Recensione di Donna per Caso
di Jonathan Coe
“Esordio di spessore per uno degli autori inglesi più sottovalutati al servizio di sua Maestà”
Trama
Immaginate una giovane donna, chiamiamola Maria; ha tutti i numeri per guardare a un futuro pieno di opportunità: ha successo a scuola, i ragazzi la corteggiano, la famiglia fa il tifo per lei. Eppure da subito è chiaro che Maria si muove nel mondo con la singolare consapevolezza che il caso è più forte della volontà. Le cose capitano, e non c’è altro da fare che guardarle accadere. Con un misto di stupore e disincanto. Immaginate di essere accanto a Maria e di poterla seguire come un osservatore selettivo che decide cosa è importante sapere e non sapere della sua vita. A quel punto vi rendete conto che stupore e disincanto vi appartengono, e cominciate a sorridere, a ridere. A ridere della incommensurabile vacuità, stupidità, prevedibilità delle cose umane: far sesso, innamorarsi, trovare un lavoro, sposarsi, fare una famiglia, disfare una famiglia. Sorridete e ridete perché siete vicinissimi o lontanissimi, e vedete tutto con chiarezza. Jonathan Coe vi mette a disposizione un suo doppio comico – il narratore –, un io solerte e meditabondo, compassato e invasivo. È lui che vi permette di entrare nella vita di Maria, di squadrarla da ogni lato e di spiarla con compagne di college, corteggiatori, mariti, figli, con tutto quello schieramento di esistenze che chiamiamo “gli altri”. Gli altri, ovvero una consistente parte della casualità. Ma esiste un grimaldello capace di far saltare l’apparente freddezza esistenziale di Maria? O tutto è destinato a finire com’è cominciato, vale a dire “per caso”? La risposta è nella narrazione, nell’ironia, nel gioco, nel memorabile ritratto femminile che Coe e il suo fido narratore tratteggiano con luciferina intelligenza.
Recensione
The Accidental Woman fu pubblicato nel lontano 1987 e segna l’esordio, il principio, l’inizio vero e proprio della carriera di Coe come scrittore. Formatosi in un primo momento come giornalista freelance, compositore di testi per canzoni e poesie, pur vantando una laurea a Cambridge, Coe ha aspettato un discreto lasso di tempo prima di buttarsi nel mondo dei libri e delle storie, decidendo di venire allo scoperto proprio con Donna per Caso, un racconto che ancora oggi non tutti hanno apprezzato e identificano come uno dei meno riusciti dell’autore, forse dovuto al fatto che al tempo in cui lo scrisse, non avesse molta dimestichezza con le parole ed il pubblico.
Se analizzato in modo superficiale, in effetti, la storia di Maria, protagonista assoluta del libro, non è altro che una lenta discesa verso quella che sarà poi una vita ricca di apatia, priva di pathos, sentimento, suspance, controllo e carica di una noia e ripetitività ben capace di riflettere i momenti chiave dell’esistenza di ogni essere umano. Tuttavia, se a questo grandissimo personaggio, monumentale, dato che di lei sola si parla e su cui è bene spendere due parole, viene concessa, dal lettore, un po’ più di attenzione si comprenderà in poco tempo che l’intera vicenda sia stata elaborata in modo egregio per spronare quasi il lettore affinché capisca chi sia davvero e quali siano le scelte e gli atteggiamenti giusti da prendere. Quello che ne scaturisce è si una visione della vita, dunque, pessimistica, ma al contempo realistica poiché noi, a volte, crediamo di avere il pieno controllo della nostra esistenza, siamo tanto arroganti da pensare che nulla possa cambiare i nostri piani, ma Coe ci suggerisce in modo molto chiaro che le nostre intenzioni, le nostre certezze non valgono nulla, che sebbene non si sia nelle mani di Dio, perché non tutti credono, siamo comunque nelle mani del Fato e che la vita è tutta una serie di inaspettate circostanze con le quali bisogna lottare.
Tutto questo potrebbe far apparire Donna per Caso come un romanzo costellato di stereotipi e retorica, ma una volta entrati nella drammatica storia della protagonista, che come una barca senza remi si lascia ondeggiare e sbattere dalla corrente della propria vita, senza opporsi a niente e a nessuno, capirete come, invero, tutto sia ben architettato e magistralmente descritto affinché proviate tutta una serie di sensazioni verso la protagonista stessa e verso le persone che le stanno vicino. E’ indubbio che sia difficile, ma davvero difficile, legarsi ad un personaggio come quello descritto da Coe, privo quasi di personalità, incapace di reagire e di prendere in mano la situazione, quasi perso in tutta una serie di riflessioni e pensieri che la portano in continuazione ad abbandonare la realtà che la circonda; ma dato che si parla di Jonathan Coe è sempre bene tener presente che dietro a tutto ciò si cela una forte critica alla società, quella degli anni ’80, ove le persone, spinte dai tanti movimenti politici e non, dalle speranze, ma sopratutto dalle delusioni, iniziarono ad avere un atteggiamento particolare verso il proprio paese e sopratutto verso i propri connazionali, ed è così che si arriva al cuore del racconto, sebbene, questo apparentemente si uno dei meno politici da lui scritti. The Accidental Woman mette in luce così una Inghilterra superficiale, costruita su una generazione quasi “sonnambula”, proprio come Maria, che sogna ad occhi aperti e che passa la propria vita in modo completamente passivo; e’ un paese dove persino gli amici e le persone care alla fine risultano false e ipocrite, una società costruita sulla menzogna e sulle parole, lasciando molto a desiderare i fatti concreti.
A fare da contorno a tutto questo, c’è lo stile ironico, sarcastico, pungente e letale dell’autore, che inscenandosi narratore onnisciente parla al lettore in prima persona descrivendo senza mezzi termini e con amara crudeltà la storia della protagonista, portandolo dunque,sempre ammesso che ne abbia voglia, a gli episodi cardine della solitaria vita di Maria, senza risparmiare battute o riflessioni (molte delle quali interessanti, come ad esempio quella incentrata sulla concezione, secondo la protagonista, di amore, bisogno, dolore e felicità) che seppur allungando il racconto non riescono, tuttavia, a renderlo pesante o noioso. Uno stile, quello di Coe, davvero particolare, che si riallaccia molto a quello utilizzato dai romanzieri dell’Ottocento, tra cui citiamo Manzoni e Hugo, che prelevato con la forza dal contesto storico riesce comunque a non stonare, raggiungendo in alcuni punti, poi, una somiglianza particolare con lo stile di Charles Dickens, condendo il tutto con un tocco di Humour Birtish particolarmente dolce amaro, quasi grottesco.
Commento Finale
Donna per Caso è così un racconto interessante, un esordio buono, di qualità, capace di mettere in evidenza tutte le potenzialità di un autore che oggigiorno viene troppo poco considerato in patria e che invece, al contrario, meriterebbe un po’ più di attenzione da critici e pubblico. Forse per le sue storie, sempre molto attaccate alla politica e all’aspetto sociale della società in cui vive, forse per il modo in cui esse vengon raccontate, costantemente sottolineate da crudo sarcasmo e letale ironia, rimane comunque il fatto che Coe ancora oggi non sia riuscito a crearsi un nome di tutto rispetto, rimanendo un autore di nicchia, quasi più apprezzato all’Estero (come ad esempio in Francia o in Italia) e messo da parte in Inghilterra. Eppure già con il narrare la vita di Maria, un’esistenza che se vista in prospettiva sembra quasi un lungo processo circolare di consapevolezza e coscienza di se stessi, si capisce quali siano le potenzialità e la bravura di chi stia dietro alla macchina da scrivere.
Jonathan Coe è nato a Birmingham nel 1961, si è laureato a Cambridge e a Warwick, vive a Londra. Ha scritto tre biografie (di Humphrey Bogart, James Stewart e B.S. Johnson) e numerosi romanzi. Con Feltrinelli ha pubblicato: La famiglia Winshaw (1996), La casa del sonno (1998; audiolibro Emons-Feltrinelli, 2013), L’amore non guasta (2000), La banda dei brocchi (2002), Donna per caso (2003), Caro Bogart. Una biografia (2004), Circolo chiuso (2005), La pioggia prima che cada (2007), Questa notte mi ha aperto gli occhi (2008), I terribili segreti di Maxwell Sim (2010), Come un furioso elefante. La vita di B.S. Johnson in 160 frammenti (2011), Lo specchio dei desideri (2012), Expo 58 (2013) e, nella collana digitale Zoom, V.O. (2011).
Claudio Fedele
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