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Recensione di Filth

Recensione di Filth 

“Un grottesco baccanale scozzese incentrato sulla degradata vita del Porco di Edimburgo”

Trama

Bruce Robertson è un poliziotto alcolista, violento, pervertito, tossicodipendente e corrotto fino al midollo che decide di ottenere una promozione boicottando l’irreprensibile rivale Ray Lennox e gli altri colleghi.

Recensione 

Ci sono pellicole capaci di intrattenere il pubblico grazie ad una grande storia, un’eccezionale regia ed una narrazione priva di lacune, sapientemente architettata per saper sempre tenere alta l’attenzione dello spettatore il quale, preso dalla rocambolesca successione di eventi incontrollati, si lascia guidare fino alla conclusione del film senza opporre alcuna resistenza, privo di un qualunque accenno di delusione o noia. Ci sono, poi, prodotti che invece non catturano l’attenzione di chi li guarda grazie alla trama o alla vicenda narrata, in questo caso “girata”, ma per chi vi prende parte o interagisce con essa, complici, in tal caso, l’ottima resa dei personaggi presenti. The Filth, tratto dall’omonimo romanzo di Welsh che i più ricorderanno per essere l’autore del cult Trainspotting da cui fu tratto l’omonimo film di Boyle, è un prodotto che appartiene alla seconda categoria da noi elencata, una pellicola che non fa della storia il suo punto di forza, ma che rimane comunque interessante e qualitativamente modesto grazie sopratutto agli attori che vi hanno preso parte ed alla costruzione psicologica che è stata fatta su il protagonista.

Che “il porco” avesse un giorno avuto il volto del delizioso Scozzese McAvoy nessuno, o quanto meno in pochi, avrebbe osato mettere la mano sul fuoco su tale affermazione, perché tra tutte le facce che l’anti-eroe Welshiano poteva avere quella del giovane attore, sempre invischiato in ruoli positivi o quanto meno non così estremi, dai contorni facciali armoniosi e dai modi educati in tanti altri film, sarebbe stata senza dubbio fuori luogo e dunque un vero e proprio azzardo da parte della produzione. Eppure, se ci togliamo dalla testa che lo stesso uomo che ha recitato in film quali Atonement, Becoming Jane o X-Men: L’inizio, è adesso stato chiamato in causa per vestire i panni del più violento poliziotto scozzese si arriva alla sincera conclusione che la performance fatta da McAvoy in questa pellicola sia una delle sue più riuscite e che grazie ad un po’ di trucco, una barba incolta e dei capelli completamente disordinati il risultato finale si dimostra tutto fuorché sbagliato o fuori luogo.

E’ questo, oltre alla fotografia ed alla scenografia, l’elemento migliore di tutta la pellicola, dato che essa non è altro che un grandissimo microscopio sulla vita degradata e corrotta di un uomo che ha scelto un’esistenza dannata fatta di eccessi e errori. Un perdente tra i perdenti ed i corrotti, un rifiuto misogino e vittima della propria crudeltà che inutilmente aspira in rari casi alla propria redenzione. Il film di Baird è un articolato intreccio di situazioni in cui a farla da padrone non è l’elemento thriller né l’aspetto investigativo, ma la continua ricerca di approfondire sempre di più il rapporto tra Robbo, The Pig, ed i suoi colleghi/coetanei. Il Lercio è infatti una vera e propria lenta discesa che non risparmia niente e nessuno, privo di un qualunque accenno di buonismo o atto retorico, si fa sempre più chiaramente portavoce di un degrado sociale e etico che però non sorprende del tutto, a cui siamo ormai abituati, ma che riesce comunque a rimanere “gradevole”, inedito ed interessante grazie all’ambientazione scelta: la Scozia, precisamente a Edimburgo.

Filth mette in scena tutta una serie di sequenze cariche di uno spietato cinismo e grottesca ilarità, sempre però sorrette dal volto del protagonista che accompagna lo spettatore per tutta la durata del film, dialoga con esso, attraverso sguardi vuoti, occhiolini e urla, pronto a sfottere chi è davanti allo schermo e deriderlo. Ma tutta quest’orgia di vizi e orrori morali è comunque condita ed amalgamata sapientemente da situazioni molto più “normali” e cariche di quella sensibilità necessaria che ci permettono di comprendere in modo migliore l’universo di Robert, un uomo sull’orlo della rovina a cui ogni tanto è concessa una breve pausa dal tunnel della pazzia da lui intrapreso, dando un attimo di respiro ed un minimo di equilibrio.

Commento Finale

The Filth probabilmente non arriverà mai nei cinema italiani, se non per motivi eccezionali, a causa della sua natura troppo spinta e priva di morale, ma rimane comunque un film da vedere e che si lascia apprezzare. Va detto che forse un po’ più di ironia avrebbe appesantito molto meno una storia comunque complessa e interessante dal punto legato all’introspezione dei personaggi, essa ci porta magari non tanto a riflettere ma testimonia in modo nitido e scabroso un universo molto più vero di quello descritto in tanti altri film appartenenti al genere. Laddove di tanto in tanto si preferisce allestire una commedia nera su questo genere di storie, per puntare tutto su una leggerezza che in alcuni casi disperde il vero messaggio dell’intera vicenda scadendo nel banale, qui Baird opta per un vero e proprio dramma completo, scansando e mettendo del tutto in secondo piano l’elemento noir e thriller e per certi aspetti rispettando con maggiore coerenza e naturalezza il contenuto del libro di Welsh ed il protagonista, graziato anche da un cast ben assortito dove a primeggiare su tutti rimane un monumentale McAvoy.

Claudio Fedele

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