Recensione di Killer Joe
Quando dietro ad un film si cela la mano di un regista che di nome fa William Friedkin è giusto avere dei dubbi sulla qualità del prodotto? Chi, tutt’oggi, non ricorda quello che rimane uno dei film, se non “il film” più terrificante di tutti i tempi: L’Esorcista? Regista di grande talento e spessore Friedkin ha saputo dare il proprio contributo al mondo del cinema grazie alle sue pellicole, alcune delle quali sono diventate dei veri e propri cult, spaziando dall’horror al noir. L’ultima sua fatica, Killer Joe, è stata presentata in concorso alla 68a Mostra del Cinema di Venezia e rappresenta il grande ritorno, dopo ben cinque anni d’assenza, di uno degli autori più amati e rispettati ad Hollywood. Volete sapere di cosa parla questa pellicola? Non perdete tempo e leggete la nostra recensione!
Chris (Emile Hirsch) deve trovare al più presto una considerevole somma di denaro per saldare un tremendo debito; decide di chiedere aiuto al padre, il quale non nasconde al figlio qualche dubbio quando quest’ultimo gli propone di uccidere la sua ex-moglie (e madre di Chris) per incassare l’assicurazione sulla vita della donna. Una volta convinta però tutta la famiglia, compresa la sorella minore dello sventurato ragazzo, Dottie, viene ingaggiato un killer professionista affinché porti a termine il lavoro.
Dopo Un Gelido Inverno viene ancora una volta presa in causa l’America, ma non quella porzione degli Stati Uniti rappresentata da grandi metropoli e grattacieli, bensì quella parte di civiltà americana più rurale ed in un certo senso meno avanzata rispetto ai grandi agglomerati urbani che vediamo in tante altre pellicole. Quello che Friedkin porta così alla luce è un mondo fatto di persone crudeli, dove non c’è nessun eroe e tutti cercano di sopravvivere, chi non ci riesce muore. Il mondo è come un duello all’ultimo sangue e se persino decidere di uccidere la propria madre/moglie risulta essere “solo” una scelta per incassare dei soldi, quale speranza può avere l’umanità? Non c’è alcun dubbio che quanto portato in scena dal regista sia una realtà nichilista e violenta, tanto concreta quanto spietata, dove i buoni ed i giusti non esistono. E’ un cinema crudo, un cinema cinico e che arriva alla fine a toccare il grottesco. Killer Joe è così un’opera che mescola insieme vari generi, tra cui il Noir ed il Thriller e strizza l’occhio a registi e autori del calibro di Tarantino, di Lynch o dei fratelli Coen; in un certo senso, grazie ad una inquadratura o all’incredibile (quanto drammatico) susseguirsi degli eventi, sembrerebbe proprio che Friedkin abbia voluto realizzare un opera guardando non solo al suo cinema, ma anche a quello del suo tempo e dei suoi contemporanei. Così è proprio grazie al carisma di Joe che vengono a mente alcuni dei personaggi Tarantiniani, così come alcuni suoi dialoghi; mentre l’intreccio ricorda più delle sequenze alla Burn After Reading, qui, a loro modo, magistralmente dirette. Certo, l’impronta dell’autore è tangibile perché al centro di tutto rimane, per il regista de L’Esorcista, l’uomo ed il suo cinema è fatto non solo di storie e misteri che sfidano talvolta la logica e la religione, ma principalmente di uomini e l’essere umano, inteso anche come presenza fisica (basti guardare gli altri lavori se questo non dovesse convincervi) ha sempre avuto una grande importanza sulla scena. Tecnicamente il film è ottimo, la regia di Friedkin è come al solito molto attenta e curata e la pellicola non ha alcun calo di ritmo, riuscendo a tenere sempre accesa l’attenzione dello spettatore per tutta la durata del lungometraggio. Numerose le scene di nudo, anche se mai superficiali o fini a se stesse e questo aspetto, in un cinema come quello odierno dove cerca attraverso la nudità di attirare spettatori, non è un qualcosa da sottovalutare.
Da sottolineare anche quel che riguarda le perfomances degli attori; è molto difficile criticare anche uno solo degli interpreti presenti nella pellicola, in quanto tutti i componenti del cast sembrano essere in ottima sintonia con la storia ed i personaggi. Ovviamente c’è da sottolineare come la prova di Matthew McConaughey e Juno Temple sia un tantino più riuscita delle altre, sopratutto quest’ultima incanta per la bellezza e sorprende per il talento; senza voler osare troppo, forse era giusta almeno una nomination all’Oscar per questi due. Tutto questo va a dimostrazione, ancora una volta, del fatto che molti attori, se diretti da un regista di talento, possono essere eccellenti e sorprendere critica e pubblico.
Killer Joe è un film strepitoso, magari non il più riuscito del regista, ma comunque uno dei migliori di questi ultimi anni, capace di unire humour, commedia nera, dramma, grottesco, noir e thriller in modo intelligente, che strizza l’occhio al cinema del passato e del presente e diretto da un regista di grande talento. Composto da un Cast di stelle emergenti e da sex symbol che gettano a terra la maschera della seduzione per indossare quella della (vera) recitazione, arricchito da una fotografia ed un montaggio curato, la pellicola mostra un’America che sembra tanto lontana dall’idea che abbiamo noi, quanto reale e spietata. Si potrebbe dire tanto altro ancora, a partire da alcune sequenze davvero ben realizzate o accennare al grandioso finale (che vi lascerà senza dubbio a bocca aperta), ma sarebbe una grande cattiveria da parte nostra se lo facessimo e se non vi basta o non vi convince quanto detto fino adesso su William Friedkin (quest’anno omaggiato con il Leone d’Oro alla Carriera alla 70a Mostra del Cinema di Venezia), il consiglio è di lasciar perdere il film, il regista e forse anche il Cinema.
Claudio Fedele
Comments