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Recensione di Thor : The Dark World

Recensione di Thor : The Dark World 

Dopo gli eventi di Avengers, i supereroi della Marvel, nati dalla mente di Stan Lee, sono chiamati a raccolta per trascinare lo spettatore in quella che viene comunemente chiamata “Fase 2”, la quale coinvolgerà nuove personalità del mondo comics tra cui i Guardiani della Galassia.

Dopo aver ripreso le fila del discorso con Iron Man 3, tocca a Thor prendere in mano la situazione e avventurarsi in una pellicola che lo vede come unico protagonista, senza il supporto degli altri Vendicatori, dando alla luce,  quindi, un seguito (semi) diretto del suo primo capitolo uscito nelle sale nel 2011.

Poco tempo dopo il disastro di New York, il figlio di Odino deve rimboccarsi le maniche per portare la pace nei nove regni, venuta meno a causa dell’ascesa di Loki, ora prigioniero nelle segrete di Asgard. I continui successi sul campo di battaglia regalano al Dio nordico fama e gloria, i rispetti dei propri simili e la riconoscenza dei popoli in pericolo, ma Thor aspira a ben altro, e dietro alle proprie gesta, cela, in gran segreto, il desiderio di rivedere Jane Foster, la scienziata conosciuta in New Messico, qualche anno prima, assieme al dottor Selvig e la stagista Darcy Lewis. Sulla terra, tuttavia, le cose prendono una brutta piega, quando proprio il gruppo della dottoressa Foster si imbatte, quasi casualmente, in un passaggio tra due mondi, risvegliando un’antica minaccia, Malekith, signore degli Elfi Oscuri, desideroso di compiere la propria vendetta su Asgard ed il popolo di Odino. Thor, ancora una volta, dovrà proteggere la donna che ama, la Terra ed il proprio pianeta…

The Dark World è un lungometraggio nettamente migliore del suo primo capitolo, la cui direzione era stata affidata a Kenneth Branagh, il quale, purtroppo, non era riuscito a conferire alla sua opera un’ossatura ed una base solida su cui reggere l’intera storia del Dio del tuono, strabiliando, certo, nei momenti con protagonista Asgard, ma mostrando, al contempo, considerevoli lacune di ritmo e fascino nelle scene ambientate sul pianeta Terra.

Il secondo capitolo, fortunatamente, vive degli echi del lavoro fatto da Whedon nel 2012, si prende poco sul serio, in alcuni frangenti, punta al divertimento e delinea i vari personaggi sotto un’alone tragico comico che giova, indubbiamente, al film in tutto e per tutto. Il lavoro fatto da Alan Taylor, noto per aver diretto alcuni episodi della serie Game of Thrones, regge bene le due ore di durata, non annoia ed offre spettacolo con un ritmo sostenuto, aiutato da un comparto visivo eccezionale ed una colonna sonora che ben si sposa alle tante sequenze cariche di pathos.

Tecnicamente il film è di ottima fattura, la sceneggiatura non regala momenti memorabili, ma nemmeno risulta, in ultima analisi, abbozzata o superficiale. Il film di Taylor, sorretto dai suggerimenti di Joss Whedon nello script e di Christopher Yost, Christopher Markus, Stephen McFeely mostra un interesse particolare per i protagonisti, andando a scavare nei loro drammi interiori e nelle loro debolezze, aggiungendo, di tanto in tanto, un’auto ironia tanto fuori luogo quanto necessaria per relegare la pellicola all’insieme dei cine-comics. Non vi sono dubbi che, al contrario di Thor, questo Dark World appartenga ad una precisa corrente di pensiero, consapevole del pubblico a cui è indirizzata e capace di offrire divertimento senza mai strafare.

Tuttavia, la seconda avventura del figlio di Odino è anche priva di momenti particolarmente originali o trovate puramente geniali d’autore. Thor 2, infatti, non cede mai a disastrose cadute, ma non rischia nemmeno poi tanto nel mostrare elementi inediti. A Taylor manca la forza di lasciare un’impronta capace di  rimanere indelebile, perché il suo cinema è un puro emulo di un’epica già vista e studiata nel passato. Partendo proprio dal prologo, di Jacksoniana memoria, il film di casa Marvel sembra attingere a piene mani da Il Signore degli Anelli, alimentando una vena “fantasy” che se da un lato strizza l’occhio, visivamente, al Tolkien cinematografico, dall’altro si fa carico dell’esperienza che il regista ha fatto sul set de Il Trono di Spade. Pur, però, rimanendo ancorato ad una rappresentazione leggera e priva di malizia, dei tanti mondi sparsi nell’Universo, è chiaro il debito che Taylor abbia nei confronti di noti lavori recenti sopracitati.

Un altro elemento che non funziona particolarmente bene, e proprio qui sta, forse, la grande mancanza di questi cine-comics, è riscontrabile nella figura del villain di turno, qui Malekith, che pur giovato da una sotto-trama accattivante e ben spiegata, resta per certi aspetti anonimo e privo di carisma, forse, a causa del fatto che è ormai evidente come questi antagonisti “di turno” non siano più una vera minaccia per i supereroi. A salvare, però, Thor : The Dark World, è il resto del cast, che si arricchisce di comprimari interessanti oltre che ai noti protagonisti quali la stessa dottoressa Foster, Selvig, Odino e Loki. Quest’ultimo è, senza alcun ombra di incertezza, il vero motivo per cui il secondo atto di Thor si fa vedere e rivedere, non tanto per la presenza di questi sullo schermo, o i minuti in cui lo vediamo interagire con quel che gli accade intorno, ma per il proprio carisma e l’ottima interpretazione di Tom Hiddleston, ormai a suo agio nei panni del fratellastro dell’erede al trono di Asgard. Il dramma, personale e psicologico, di Loki assume i contorni, ridimensionati, di un personaggio di Shakespeare ed il rapporto nebuloso con la madre lo fa associare quasi ad un Edipo moderno.

Vagando da una location all’altra, alternando i nove regni alla fredda e plumbea Londra, Thor : The Dark World è un passo in avanti rispetto al suo precedessore, ma non si rivela poi essere una pellicola memorabile, ben costruita o straordinaria sotto il profilo della sceneggiatura e della storia, rimanendo, solamente, un buon film comics e di intrattenimento, essenziale per comprendere, appieno, il quadro generale della così detta “Fase 2” che ci trascinerà a Age of Ultron. Visivamente la pellicola è straordinaria, diverte e fa della leggerezza il proprio punto di forza, dimostrando, tuttavia, la propria debolezza in un’impronta poco d’autore, nella rappresentazione e nel trattamento di determinati elementi che avrebbero, con un po’ più di impeto e coraggio, aggiunto a questo nuovo capitolo quel qualcosa di personale ed affascinante in più. Il film di Taylor, contenendosi, al contrario di espandersi e dare vita alla semplice creatività, in più di un’occasione, fa il suo lavoro al minimo, sebbene divertirà sia i giovani che gli adulti, e si allinei con la visione di Whedon e nel far ciò non manca di centrare il bersaglio, certo, ma da una distanza minima, sebbene sia indubbio il fatto che anche il Dio del tuono, adesso, possa vantare un film degno del suo nome. Più o meno.

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Thor, Marvel, Disney, Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Natalie Portman
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