Recensione di Hitchcock
1960 Hollywood. Alfred Hitchcock (Anthony Hopkins), dopo lo straordinario successo di Intrigo Internazionale, è intenzionato a trovare un nuovo soggetto per il suo prossimo film. Il caso vuole che sotto gli occhi di quest’ultimo passi il nuovo romanzo di Robert Bloch, Psycho, che trae ispirazione della brutali vicende che vedono protagonista Ed Gein, il pluriomicida del Wisconsin. Reputato troppo osceno e pieno di scene troppo forti, la casa di produzione cinematografica Paramount non asseconda il nuovo progetto di Hitchcock il quale, messo alle strette, deve pagare tutto di propria mano. A sostenerlo, ancora una volta, c’è sua moglie Alma Reville (Helen Mirren), anche lei regista e sceneggiatrice di talento, la quale seppur sempre lontana dai riflettori e dal successo internazionale del marito, rimane da anni la sua più stretta collaboratrice.
Se c’è un pregio, del quale il lavoro di Sacha Gervasi possa vantarsi senza alcun ombra di dubbio, è quello di essere riuscito a portare in scena una storia di certo romanzata, ma credibile, senza prolungarsi troppo in eccessivi atti di buonismo verso la vicenda narrata o senza cercare di fare di Hitchcock un santo (o diavolo) della vecchia Hollywood. Sebbene, di fatto, la storia attorno alla nascita, la crescita e maturazione di Psycho resti, tutt’oggi, più un mistero che una certezza, considerando i numerosi retroscena di cui sappiamo oggigiorno poco o nulla, bisogna mettere agli atti che Hitchcock rimane comunque un film che cerca, principalmente, non tanto di mettere in evidenza il genio, il talento ed il cineasta, quanto più l’uomo e la personalità e di conseguenza le paure, le incertezze, la considerazione e il rispetto (da parte degli altri) dietro al quale si nascondeva l’autore di film ormai leggendari quali Gli Uccelli ed Il Sipario Strappato.
La prima vera opera importante del regista si dirige quindi verso la perversione e la debolezza umana che albergava in Alfred, un personaggio di certo tanto turbato e pieno di complessi come molti dei suoi personaggi presenti nei tanti lungometraggi da lui diretti qui proposto in modo genuino e a tutto tondo. Ecco che dunque, messa da parte la tecnica ed il talento, questa biografia, che aggiunge un po’ di aneddoti e momenti magari non proprio fedeli alla realtà riesce, nel complesso, a dare una precisa rappresentazione di Hitchcock senza volerne fare una caricatura o un personaggio sopra le righe.
La pellicola, messi quindi da parte i set ed il cinema, lavora sopratutto sul rapporto tra Alma e Alfred, un’intesa matrimoniale tanto longeva quanto delicata che vede un “divertente” ribaltamento di fama e notorietà tra i due con il passare del tempo; prima lei, donna di grande talento ed estro creativo, poi lui, artista capace di mettere in ombra la moglie per cui anni addietro, in gioventù lavorava. Una rappresentazione, quella dei due coniugi, interessante e quanto meno originale, materiale su cui era giusto speculare un po’ per mettere in risalto quell’aspetto della vita di Hitchcock che a volte viene trascurato. Eppure, se tutto questo si limitasse solo ad essere un riflesso della biografia, qualcuno potrebbe avanzare l’ipotesi che i retroscena matrimoniali del regista siano, in fondo, fini a se stessi; ecco che dunque l’intimità che vive dentro le mura della grande casa ed il clima che vi si respira all’interno influenzano di gran lunga la produzione del film Psycho ed è per questo che le vicende personali di Alfred coincidono perfettamente con quelle del lavoro; senza tanti giri di parole Gervasi ricalca e fa suo dunque il detto “dietro ad ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”.
A concludere la messa in scena di questo film, che gode di una regia di gran lunga classicheggiante e curata, vi è un cast di tutto rispetto, capitanato da un Antony Hopkins di certo non troppo somigliante al vero Hitchcock, ma comunque eccezionale nelle movenze e nella parlata inglese. Altrettanti plausi vanno fatti ad una Helen Mirren a dir poco fenomenale e intensa nelle vesti di Alma Reville. Buone anche le restanti performances del cast tra cui citiamo quella della Biel e della Johansson.
Hitchcock è senza ombra di dubbio un buon prodotto, ma per certi aspetti dovrebbe anche essere un film da vedere a priori poiché prende a cuore la vita di uno dei padri del Cinema, per questo ci sentiamo caldamente di consigliare l’opera di Gervasi, la quale ogni tanto nel voler andare affondo nella psiche turbata di Alfred si lascia trasportare in qualche scena di troppo.
Un lavoro, in definitiva, che nel voler rendere il genio un uomo, e non un santo, propone così una storia godibile e assolutamente interessante, che verte principalmente sul rapporto tra moglie e marito ma che rivolge sempre l’attenzione anche alla lavorazione di uno dei più bei film della storia del cinema. L’unica nota forse stonata è quella di voler rendere Hopkins un Hitchcock a volte un po’ troppo caricaturale in certi frangenti ed eccessivamente “attaccato” al suo ruolo ed alla sua iconografia. Poco importa però, sebbene non si parli di capolavoro, siamo soddisfatti del lungometraggio!
Claudio Fedele
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