Recensione di Hotel Transylvania 2
Il primo episodio di Hotel Transylvania fu una piacevole sorpresa, sebbene lontano anni luce dai fasti sia tecnici che tematici dei capolavori Dreamworks o Disney/Pixar, l’esordio di una potenziale saga mi aveva conquistato, vuoi per le ambientazioni un po’ horror, un po’ gotiche ed un po’ fantasy, a cui sono sempre stato affascinato, vuoi per l’ironia rivolta a tutto quel campionario di personaggi che hanno dato vita ai classici film di paura o che fanno parte del pantheon della letteratura a cui appartengono Stoker o Shelley, il lungometraggio di animazione in questione era riuscito a lasciare nel sottoscritto una traccia, per quanto non profonda, originale e sobria dal retrogusto divertente e colmo di citazioni cinematografiche molto apprezzate.
Passati un paio di anni, com’era, purtroppo, lecito aspettarsi, con l’arrivo del seguito Hotel Transylvania 2, le cose non sono andate come sperato e la realizzazione del sequel non ha portato alla luce un prodotto finito degno del suo predecessore, né tanto meno da considerarsi un buon film di animazione.
Dracula, ormai nonno, decide, in segreto con il suo giovane (ed umano) genero, di mandare sua figlia e quest’ultimo a fare un viaggio nel paese natale di questi, Santa Cruz in California, affinché il principe delle tenebre possa passare qualche giorno nel castello con il nipote di appena 4 anni.
Tale attaccamento morboso, infatti, è dovuto alla crescente preoccupazione nel dover constatare che il piccolo Dennis non ha ancora messo su i denti da vampiro, le fantomatiche ed iconiche zanne, e, terrorizzato dal fatto che possa essere un umano in ogni aspetto, Dracula, assieme al suo seguito di sgangherati mostri (tra cui la Mummia maledetta, il mostro di Frankenstein, l’Uomo Invisibile, ed un Lupo Mannaro, padre di un centinaio di lupacchiotti iperattivi), cercherà di convincere suo nipote ad essere il grande erede del Conte, spronandolo ad abbracciare quella parte “mostruosa” e diabolica che, di certo, alberga in lui, in quanto unico discendente della famiglia.
Passata l’euforia iniziale, la pellicola, dispiace ammetterlo, fatica continuamente a procedere, arrancando passo dopo passo, dimostrando una sceneggiatura troppo poco ispirata che la si può riassumere, per quel che riguarda la prima ora, in un continuo aggiungersi di momenti spiritosi e siparietti diluiti eccessivamente per aumentare il numero dei minuti. La storia, meno originale e ripetitiva rispetto al primo capitolo, si rivela annacquata e mal gestita, richiamando a se tutti i cliché del caso e costruendo un finale artificioso e poco incisivo dal tocco leggermente melenso.
Nel dare una certa profondità e una sfumatura affine al romanzo di formazione, la storia del Conte, ormai divenuto nonno, non decolla mai, affonda in diversi momenti e cerca di apparire inedita sfruttando svariati elementi della nostra realtà virtuale (social, videochiamata, canali YouTube etc…) non arrivando mai a divertire con sincerità un pubblico che magari, viste le premesse, si aspettava una sceneggiatura più ispirata e profonda.
Hotel Transylvania 2 è un film poco riuscito, incapace di rimanere impresso nella mente di chi lo guarda, migliorato sotto il profilo tecnico, che si avvale di un 3D efficace solo in alcuni frangenti, a cui manca una vera grande storia da raccontare, e, nel constatare tutto ciò, un po’ di amarezza rimane, poiché, esattamente come è accaduto a Rio, ancora una volta siamo di fronte ad una chiara dimostrazione del fatto che solo in alcuni straordinari casi un sequel può vantare di essere migliore o pari ad un capitolo d’esordio, anche se siamo nell’ambito dell’animazione. A venir meno, stavolta, è anche la colonna sonora, quasi del tutto inesistente e priva di quei siparietti canori che avevano dato brio al primo episodio, soprattutto nel finale. Mettetevi l’animo in pace, questo Conte non spaventa più e Dracula ha perso davvero lo smalto e l’energia di un tempo.
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