Recensione di Easy Girl
A partire dagli anni ’90 la commedia comunemente nota come “Teen Movie” è riuscita ad avere sempre più importanza (tra le masse, sopratutto dei giovani) e successo, tutto ciò è dovuto anche a telefilm che ne hanno seguito parallelamente lo sviluppo e le tematiche, sebbene ora questo genere è andato sempre più scadendo col tempo nella mediocrità, proponendo prodotti con storie e aneddoti visti e rivisti, diventando dunque un cinema di scarso interesse arricchito da temi scottanti come “il sesso” (proposto tipo alla American Pie) e messo in scena con varie rappresentazioni, alcune delle quali a volte che riescono a scadere nel grottesco. Fortunatamente ogni tanto si presenta agli occhi di tutti noi un film intelligente, magari non brillante o degno di essere inserito tra le più grandi pellicole della storia del cinema, ma capace di dare nuova linfa ad un genere ormai quasi lasciato totalmente alla deriva e lanciare spunti di riflessioni sulla società del 2000 interessanti. Easy Girl, con tutti i suoi difetti, ne è una chiara dimostrazione.
La giovane Olive (Emma Stone) è una liceale come tante: intelligente, simpatica e single. La sua storia inizia quando, per evitare un’uscita di due giorni con la sua migliore amica ed i suoi “strambi” genitori, si inventa di avere un appuntamento con un ragazzo più grande. Destino vuole che per una serie di malintesi si venga a sapere che Olive ha perso la sua verginità e questo porterà, di conseguenza, ad una serie di strane e imbarazzanti situazioni, fino a quando la stessa Olive, dopo essersi stancata di tutta questa messa in scena, non vorrà più essere considerata (ingiustamente e a detta di tutti) una “ragazza facile”.
Al servizio di una storia basata su una sceneggiatura assai semplice curata da Bert V. Royal che strizza l’occhio al lavoro di Nathaniel Hawthorne e al discusso La Lettera Scarlatta, vi è una brillante Emma Stone, qui per la prima volta nel ruolo di protagonista, che risulta essere perfetta in ogni inquadratura nel ruolo della sarcastica teenager che vede la sua vita sociale complicarsi giorno dopo giorno tra i banchi di scuola. Inutile dirlo, il film riesce a trovare una luce propria grazie sopratutto alla sua interpretazione, mettendo così in luce il talento emergente dell’attrice statunitense ( che sarà impegnata anche in The Amazing Spiderman 2, nel prossimo film di Woody Allen e che in passato stata diretta nel famoso The Help di Tate Taylor). Molto singolari sono le scene con Stanley Tucci, che potevano essere approfondite nonché sfruttate un po’ di più, visto che il feeling con Patricia Clarkson è ben evidente e danno vita ad alcune delle sequenze più esilaranti. Ovviamente è giusto fare un analisi approfondita sul tema che viene preso in considerazione, che rappresenta il nucleo del lungometraggio e che ai giorni nostri risulta essere incredibilmente attuale. In una America (ma potremmo scrivere semplicemente “mondo”)che siamo ormai abituati a vedere e rivedere sotto ogni aspetto e che ci viene proposta in più di mille sfumature, sembra sempre più evidente che quel tipo di discriminazioni che alcuni ragazzi fanno verso i propri coetanei è sempre presente e ancora molto marcato; inoltre, sebbene i toni restino comunque molto leggeri e privi di drammi psicologici, è interessante notare come nell’era di Facebook e dei vari Social Network la vita delle persone riesca ed essere stravolta nel giro di pochi minuti e quanto i giovani oggi possano essere superficiali, basando le loro conclusioni nei riguardi di una persona solo sul pettegolezzo. Dunque, se in un primo momento la notorietà viene utilizzata per un fine giusto, con tutta la sua immoralità allegata, essa sarà poi un arma a doppio taglio, visto che farà apparire la giovane Olive quello che non è realmente, ma come le persone credono che sia. In America la pellicola è stata promossa con il titolo Easy A (In Italia al posto della fatidica A è stata messa la parola Girl per motivi ignoti) e questo porta ad una sorta di continuità temporale, tra il lavoro di Will Gluck ed il romanzo da cui trae ispirazione come se a cambiare fossero i tempi e i luoghi, mentre le persone e gli errori, i pregiudizi rimangono sempre gli stessi.
Easy Girl, sebbene abbia delle lacune, alcune delle quali legate alla storia, alla ripetitività di alcune situazioni, momenti poco sfruttati e cliché del genere, è comunque un film apprezzabile, originale per certi aspetti e che si fa vedere con semplicità, ma anche con interesse. Una simpatica e brillante Emma Stone dirige il tutto, reggendo in modo egregio la pellicola sulle proprie spalle per tutta la sua durata che si attesta su i 90 minuti circa, innalzandosi come icona della società scolastica/sociale dei nostri tempi ed evidenziando i lati negativi e positivi delle persone ed i loro errori. Siamo di fronte ad un prodotto, che se non brilla per originalità, resta comunque piacevole, ben recitato, con pochi cali e diretto in modo convincente.
Claudio Fedele
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