Recensione di “Pan: viaggio all’Isola che non c’è”
Chiara Sabbatini
Avete presente quelle storie che vi hanno fatto sognare da bambini, ma che una volta cresciuti, non siete più in grado di apprezzare come un tempo? Ecco, questo è quello che ci si aspetta, quando si va a vedere un live action, di una delle fiabe più famose di tutti i tempi: Peter Pan. La storia del bambino che non voleva crescere, ma capace di volare con la polvere di fata, ha conquistato intere generazioni e a quanto pare, non aveva ancora finito di stupirci. In seguito al celebre cartone animato targato Walt Disney, Peter Pan è stato un soggetto ripreso da moltissimi registi e interpretato da celebri attori, come Robin Williams, nel film “Hook-Capitan Uncino” diretto da Steven Spielberg.
Dopo tante rivisitazioni nessuno nutriva grandi speranze verso il nuovo film “Pan-viaggio sull’isola che non c’è”. Nemmeno la sottoscritta era molto entusiasta di questo ennesimo remake, ma dopo 111 minuti di pellicola ha dovuto ricredersi. Uscito nelle sale lo scorso 12 novembre ha saputo emozionarmi dall’inizio alla fine. D’altronde sarei rimasta davvero delusa, se lo studio che ha prodotto Harry Potter, avesse realizzato un film banale e scontato sotto ogni aspetto. La storia che il regista Joe Wright ci presenta, infatti, non è la classica favola che tutti noi conosciamo, ma il prequel di Peter Pan! “Tutte le leggende hanno un inizio” è proprio una delle frasi di apertura del film, in cui scopriamo le origini dell’eterno bambino.
Scopriremo la storia dell’orfano Peter, abbandonato dalla madre, che ha imparato a volare sfuggendo alla morte sull’Isola che non c’è. Scopriremo che all’inizio James Uncino, prima di diventare il suo acerrimo nemico, era la persona a lui più cara, così come Barbanera, il pirata più temuto di tutti i tempi, la vera nemesi della storia. Effetti speciali, realizzati con le più innovative tecniche 3D, davvero spettacolari, e sequenze bellissime dai paesaggi mozzafiato, accompagnano lo spettatore durante tutto il film. Senza rivelare altro sulla trama, che mi ha stupita per l’inattesa originalità, devo dire che il regista ha creato dei simpatici espedienti narrativi, per raccontare flashback sul passato del protagonista.
L’attore che interpreta Peter, è il giovane Levi Miller, che mi azzarderei a definire un enfant prodige, viste le sue strabilianti abilità recitative, considerando che la maggior parte delle scene sono realizzate al computer, con il green screen. Hugh Jackman ormai si sa che è un attore brillante, che ogni volta riesce a calarsi alla perfezione nella parte e anche in questa occasione è stato davvero impeccabile; apprezzabile che il doppiatore italiano sia rimasto lo stesso degli altri suoi film, perchè trovo che lo valorizzi al meglio. Tocco di stile la sua entrata in scena, accolto da una folla di schiavi costretti a cantare a squarciagola “Smells like teen spirit” dei Nirvana, semplicemente fantastica. Per i nostri lettori maschi annuncio che la famosa modella Cara Delevigne, è presente nella pellicola, recitando una piccola parte nelle vesti delle belle sirene (si esatto, tutte le sirene hanno il suo volto).
Non mi ha convinto molto, invece, la figura di Giglio Tigrato perchè nella storia originale era la giovane figlia del capo tribù, coetanea di Peter, mentre nel film è una donna adulta, abile guerriera e per nulla bisognosa di aiuto. La scelta dell’attrice non l’ho trovata particolarmente felice, perchè l’affascinante Patricia Rooney Mara, ricorda davvero poco una guerriera di una tribù indigena. Anche l’attore che recita nei panni di un giovane Uncino, inesperto del mondo: Garrett John Hedlund, non mi è piaciuto molto. Il suo personaggio mi è sembrato troppo stereotipato e non ben definito, poiché alla fine non rivela niente delle sue origini, né di come sia finito sull’isola. Dopo aver visto l’ultimo Jurassic Park, lo vedevo meglio come addestratore di velociraptor piuttosto che apprendista pirata, ma sono solo punti di vista.
Da sottolineare la particolare sensibilità del regista nei confronti degli spettatori più piccoli, in quanto ha reso questo film davvero adatto a tutta la famiglia. Ha rinunciato all’inserimento di scene cruente, sostituendo al sangue nuvole di colore, per rappresentare la morte dei vari personaggi. Un film che mi è piaciuto molto e che fa tornare bambini. Lo consiglio agli amanti del fantasy e di Peter Pan, perchè in fondo lo so, che tutti, almeno una volta, abbiamo sognato di raggiungere: l’Isola che non c’è.
“Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se lo ricordano” (A. De Saint-Exupéry)
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