Recensione di Non E’ Un Paese Per Vecchi
“A venticinque anni ero già lo sceriffo di questa contea. Difficile a credersi. Mio nonno faceva lo sceriffo e anche mio padre. Io e lui siamo stati sceriffi contemporaneamente, lui a Plano e io qui. Credo che ne andasse fiero, io ne andavo fiero eccome. Ai vecchi tempi c’erano sceriffi che non giravano neanche armati. […] Mi è sempre piaciuto sentir parlare di quelli dei vecchi tempi. Non ne ho mai perso l’occasione. Uno non può fare a meno di paragonarsi a loro, di chiedersi come avrebbero fatto loro al giorno d’oggi. C’è un ragazzo che ho mandato sulla sedia elettrica qui a Huntsville, qualche tempo fa. Su mio arresto e mia testimonianza. Aveva ucciso ammazzato una ragazzina di quattordici anni. Il giornale scrisse che era un crimine passionale, ma lui mi disse che la passione non c’entrava niente […] Con la criminalità di oggi è difficile capirci qualcosa, non è che mi faccia paura l’ho sempre saputo che uno deve essere disposto a morire se vuole fare questo lavoro ma non ho intenzione di mettere la mia posta sul tavolo… di uscire e andare incontro a qualcosa che non capisco. Significherebbe mettere a rischio la propria anima, dire OK, faccio parte di questo mondo.”
Texas 1980. Siamo al confine tra Stati Uniti e Messico, in un paese che sembra aver abbandonato i vecchi valori per cadere in preda ad una violenza cieca e incontrollata; tale violenza si incarna perfettamente nello psicopatico Chigurh (Javier Bardem), sicario di professione munito di una micidiale filosofia di vita ed una morale perversa.
Una regia sempre raffinata ed impeccabile ed una plot narrativo che sa il fatto suo, ecco le fondamenta su cui si basa il cinema dei Coen ed anche in questo caso, come per gran parte (se non tutti) dei loro lavori i due fratelli non mancano il bersaglio riuscendo, alla fine, a portare a casa un prodotto al passo con i tempi, dal passato recente chiama in causa il nostro presente, intriso di quella spettacolarità e quella morale dilaniante e spaventosamente reale.
Ecco dunque un duello a tre nelle vaste praterie del Texas, un inseguimento ove ogni componente ha la sua fede e la sua prospettiva di vita, aspetti che però hanno poca rilevanza di fronte al fatto che prima o poi, in un mondo brutale come questo, tutto ciò a cui teniamo verrà trascinato o portato via da qualcuno. Un film cinico che, dunque, parla di uomini crudeli e di uomini sconfitti, che fa della violenza non tanto un fattore estetico (e qui potremmo chiamare in causa Tarantino)
Dietro ad una regia sempre attenta, a cui non è oggettivamente possibile obbiettare la minima svista, al di là delle belle panoramiche e delle tante riprese ricche di pathos, in No Country for Old Men vi è sopratutto una sceneggiatura che sa il fatto suo, la quale si dimostra essere costantemente ricca di dialoghi, a volte riempiti di quel sarcasmo tanto geniale quanto grottesco che contraddistinguono le opere de “Il Regista a due Teste”, che meritano assolutamente di entrare nell’immaginario collettivo e di sequenze spettacolari, condite da un perenne mancanza di tracce audio il cui scopo è quello di enfatizzare in ogni momento l’azione e concentrare l’attenzione dello spettatore.
A concludere il tutto, vi è un cast d’eccezione dove a farla da padrone è senza ombra di dubbio lo spagnolo Bardem nelle vesti di Anton Chigurh, un sicario dal passato oscuro nonché volto ed essenza del male, una figura che è difficile dimenticare sia per il perverso carisma che per il modo in cui immediatamente, fin dalla prima sequenza, riuscirà ad attirare l’attenzione dello spettatore con i suoi modi ambigui e le sue frasi talvolta apparentemente prive di senso. Ottime, inoltre, le scenografie e la fotografia capaci di ricreare ad hoc le atmosfere degli anni ’80 e della frontiera americana dell’epoca.
Non è un Paese per Vecchi è il capolavoro dei Coen? Difficile dirlo, in tutta sincerità, ma se così non fosse rimane comunque un prodotto imperdibile ed uno dei migliori film degli ultimi anni. E’, forse solo ad un primo impatto, la loro opera più ordinaria e (apparentemente) “quadrata” sotto certi punti di vista, ma rimane comunque una pellicola potente che mescola spettacolarità e morale (ma lascia da parte la retorica) dove è impossibile annoiarsi e rimanere delusi.
Claudio Fedele