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Recensione di Non Buttiamoci Giù

Recensione di Non Buttiamoci Giù

“Non Buttiamoci Giù riesce ad essere il peggior adattamento cinematografico tratto da un romanzo di Hornby: superficiale, fuori luogo e scontato”

Trama

La notte di San Silvestro, in un altissimo grattacielo londinese, un conduttore televisivo sale fino all’ultimo piano, deciso a lanciarsi nel vuoto, e a mettere fine ad una grave crisi matrimoniale e professionale. Un attimo prima di buttarsi giù però, l’uomo si rende conto che vicino a lui c’è un’altra aspirante suicida: una donna senza lavoro e senza compagno, alle prese con un figlio autistico. A loro si aggiungono una quindicenne ‘sedotta e abbandonata’ e un musicista fallito, costretto a lavorare come cameriere e piantato dalla ragazza.

Recensione 

Per molti anni le opere di Nick Hornby trasposte sul grande schermo sono riuscite a riscuotere un buon successo sia dal punto di vista delle recensioni della stampa che dagli incassi al botteghino; Non Buttiamoci Giù, pellicola tratta dall’omonimo romanzo dell’autore edito in Italia nel 2005 arriva da noi un po’ in sordina, in un periodo quasi anonimo (Marzo) e con una distribuzione alquanto limitata. Per certi aspetti, forse, queste particolari circostanze sono state davvero un bene per l’ultimo lavoro di Pascal Chaumeil.

Le (dis)avventure dei quattro pratonisti, (J.J., Martin, Maureen e Jess) sono inserite in un contesto che prende molte distanze da quello della controparte cartacea. Il tutto inizia con un giusto tono drammatico, vi è uno sviluppo interessante che mantiene una sorta di equilibrio tra “commedia” e “dramma psicologico” che poi però, al momento opportuno, si dimostra essere solo un pretesto per avviare il film in un plot ed una conclusione del tutto privi di pathos, interesse e talmente scontati da far pensare, chi guarda la pellicola, a come non esser arrivati prima a capire i veri intenti del regista.

Non Buttiamoci Giù è un prodotto che gode di particolari difetti a cominciare dall’impostazione, il film infatti cerca di dare ad ogni personaggio della storia un proprio spazio (riconducibile ad una blanda suddivisione in atti), quasi a voler per forza introdurre, di volta in volta, un capitolo nuovo che serva anche da approfondimento psicologico per rendere quest’ultimo un protagonista a tutto tondo e per far meglio comprendere il proprio stato d’animo interiore e il motivo per cui questi ha scelto di suicidarsi. La formula usata però, in definitiva, non funziona affatto poiché tra i quattro “prescelti” l’unica persona verso cui si prova una sorta di minima commozione e compassione è quella di Maureen alla quale viene dato il compito di trascinare il tutto verso un finale scontato grazie all’ausilio della figura del figlio disabile. Chaumeil allestisce una commedia dai toni scanzonati e dalle battute non sempre brillanti che perde la sua ironia ed il suo sarcasmo dopo malapena quaranta minuti, gonfiandosi di una superficialità e di ambizioni che davvero non le stanno a pennello e a cui non può sperare di arrivare, perché mai come in questo film si ha sempre la costante sensazione che il famoso “happy ending” sia dietro l’angolo e che nulla possa accader ai protagonisti di malvagio o terribile.

Poteva essere, quindi, un film interessante, una storia carica di riflessioni travestita da commedia con tinte noir, ma il massimo che riesce a dimostrarsi questo Non Buttiamoci Giù è a malapena una denuncia verso i tabloid inglesi e le conduttrici televisive invadenti e senza cuore (non a caso il regista è un francese), non risparmiandosi nemmeno un siparietto tra uno dei protagonisti ed il proprietario di un negozio di natali Italiani che con il suo atteggiamento ricorda vagamente un mafioso. Il cattivo gusto, non solo verso la storia, ma anche verso la ri-costruzione di una città come Londra, dal punto di vista sociale-antropologico, è un lusso che in tutta franchezza si poteva evitare ed inoltre questi elementi portano a dare al film una valutazione ancora più bassa del dovuto.

Tuttavia, al di là dei tempi e delle tempistiche sbagliate, dei tanti errori in fase di sceneggiatura riguardo dialoghi a volte imbarazzanti e a scene più simili a pellicole rosa come One Day, il vero tallone d’Achille di tutto questo siparietto sta nei personaggi, eccessivamente stereotipati e piatti a cominciare da Martin, interpretato da Pierce Brosnan è un uomo superficiale, capace di pensare solo ai soldi e al successo, privo di una qualunque sfumatura psicologica interessante ed interpretato da un attore che anche per questa volta non risparmia il pubblico di una delle sue peggior interpretazioni, tanto che per noi italiani sarà più facile innamorarsi della voce di Luca Ward e dai toni di quest’ultimo attraverso i quali colora i dialoghi del protagonista che dell’attore e della sua performance, la quale si dimostra essere davvero deludente. Tony Collette, nelle vesti di Maureen è più simile ad un salvagente che ad un personaggio, la dimostrazione perfetta dell’incapacità del regista di non voler portare avanti forse la storia più drammatica e commovente dell’intero lungometraggio se non per una funzione ruffiana e scontata portata all’eccesso; J.J. riesce a brillare sullo schermo grazie al talento di Aaron Paul che dopo Breaking Bad, pur optando di entrare in film la cui bellezza rimane discutile tra cui citiamo anche il recente Need for Speed, rimane sempre un attore di talento del tutto invulnerabile al passaggio dal piccolo al grande schermo; Chi invece riesce sempre ad avere il palcoscenico tutto per se, grazie anche ad un personaggio in alcuni momenti fin troppo sopra le righe, è la Jess di Imogen Poots che buca lo schermo e diverte (forse troppo) grazie alle sue battute e alle sue tante espressioni facciali, chiara prova del talento e del potenziale a cui può attingere. Un vero peccato, però, che i tanti interventi che vedono lei protagonisti alle lunghe si rivelano troppo fuori luogo ed eccessivamente rocamboleschi. 

Commento Finale 

Non Buttiamoci Giù è il peggiore adattamento di un romanzo di Nick Hornby, su questo non vi sono dubbi. Il film, per tutta la sua durata, non riesce a raggiungere nemmeno la emotività necessaria capace di destare anche il minimo interesse in chi lo guarda, proponendo una storia che in definitiva sa troppo di già vista e affrontando con una superficialità criminale un tema delicato e attuale come quello del suicidio. Senza voler per forza pretendere un film troppo artificioso e statico si rimane troppo delusi, comunque, da un’opera che fa della dinamicità e della commedia uno dei suoi punti di forza, risultando in ultima sede, dunque, troppo poco interessante e troppo di cattivo gusto. Un film che ad eccezione di alcune scene panoramiche su Londra, della colonna sonora e delle performances di Poots e Paul si rivela veramente pessimo e dunque da bocciare su tutta la linea.

Claudio Fedele

 

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