queste risultano originali e ben realizzate, in quanto molte di esse sono state girate a rallentatore con la voce di Holmes fuori campo che spiega come disarmare o stordire l’avversario che ha di fronte. Questo potrebbe, tuttavia, non piacere a tutti e far pensare a quest’ultimo come una sorta di super eroe capace di stendere un nemico più con la testa e la logica che con il corpo e la violenza. E’ bene, inoltre, avvertire voi tutti che quello che andrete a vedere non sarà propriamente un giallo ed è altrettanto inutile che vi sforziate di capire il come ed il perché di tanti avvenimenti poiché tutto quel che è stato girato si pone allo spettatore solo per essere visto e apprezzato con una giusta dose di leggerezza. Sotto questo aspetto il lungometraggio si riempie di momenti ricchi di ironia amalgamati ad una buona dose dialoghi quasi mai fuori luogo o eccessivamente banali. Ci sono, qua e là, delle lungaggini di troppo e delle lacune per quanto riguarda la sceneggiatura, ma niente di serio e la durata del film non risulta essere eccessivamente lunga (circa due ore e dieci). La fotografia giova moltissimo alla scenografia che ritrae una Londra nel pieno processo di industrializzazione e progresso, realizzata, grazie agli effetti speciali, molto dettagliatamente e in modo abbastanza realistico.
La coppia Downey Jr./Law funziona a meraviglia e l’armonia tra i due è tangibile fin dalle prime scene e sequenze alle quali siamo messi di fronte. Ottima è la performance del primo, perfetto nei panni del singolare investigatore, forse più di quanto possa esserlo in quelli di Iron Man; nel cast troviamo anche Mark Strong, Rachel McAdams, Eddie Marsan e Kelly Reilly, recentemente vista in The Flight. Non si tratta di interpretazioni, queste, particolarmente interessanti, rimangono però tutte molto accettabili e di discreto livello. Per quanto riguarda la colonna sonora, qui, troviamo un Hans Zimmer ispirato, che realizza ottime melodie e brani quasi principalmente per strumenti ad arco, non a caso il violino è lo strumento suonato da Holmes e di tanto in tanto fanno capolino anche temi musicali o canzoni Irlandesi come la famosissima Rocky Road to Dublin.
Con Sherlock Holmes, Guy Ritchie si propone di rispolverare, a modo suo, un ormai noto e usato personaggio della letteratura, riuscendo in parte nell’impresa perché il film comunque diverte e nel complesso funziona molto bene. Complice di tutto questo la coppia di protagonisti formata da Robert Downey Jr. (che vinse il Golden Globe per questa interpretazione come miglior attore protagonista in un film commedia) e Jude Law. Sebbene la pellicola non goda di una trama particolarmente innovativa e non si presenti al pubblico come un vero e proprio giallo, ma più come una avventura un po’ alla Indiana Jones tra le vie di una Londra del XIX° secolo, quanto realizzato soddisferà sicuramente una buona fetta di pubblico ed i fans meno fedeli ai romanzi di Sir Conan Doyle. Forse lontano dal gemello di carta, oppure incredibilmente vicino, questo Sherlock Holmes apre un nuovo potenziale filone di indagini e a dirla tutta, se dietro al più noto investigatore della storia moderna c’è il volto del brillante quanto talentuoso “Iron Man” questo non è poi un difetto.
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