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Recensione di Guardiani della Galassia

Recensione di Guardiani della Galassia 

“Una Pellicola portata avanti con impegno e passione, divertente, eccessiva e spettacolare, degna d’essere inserita tra le migliori trasposizioni da Fumetti in assoluto!” 

Trama

Per sfuggire all’ostinato Ronan (Lee Pace), un essere malvagio la cui sfrenata ambizione minaccia l’intero universo, l’esploratore spaziale Peter Quill (Chris Pratt) è costretto ad una scomoda alleanza con quattro improbabili personaggi: Rocket, un procione mercenario dotato di una grande abilità nel maneggiare le armi e nell’ideare strategie di battaglia; Groot, un umanoide dalle sembianze di un albero con limitate capacità comunicative; la letale ed enigmatica Gamora (Zoe Saldana) e il vendicativo Drax il Distruttore (Dave Bautista). Peter farà di tutto per guidare questa squadra improvvisata in un’ultima disperata battaglia per salvare il destino della galassia.

Recensione 

Se ne abbia coscienza o meno, sta di fatto che con l’avvento del 2014 i film Marvel prodotti dagli Marvel Studios, nonché co-prodotti dalla Disney Picture, sono arrivati alla loro decima produzione e la quarta pellicola della così detta “Fase Due” iniziata subito dopo il blockbuster The Avengers, uscito lo scorso 2012 diretto da Joss Whedon, con protagonisti gran parte della crème de la crème del pantheon superereoistico nato dalla mente del geniale Stan Lee che negli anni precedenti aveva popolato i cinema di tutto il mondo; una sorta di scommessa, si potrebbe pensare, vinta in toto ed iniziata con il lungometraggio Iron Man che consolidava concretamente le basi per sviluppare una trama che coinvolgesse il progetto Vendicatori.

Sebbene Guardiani della Galassia non sia legato in modo stretto a ciò che accade sulla terra a Tony Stark e compagni, questi resta comunque ancorato al mondo ed alle problematiche dei beniamini del recente passato che, proprio nella pellicola che li ha visti collaborare tutti assieme, dovevano vedersela a loro insaputa, dietro agli attacchi di Loki, fratello di Thor, con la minaccia di Thanos, una vera e propria divinità che si può riassumere con la parola “Eterno”, ovvero una sorta di essere sovra-umano. Ed è proprio da Thanos che riparte la produzione, mettendo in scena una battaglia con tanto di gioco di potere tra le nemesi dei protagonisti qui chiamati in causa, che mostri uno spaccato inedito ed originale del mondo Marvel, ma al contempo non così anonimo per il pubblico o lontano anni luce da tutto quel che si è visto in questi anni.

La pellicola in questione la si potrebbe paragonare ad un vero e proprio lancio di moneta poiché non solo rappresenta un “primo capitolo” con personaggi del tutto nuovi, laddove ormai quasi tutti “gli altri” erano già stati introdotti e ci si fosse avviati con i tanti seguiti vari (vedi Captain America 2, Iron Man 3, Thor 3 etc…), ma la si può vedere come un preciso e decisivo cambio di rotta dato che era necessario facesse anche da passaggio ad una seconda fase, capace di condurre lo spettatore ad un nuovo livello del franchising dei super eroi. Chiamato in causa nella cabina di regia è stato nientemeno che James Gunn, non di certo un novellino dietro la macchina da presa dato che, ad eccezione di aver diretto un frammento del disastroso Comic Movie (o Movie 43), aveva dato alla luce, nel 2010, la pellicola “Super” con Rainn Wilson e Ellen Page, una vera perla del cinema indipendente che non a caso prendeva a cuore, in modo drammatico, la figura dell’uomo che si crede di avere vari superpoteri ed una missione divina da compiere in nome della libertà, egoismo, giustizia e amore.

Gunn non solo si è cimentato nel ruolo del regista, ma ha anche curato la storia, prendendo sotto la propria ala la stesura della sceneggiatura con l’aiuto di Nicole Perlman; il risultato è stato senza ombra di dubbio eccellente, tanto che quel che sorprende maggiormente in Guardians of the Galaxy è la trama, servita al pubblico nel miglior modo possibile, capace di saper intrattenere senza mai strafare o apparire eccessiva, dosando bene l’azione e regalando sequenze spettacolari gestite con intelligenza.

L’elemento infatti che contraddistingue questo film, capace di renderlo un primo capitolo migliore di molti altri cine-comics di casa Marvel se non addirittura il più riuscito su larga scala, sta proprio nel voler dare molto spazio ai protagonisti, che qui vediamo per la prima volta sullo schermo, senza sacrificare l’intreccio narrativo o sminuire il corso degli eventi. Le tante scene adrenaliniche ben si amalgamano ai tanti siparietti e dialoghi che vedono interagire Star-Lord/Peter Quill, Rocket, Gamora, Drax e Groot tra loro. Non è affatto casuale di trovarsi dinnanzi ad una situazione dove subito dopo la preparazione di un piano si passa in maniera estremamente casuale alla presenza di battute a volte leggermente offensive o quanto meno comunque cariche di humour tra i quattro super eroi, i quali, va sottolineato, trovano la loro forza proprio nelle loro debolezze.

Nel bene o nel male tutti i guardiani della galassia hanno dei grandi deficit, un qualcosa che non li rende invincibili, ma piuttosto contribuisce a farli quasi degli emarginati del mondo in cui vivono e questo non è un elemento dal poco, tanto che alcuni di loro sono persino dei fuorilegge e non è lasciata al caso il fatto che tutti assieme decidano di fare squadra proprio in una prigione di massima sicurezza, il che la dice lunga sull’approccio originale che Gunn ha voluto dare alla storia.

Star-Lord è un orfano, rapito da piccolo dal mercenario Yondu e addestrato a diventare una sorta di pirata dello spazio, allontanato dalla Terra il cui unico ricordo è uno walkman con una cassetta contenente un mix di canzoni degli anni ’70/’80 datole da sua madre sul letto di morte.

Gamora, inizialmente alleata di Thanos, è anch’essa stata privata della propria madre e del proprio padre da quest’ultimo, costretta poi a servirlo e diventare una spietata assassina contro la sua volontà.

Drax, il Distruttore, reclama la sua vendetta, dopo che Ronan ha ucciso la sua famiglia, mentre Rocket è una sorta di procione, il cui oscuro passato sembra essere costituito da esperimenti che hanno fatto di lui un ibrido animale.

A chiudere il cerchio è Groot, il miglior amico di Rocket, una specie di albero che, a causa di un leggero ritardo mentale, sa dire una sola frase, “Io Sono Groot”, con la quale cerca di esprimere vari concetti. Sembra un azzardo ammetterlo, ma è proprio quest’ultimo che chiude in modo perfetto un cerchio di individui particolarmente eccentrici, che ricorda in certi momenti il Chewbacca di Guerre Stellari (e le analogie non finiscono qui!) ed in altri la tranquillità degli Ent di Tolkien, così come la loro irrefrenabile forza.

Una accozzaglia di personaggi quasi estremi, eccessivi e letteralmente fuori di testa guida un film che proprio nella loro perfetta caratterizzazione trova gran giovamento e con l’umiltà con la quale ci vengono proposti riesce a godere di un’ottima messa in scena, guidata anche da una regia che sa il fatto suo. A voler essere pignoli, si potrebbe dire che il “nemico di turno”, vale a dire il già sopra citato Ronan, dietro alla sua sete di potere, ambizione, nonché arroganza nei confronti di Thanos appare essere ancora una volta una nemesi non particolarmente ricca di sfaccettature, quasi che sia messa lì da fare da collante agli eventi per rinforzare ancora di più il legame tra i protagonisti; altro co-protagonista messo un po’ in ombra è inoltre il Collezionista, interpretato da un particolare Benicio del Toro, che riesce comunque a ritagliarsi uno spazio degno di nota durante i 120 minuti complessivi di pellicola e nella scena dopo i titoli di coda (che ogni vero fan dei Fumetti ormai dovrebbe attendere e vedere!).

Anche l’elemento estetico ha bisogno di cure e attenzioni, così Gunn non si dimentica di curare anche l’Universo del quale tiene le redini, mostrando scenari e tutto un repertorio di scenografie davvero d’avanguardia, per certi aspetti capaci di richiamare i recenti Star Trek e Star Wars senza però dimostrarsi datate, poco originali o barocche. Puntando sul semplice, regista e realizzatori, hanno portato avanti un progetto che riesce in ogni momento a catturare per il modo in cui è stato realizzato anche a livello estetico e che grazie alla complicità di un’ottima fotografia e stereoscopia 3D regala in alcuni momenti scorci davvero meravigliosi del Cosmo e dei numerosi Pianeti coinvolti nella storia.

Eppure, dietro a gli effetti speciali, davvero ottimi, dietro a tutto quel che è stato fatto sul piano della sceneggiatura, c’è un qualcosa che salta fin da subito alle nostre orecchie, reclama attenzione e ci porta indietro nel tempo, negli anni di Bowie, Norman Greenbaum, The Runaways, vale a dire la colonna sonora. Guardiani della Galassia unisce brani curati dal compositore Tyler Bates a numerosi pezzi di repertorio Pop-Rock estratti dallo Walkman di Star-Lord che si sposano benissimo nelle sequenze inserite, come già si era evinto dal trailer, portando quasi a dare una tinta vintage a questo lungometraggio che assume sempre più i contorni di un grande BlockBuster d’autore ove le scelte di quest’ultimo, mai invadenti, ad un occhio attento si mettono in evidenza sotto molti punti di vista.

Un plauso va fatto anche all’intero cast, convincente e ben affiatato, con un protagonista interpretato da Chriss Pratt in modo più che credibile, a cui fa spalla una Zoe Saldana che a questo punto della sua carriera mastica i film di fantascienza con indiscutibile fascino, abilità e bellezza; la Neytiri di Avatar non ci regala la performance migliore, che rimane forse proprio quella nelle vesti della principessa Na’Vi, ma il ruolo a lei dato è di gran lunga più profondo e originale di quello offertole in Star Trek da J.J. Abrams. Convincente anche il wrestler David Bautista, nei panni di Drax il Distruttore, completamente coperto di tatuaggi rossi e da una pelle color mercurio liquido scuro, a lui è destinato uno dei momenti migliori della pellicola proprio prima dei titoli di coda. Per quel che riguarda Groot e Rocket non ci possiamo esprimere sul doppiaggio originale, anche se già dalla visione in lingua italiana il lavoro svolto, da un punto di vista tecnico, su questi personaggi realizzati interamente al computer sembra ottimo, dato che questi interagiscono in modo credibile sullo schermo anche nelle scene di lotta o dialogo tra loro e con gli altri co-protagonisti e comparse varie, tuttavia, va detto che sia Cristian Iansante (doppiatore di Bradley Cooper) che Massimo Corvo (doppiatore di Vin Diesel) hanno saputo dare spessore al piccolo procione spaziale e all’albero Groot, non facendo minimamente rimpiangere la controparte originale.

Commento Finale 

Guardians of Galaxy si prende con merito e senza tanti giri di parole il titolo di miglior cine-comics dell’annata, ma a voler essere del tutto sinceri, va detto che la pellicola di Gunn merita comunque di rientrare prepotentemente nella cinquina dei migliori film tratti dai Fumetti in assoluto. Complice di tale successo e apprezzamento sono senza dubbio le tante scene di azioni girate in modo eccezionale, la storia, ben gestita e articolata, la realizzazione estetica, nonché la scrittura dei cinque protagonisti principali, credibili e davvero ben delineati quasi da pensare che i guardiani della galassia li avessimo sempre conosciuti e che non fossero necessarie presentazioni, un finale ben orchestrato con il giusto climax ed infine la colonna sonora, con annesse le scenografie che fanno da contorno ad un lavoro che ha visto coinvolti un gran numero di persone che con impegno e passione hanno dato alla luce un (semi) capolavoro del genere fantascientifico, andando oltre i propri limiti di cine-fumetto e mostrandosi agli occhi del pubblico come più di un prodotto realizzato per un certo tipo persone, rivelandosi come un’opera presa in attenta analisi sotto ogni minimo dettaglio capace di divertire, ricca di citazioni, mostrarsi eccessiva e pungente, sincera ed autentica. Giù il cappello per Guardians of the Galaxy!

Claudio Fedele

 

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Guardians of Galaxy, Chris Pratt, James Gunn,
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5
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