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Recensione di Into Darkness – Star Trek (2013)

Recensione di Into Darkenss – Star Trek

Rilanciare una serie come quella di Star Trek non è per niente facile, tanti erano i dubbi e le paure nel 2009 quando J.J. Abrams riportò sul grande schermo il film che si sarebbe riallacciato alle avventure di Spock, Kirk e dell’Enterprise; molti fan della serie storsero il naso, pieni di non poche perplessità riguardo la riuscita del lavoro fatto dal co-creatore di Lost. Eppure la pellicola fu un successo, sia di pubblico che di critica, tanto da ricevere persino alcune nominations agli Oscar 2010 e vincerne uno nella categoria “miglior trucco”. Sono passati 4 anni da allora e le nuove avventure (tele)trasportate sul grande schermo sembrano non smettere di stupire né sentire il peso degli anni, persino in questo nuovo capitolo chiamato per l’occasione: Into Darkness. Se Abrams era riuscito a convincere con il primo lungometraggio, dove la posta in palio era relativamente misera, con questo tante son le responsabilità nelle mani del regista, da cui dipende (in un certo senso) persino il suo futuro da cineasta per le prossime produzioni. Se siete appassionati del brand, di cinema e volete saperne di più non vi resta che leggere la recensione che Uninfonews.it ha preparato per voi! Buona lettura!

Quando John Harrison (Benedict Cumberbatch), uno spietato criminale dalla mente brillante e dalla ferocia inimmaginabile, dichiara guerra alla Federazione, il capitano Kirk (Chris Pine), Spock ( Zachary Quinto), e l’ardito equipaggio della U.S.S. Enterprise intraprendono la caccia all’uomo più esplosiva di sempre. Ci vorrà tutta la loro abilità per difendere la terra ed eliminare la letale minaccia in questa incredibile avventura che porterà tutti loro nelle profondità più oscure dell’universo.

Nel girare il Blockbuster forse meglio riuscito dell’anno Abrams è a conoscenza di tutti gli elementi necessari per riuscire nell’impresa. Parte con una sequenza iniziale che ricorda tanto alcuni film alla Indiana Jones e fanno l’occhiolino alle produzioni Lucas/Spielberg per poi mettere in scena una storia tanto semplice quanto ben riuscita, senza così annoiare mai lo spettatore e far passare le due ore e dieci che la compongono in un batter d’occhio. L’imprevedibile quanto rocambolesco svilupparsi degli eventi è impostato in modo tale da creare sempre una sorta di soddisfacente climax che tuttavia (come diremo più avanti) verrà, in parte, sciupato nel finale. Tecnicamente il regista si rifà a quei film di fantascienza degli anni ’80, alcuni dei quali realizzati già dal sopra citato Steven Spielberg, ed è possibile notare tutto ciò grazie anche ad alcune inquadrature, dal modo in cui vengono imposti dei riflessi luminosi o dei fasci di luce sulla scena. C’è anche un po’ di Star Wars esteticamente (per non parlare di un brevissimo cameo “robotico” in una adrenalinica sequenza) ed una certa cura nel dettaglio che fanno dell’autore di Super 8 colui che molto probabilmente è il principale candidato per essere l’erede del padre di E.T. e della fantascienza ( a stampo commerciale, si intende!). Il percorso di Abrams è, ad ogni modo, ancora lungo e deve ancora giungere ad una certa padronanza registica, qui ancora poco matura, ma tuttavia sempre efficace e mai scadente. Tecnicamente il film è incredibile, le scenografie straordinariamente suggestive, sopratutto per quanto riguarda le sequenze realizzate nello spazio dove si fanno uso di una vasta gamma di colori e sfumature che variano a seconda del luogo o dei pianeti che l’equipaggio dell’Enterprise è destinato a visitare. Gli effetti speciali sono all’avanguardia e non danno mai quell’effetto posticcio o artificioso che si può riscontrare in altre produzioni  e senza mai disturbare; il tutto grazie anche ad una buona fotografia che fa uso talvolta di colori saturi ed in altri casi predilige set ricchi di ombre, ma sempre ben definiti. Lodiamo anche il sonoro, davvero ottimo in special modo nelle scene con protagoniste le battaglie. Evidenziamo anche il buonissimo utilizzo del 3D, non invasivo e ben realizzato (oltre che curato) in fase di post produzione.

Gli attori offrono soddisfacenti performance e vogliamo sottolineare un certo miglioramento da parte di Chris Pine, qui molto più in sintonia nelle vesti del capitano Kirk e molto più ispirato rispetto al primo capitolo. Buono anche Quinto, mentre poco convincente Peter Weller nei panni dell’ammiraglio Marcus; bravo anche Simon Pegg che interpreta uno Scott meno spiritoso e più responsabile. Vera star del film dal fascino ambiguo, oscuro, intrigante e di camaleontico talento è Benedict Cumberbatch, chiamato per interpretare il villain dell’occasione; l’attore inglese riesce non solo nell’arduo compito di far di Harrison un personaggio abbastanza carismatico ( la sceneggiatura non lo aiuta molto proponendo sempre i soliti stereotipi) ma a mettere il luce più il suo lato umano, con annessa la follia, rispetto a quello “alieno”. Senza ombra di dubbio alcune sue scene sono persino migliori di quelle ricche di azione. Cumberbatch ha così modo di rivelare, una volta per tutte, la sua faccia al mondo, mettersi in luce e attirare su di se l’attenzione degli spettatori e dei critici. Visti i suoi futuri impegni (ed una potenziale nomination agli Oscar 2014 per altri lavori) questo ruolo giova non solo al film, ma anche all’interprete. Performance, la sua, promossa a pieni voti e consigliamo, caldamente, di vedere il film in lingua originale a fronte di un doppiaggio non perfettamente riuscito, sopratutto per il personaggio di John Harrison. Il punto dolente della produzione rimane la sceneggiatura, in apparenza buona, ma se vista nel dettaglio con grosse lacune. Non si può non criticare il cattivo utilizzo dei Zoe Saldana, qui completamente sacrificata e l’altrettanto osceno uso fatto della giovane Alice Eve, chiamata unicamente per aumentare il numero degli spettatori grazie ad una particolare scena (del tutto superflua) già presente nei trailer che fa del suo personaggio un semplice oggetto commerciale. Pessimo, inoltre, l’intervento di Spock da anziano, realizzato forse per allacciare la pellicola al precedente capitolo e dare così una sorta di continuità, nonché vera spaccatura del climax che si era venuto a creare nei minuti precedenti rovinando in parte il finale.  Buona la colonna sonora realizzata da Michael Giacchino.

In Into Darkness – Star Trek, Abrams racconta principalmente la storia, l’amicizia e l’amore tra Spock e Kirk senza porre alcun freno alla sua fantasia vagando in ogni angolo dello spazio a lui consentito; Prende tutto quello che di buono si era visto nel primo capitolo e firma un pop-corn movie capace di stupire tecnicamente e intrattenere ogni tipo di spettatore senza mai prendersi troppo sul serio e annoiare. Il film soffre troppo di una sceneggiatura non brillante e poco curata nella parte finale, che riprende sequenze viste già recentemente in altri lungometraggi (diventate a questo punto stereotipi del genere) e cade in espedienti a volte un po’  troppo banali non sfruttando appieno il potenziale da cui prende spunto. Nel dare così un giudizio finale al lavoro fatto dall’intero team non possiamo che considerare il prodotto riuscito (nel complesso), ma non esente, allo stesso tempo, da difetti se osservato nei dettagli. Fino ad oggi rimane forse uno dei più bei blockbuster dell’anno e di certo è il trampolino di lancio (o l’affermazione) per il regista e per alcuni degli attori presenti!

Claudio Fedele

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Star Trek, J.J. Abrams,
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4
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