Recensione di Sospesi nel Tempo
Fortunatamente nel 1996, Robert Zemeckis, che aveva diretto Forrest Gump e la trilogia di Ritorno al Futuro, si lascia persuadere da questo giovane film-maker e in accordo con la Universal si mette di buona lena nella preparazione e pre-produzione della pellicola Sospesi nel Tempo, da cui è rimasto folgorato, per i temi trattati, l’umorismo e la storia, solo a leggerne la sceneggiatura di base inviatagli sotto forma di racconto di due pagine.
Arrivata finalmente nelle sale, la fatica di Peter Jackson si mostra essere una commedia nera dalle tinte dark, con delle piccole sfumature horror e pulp, quasi dal sapore Burtoniano e capace di richiamare gli
Il tutto prende vita in una piccola e tranquilla cittadina del Mid-West, dove vengono compiuti degli efferati omicidi, capaci di smuovere la sensibilità dell’opinione pubblica e solo il nostro protagonista, assieme all’aiuto dei suoi amici poltergeist, comprende il vero e proprio pericolo che si è sprigionato nella comunità di Fairwater.
The Frighteners, dunque, rappresenta un “ritorno” al primo Jackson, quello a cui piace parlare della “morte”, ma non in modo drammatico come in Amabili Resti, bensì puntando tutto sullo splatter e sull’ironia estrema, graffiate e aggressiva, pur mantenendo toni più pacati ed una messa in scena ricca di virtuosismi che spianeranno la strada a quello stile che grazie al digitale ha trovato, negli anni, piena (ed eccessiva) maturazione. Vi sono tutti gli elementi del cinema di questo signore neozelandese, a cominciare dal cameo tipico che ricorda quelli di Alfred Hitchcock, anch’egli sempre pronto a fare una fugace apparizione nei suoi lavori, fino alla messa in scena ed alle scenografie che, nei luoghi chiusi, rimandano a Psycho, mentre la storia, incentrata sul rapporto tra vivi e morti,
Gli effetti speciali, sebbene figli degli anni ’90, sono di ottimo fattura, tanto che ancor oggi non appaiono né posticci o artificiosi, mentre mostri e atmosfere strizzano molto l’occhio ai vari elementi del Signore degli Anelli (vi è persino possibile fare un paragone tra un personaggio incappucciato con un mantello nero ed un Nazgul) ed il recente A Christmas Carol di Zemeckis.
Danny Elfman, quasi a dare al tutto un tocco dark di Burtoniana memoria, compone, per l’occasione, la colonna sonora, pienamente nelle sue corde, mentre la Weta (agli esordi) si occupa degli effetti speciali.
Difficile dire se Sospesi nel Tempo abbia rappresentato un vero e proprio trampolino di lancio per il regista nato in Nuova Zelanda o se l’abbia messo ancor più sotto i riflettori, considerando che aveva già dato alla luce il bellissimo Creature del Cielo, ad ogni modo questo lungometraggio, dopo quasi vent’anni rimane ancora godibile,