Ancora oggi il lavoro fatto da Robert Benton è possibile inserirlo nella categoria di pellicole in cui sono compresi tutti quei lungometraggi che affrontano i “classici” problemi comuni tra un uomo ed una donna (rappresentandone una delle colonne portanti nel genere) come ad esempio la complessa evoluzione in una relazione o i cambiamenti repentini in un rapporto coniugale, facendosi icona quindi di quei lavori che mettono sul grande schermo una storia a tratti forse un po’ ruffiana, intrisa di quella leggera furbizia che fa breccia nell’animo dello spettatore più sensibile. Ma tutto questo in fin dei conti, è sinonimo di bravura, eccellenza o scaltrezza e poca sostanza?
La storia narrata in Kramer contro Kramerè assai semplice: Joanna (Meryl Streep), moglie di Ted Kramer (Dustin Hoffman), ormai stanca ed infelice decide di lasciare il figlio ed il marito, partire per ritrovare se stessa e ciò che desidera davvero. Ne deriva, da questa rottura coniugale, una serie di “avventure” che legano il giovane Billy a suo padre, il quale se in un primo momento presta solo una attenzione minima verso il proprio figlio, con il passare del tempo capirà quanto è importante e sopratutto quanto è difficile fare il papà a tempo pieno. Ci si cala così nei panni di un genitore che fa di tutto per prendersi cura del proprio bambino e che cerca di far combaciare la sua vita come genitore con quella legata al posto di lavoro. Tutto ciò, proprio quando Billy e Ted sembrano aver trovato un certo equilibrio ed un buon rapporto, viene ancora una volta mandato in crisi con il ritorno di Joanna che è decisa più che mai a riprendersi il bambino e portalo a vivere con sé. Si apre, dunque, un forte duello legale, dove entrambi i coniugi Kramer si sfideranno fino alla fine, alla sentenza finale, per la custodia del loro unico figlio, in quanto nessuno dei due è deciso a far pace e ricongiungersi con l’altro.
Il film è senza dubbio una vera rampa di lancio per quello che sarà un encomiabile spettacolo di “eccellente recitazione”, in quanto siamo messi davanti ad una pellicola che offre, su un piatto di argento, la grande bravura ed il grande fascino di una giovane e talentuosa Meryl Streep, affiancata dal carisma di uno straordinario Dustin Hoffman. I due funzionano molto bene sia nei momenti più delicati che in quelli drammatici, mettendo in mostra ad ogni inquadratura la loro eccelsa capacità di calarsi nei rispettivi ruoli. Ci sono sequenze che a distanza di tempo restano ancora nella memoria, momenti difficili da dimenticare (nel recenteArgo c’è persino una rivista con la foto dei due coniugi Kramer al tavolino, in una delle poche scene di dialogo tra marito e moglie) e che ancora in questi anni restano vive e ben chiare nell’immaginario collettivo. La regia di Benton è di qualità, la storia che ci racconta tuttavia è un po’ ruffiana e scaltra. Perché? La risposta a questa domanda l’avremmo solamente dopo aver guardato l’intero film e esserci accorti che quello che si è visto per quasi due ore è solamente una faccia della medaglia, tanto che il personaggio di Joanna viene quasi completamente messo da parte o per lo meno messo a margine, mentre ci si concentra quasi totalmente su Ted Kramer.
Il film non si pone alcun limite nel mettere in scena la grande difficoltà di un uomo, abbandonato dalla moglie, che deve prendersi cura del figlio, nella New York degli anni ’80, del ruolo importante che un padre ricopre nella tenera età di un bambino e quanto quest’ultimo possa soffrire per la mancanza della propria madre, anche se (giustamente) non ne comprende il vero motivo. Questa visione, che è l’unica prospettiva che ci viene proposta dal regista, ci porta a condannare, a mani basse, il personaggio femminile e ad assolvere quello maschile tra i due coniugi, come se il giudice questa volta fossimo proprio noi: gli spettatori. Il tutto è ancora più accentuato dal fatto che la sentenza del tribunale, alla fine del film, affida la custodia del bambino a Joanna (Streep), che vince così la causa, portandoci quasi a pensare che solo noi, in cuor nostro, sappiamo come sono andate le cose, quale è la vera realtà e che non sarebbe stato possibile oggettivamente affidare alla signora Kramer l’affidamento di suo figlio. Un film, di conseguenza, che spinge molto sull’aspetto sentimentale della vicenda (come d’altronde era possibile immaginare!), riempiendo il tutto anche di una certa ironia e comicità alcuni momenti, tanto per citarne uno: la scena in cui Billy incontra una collega di suo padre in casa sua (completamente nuda) e le domanda se le piacciono le ali di pollo, non preoccupandosi e non ponendosi alcuna domanda riguardo alla sua presenza in casa alle 8 del mattino e al fatto che sia senza vestiti.
Kramer contro Kramer è un prodotto realizzato per mettere in luce una storia come tante a cui oggi, probabilmente, un po’ tutti ci abbiamo fatto l’abitudine, con niente di speciale e senza alcuna innovazione; il suo in un certo senso riesce a farlo, ma sopratutto regala al mondo del cinema alcune delle più grandi e sentite performance degli ultimi anni, anche se il tutto alla fin fine appare un po’ troppo furbo e retorico. Destino vuole che il 1979, anno in cui la pellicola partecipò agli Oscar, ci fosse in competizione anche Apocalipse Now, che fu nettamente sconfitto dall’opera di Benton, la quale riuscì a conquistare ben cinque statuette tra cui miglior film, regia, attore protagonista, attrice non protagonista (Meryl Streep) e miglior sceneggiatura non originale. E’ difficile credere che un film-icona del cinema degli ultimi tempi come quello che fu il lavoro di Coppola possa essere stato battuto da una semplice storia e duello coniugale, ma così è stato. Kramer contro Kramer rimane tutt’oggi una pellicola che si vede e si rivede, forte di due grandi prove che designano la Streep e Hoffman come due dei più grandi attori ancora viventi.
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