Recensione di Paddington
“Paddington con la sua dolcezza ed imprevedibilità si rivela essere una pellicola perfetta sia per gli adulti che per bambini, carica di sincerità e sensibilità”
Cresciuto con la zia Lucy nella giungla peruviana, Paddington è vissuto sognando di approdare un giorno nella città di cui ha tanto sentito parlare: Londra. Quando un terremoto distrugge la loro casa e la zia lo imbarca su una nave diretta nel Regno Unito, l’orsetto Paddington realizza il suo sogno arrivando nella capitale inglese dove però tutto non è proprio come lo aveva sempre immaginato. Nessuno sembra accorgersi di lui a parte la famiglia Brown, un simpatico quartetto che lo accoglie nella sua casa e gli offre un posto in cui stare durante le ricerche dell’unica persona che conosce in città: l’esploratore che tanti anni prima aveva incontrato sua zia Lucy in Perù. Quando però il giovane Paddington finisce nelle mire di un tassidermista, la situazione si complicherà mettendo a serio rischio la sua avventura.
Recensione
Il nome Paddington non passa di certo inosservato in Inghilterra ed i motivi di tanta fama sono indirizzabili a due precisi elementi: il primo è che a Londra, non lontano dal parco di Hyde Park c’è una stazione ferroviaria chiamata “Paddington Station”; il secondo è che l’orsetto peruviano più famoso nelle terre britanniche si chiama proprio Paddington.
Realizzare una pellicola che avesse come protagonista il personaggio creato da Michael Bond nel 1958 e divenuto, col tempo, una vera e propria icona per gran parte dei bambini di tutto il mondo, era comunque un rischio ed un’impresa, vuoi perché ormai non siamo più negli anni ’50 o 60′ e vuoi che proprio per questo era necessario proporre un qualcosa di originale, ma pur sempre ancorato all’anima della controparte cartacea. Nel suo piccolo la pellicola di Paul King aveva tutte le carte in regola per regalare ad adulti, ma sopratutto alla loro prole, un paio di ore di divertimento assicurato, senza però riuscire a rimanere impressa o godere di una certa solidità capace di fare di essa un film in tutto e per tutto riuscito.
Fortunatamente il lungometraggio non solo è una chicca per i più piccoli e per quelli che ormai sono dei nostalgici adulti, che tempo addietro, esattamente come accade adesso (o quasi), si facevano leggere, prima di andare a dormire le avventure di Paddington, ma questo è anche uno dei migliori film di (semi) animazione dell’anno, capace di compiacere sia i fan che i neofiti lettori del piccolo orso bruno. L’elemento, infatti, che rende questo prodotto un qualcosa di assolutamente interessante ed imperdibile resta in assoluto il suo protagonista, che dal Misterioso Perù arriva fino a Londra e qui fa conoscenza con la famiglia Brown.
Il soggiorno nella capitale Inglese sarà un vero e proprio cocktail a base di divertimento e imprese che vedranno a dura prova lo spirito di adattamento del giovane orso, costretto ad allontanarsi, su una nave piena di container, dalla sua terra natia, il Sud America, ormai orfano di padre e madre (ma sopratutto di zio e zia adottivi a causa di un terremoto) e senza una casa; ma anche la famiglia Brown, una famiglia tipicamente inglese nei modi e nell’aspetto, dovrà faticare non poco per trovare un equilibrio tra loro ed il simpatico ospite che si catapulterà inaspettatamente nelle loro vite, tanto che la loro esistenza, fin da subito, con l’entrata in scena di Paddington subirà dei profondi cambiamenti. Perché entrambe le specie assorbiranno l’influenza l’una dell’altra ed in questo modo, convivere sotto lo stesso tetto, significherà offrire allo spettatore due punti di vista differenti, ma nel complesso riusciti e sensati.
Paddington è un film adatto a tutte le età, ma si rivelerà un titolo azzeccato anche per chi ama Londra, chi vuole dare un’occhiata a Porto Bello Road o tante altre strade famose che faranno riassaporare le tipiche atmosfere inglesi, o semplicemente per chi vuole godersi un film ben fatto e curato, capace anche di mettere in mostra una storia sincera e niente affatto ruffiana, guidata da un cast che se non è “importante” poco ci manca a chiamarlo tale, dove accanto a Hugh Boneville ( protagonista della fortunata serie di Downton Abbey e del film Notting Hill) troviamo comprimari quali Sally Hawkins, Peter Capaldi, Julie Walters e Nicole Kidman.
Commento Finale
Pur rimanendo ancorato ai canoni del genere e non offrendo niente di veramente innovativo, l’innocenza e la sincerità, accompagnata da qualche battuta ben scritta e sequenza magistralmente riuscita sono gli elementi che rendono magico questo lungometraggio capace di aggirare in modo tutt’altro che ruffiano gran parte dei luoghi comuni e svariate le debolezze del target di appartenenza puntando l’acceleratore sul divertimento e facendo dirigere l’intero carro al piccolo orso realizzato interamente al computer. Una mossa senza dubbio audace che ha saputo però dare i suoi frutti riuscendo così a conferire a Paddington il titolo di cult e di certo must have per tutti gli spettatori.
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