Recensione di Io Sono Morto
di Vera Q.
Il nuovo racconto di Vera Q. è un thriller surreale (ambientato in Italia), una commedia nera che inizia dalla “fine”.PierPaolo Fabbris, imprenditore cinquantenne, muore stroncato da un infarto e scoprirà, a sue spese, quanto può essere complicata la vita dopo il trapasso: certezze che si dissolvono per lasciare spazio a nuove strampalate realtà.Fede, superstizione, Dei e Demoni, una giostra multicolore nel tetro Luna Park della Morte, nel quale vittime e carnefici si contendono l’ambito scettro del potere.Un viaggio insolito, morboso e singolare all’insegna del paradosso.
Vera, questa volta, decide di realizzare un manoscritto che si interroga sulla morte e su cosa l’uomo possa trovare al di là della vita; un tema, come è possibile immaginare, preso continuamente in considerazione dall’essere umano nei secoli scorsi e al quale si è sempre cercato di dare una risposta, attraverso la fede, la scienza o la scrittura ed a cui mai si è giunti ad una concreta conclusione unanime. In Io Sono Morto si prova ad amalgamare più generi letterari realizzando un prodotto capace di trattare con genialità ed originalità una serie di argomenti delicati come l’esistenza, la teologia e la psiche umana senza mai cadere nel banale. L’opera riesce ad evitare tutta una serie di stereotipi letterari puntando il tutto sulla caratterizzazione dei personaggi e delle divinità che vengono presentati in modo (quasi) inedito, ma sempre chiaro e definito. Dunque non bisogna meravigliarsi, se durante la lettura, la figura di Dio e di Satana riusciranno ad accendere qualche risata o sorriso sul volto del lettore a causa dei loro battibecchi. L’autrice, infatti, mette in scena un faccia a faccia tra il protagonista ateo, o per meglio dire il suo spettro, e gli Dei, qui rappresentati con una vena decadente. Il racconto va oltre le apparenze e la storia in sé per sé, tanto che arriva a toccare alcune particolari tematiche teologiche quali la creazione di Dio. Appare ben chiara, in questo modo, la visione che Vera Q. vuole proporre al lettore attraverso la quale, senza cadere mai nella polemica o nella critica verso le tradizioni dei vari popoli, offre il suo punto di vista; ovvero che il Paradiso, come l’Inferno esistono in quanto siamo noi creature mortali, con i nostri pensieri e le nostre paure, a renderli reali. Un altro aspetto che ha colpito è stato quello di umanizzare ogni essere immortale, instaurando anche una sorta di gerarchia divina e mostrando, ad esempio, un Lucifero particolarmente appassionato di film Horror; vi è dunque un rovesciamento di personalità all’interno della vicenda, sempre condita da una forte sfumatura di Humour ed ironia che si riallaccia alla commedia (nera) non solo moderna, ma anche classica, rispettandone le regole e senza mai essere sopra le righe. Lo stile è scorrevole e il libro di legge tutto d’un fiato, complice la sua concisione (sono a malapena poco più di cento pagine!).
Abbiamo, tuttavia, riscontrato una narrazione, in alcuni momenti, un po’ macchinosa, specialmente quando viene cambiato il punto di vista narrativo, che si alterna tra PierPaolo e Dio. Vero fiore all’occhiello, nonché caratterizzato da un grande colpo di scena, è il finale, che non vi sveleremo per ovvi motivi, ma che lascerà di stucco molti di voi. Se, di fatto, Io sono Morto poteva apparire in alcuni momenti assurdo e al limite del reale, nelle ultime pagine ogni cosa che è stata narrata viene letteralmente stravolta, rivelando così una concezione dell’esistenza umana pessimista e nichilista.
Claudio Fedele